Yoga, una disciplina per liberarci dalle compulsioni e raggiungere la felicità
Salute e Benessere Naturali
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Quante volte ci siamo soffermati a riflettere su quali siano le motivazioni più profonde del nostro agire? Possiamo ragionevolmente affermare che la spinta di base sia una eterna ricerca di felicità, quale che sia il significato che le attribuiamo, anche sotto forma di fuga dalla sofferenza che è poi l’altra faccia del problema.
Redazione Web Macro
Quante volte ci siamo soffermati a riflettere su quali siano le motivazioni più profonde del nostro agire? Possiamo ragionevolmente affermare che la spinta di base sia una eterna ricerca di felicità, quale che sia il significato che le attribuiamo, anche sotto forma di fuga dalla sofferenza che è poi l’altra faccia del problema.
Fuggiamo compulsivamente da qualcosa ed agiamo coattivamente nella affannosa ricerca di qualcos’altro. La nostra esistenza si gioca nell’alternanza di queste spinte, che limitano di fatto la nostra originaria libertà di autodeterminazione. Assumiamo così una personalità di base che ci nasconde al nostro vero Essere, riempiendola di comportamenti più o meno volontari che formano il carattere, perpetrando giochi di ruolo ripetitivi, compulsivi ed a volte ossessivi che condizionano le nostre scelte di vita e le nostre relazioni.
Ogni comportamento ha una sua ragion d’essere
Di conseguenza accade, ad esempio, che fuggiamo dal fallimento rincorrendo l’immagine di persone di successo, o che evitiamo di essere persone ordinarie rincorrendo l’originalità sotto ogni aspetto, o ancora che rinneghiamo i conflitti cercando l’armonia e la pace a discapito di tutto il resto, e così via. Ogni comportamento ha una sua ragion d’essere; il problema è che ci riconosciamo ed identifichiamo in uno particolare, interpretando il mondo sotto quella luce, assumendola come unica verità. Ed è proprio da questa confusione originaria che nascono tutti i problemi di vita e di relazione, poiché ci impedisce non solo di vedere il mondo per quello che è, ma anche di vedere ed aprirsi all’altro, erroneamente percepito come diverso e quindi non compreso.
Un processo di trasformazione individuale
C’è una via d’uscita? Secoli prima che la psicoanalisi parlasse di inconscio, di psiche e di personalità gli antichi saggi dello Yoga avevano già visto questo fenomeno e trovato le soluzioni per porvi rimedio. Patanjali nei suoi Sutra così definisce lo Yoga: “Lo Yoga è il processo di pulizia della mente subconscia, allora il Testimone si siede nella sua vera forma e natura” Lo Yoga stesso viene definito come un processo di trasformazione individuale che, ben lungi da approcci religiosi o settari, fornisce un insieme di tecniche e modelli che conducono alla liberazione dall’identificazione con la nostra personalità e quindi dalle nostre compulsioni. Questi movimenti non cesseranno di esistere, ma divenendone “testimoni” cesseremo di esserne schiavi e saremo liberi di tornare ad identificarci con la nostra vera natura quindi manifestarne l’Essenza, in un processo di totale auto-realizzazione. D’accordo, ma come?
La felicità è direttamente proporzionale alla disciplina
Un gruppo di saggi, chiamati i Siddha ci regalano un’altra perla: “La felicità è direttamente proporzionale alla disciplina” Cosa significa? Conosciamo tutti la favola di Cappuccetto Rosso. Noi siamo Cappuccetto Rosso, le distrazioni nel bosco sono i nostri desideri, il lupo è l’inconsapevolezza che causa le sofferenze e la nonna è la nostra essenza. Il cacciatore? Il cacciatore rappresenta le pratiche costanti e quotidiane, quel processo di pulizia della mente subconscia che ci porta alla nostra auto-realizzazione senza atti dolorosi. Questo processo ci distacca lentamente dalle false e dolorose identificazioni, che ci precipitano in sofferenze e nevrosi invece di avvicinarci alla felicità.
(Testo tratto dalla rivista del Gruppo Editoriale Macro "Libera il Libro" e scritto dall’Associazione Kriya Yoga Sangah per lo sviluppo dell’essere)