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3 miti da sfatare sullo yoga

Spiritualità e Sciamanesimo

3 miti da sfatare sullo yoga

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3 miti da sfatare sullo yoga
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Nonostante sia una fonte di salute e benessere, lo yoga non è immune dall’influsso di fattori culturali e idiosincrasie dei nostri giorni. Man mano che lo yoga diviene sempre più popolare in Occidente, all’interno delle classi di yoga si intrufola anche la diffusa mentalità occidentale per cui “chi non risica, non rosica”, ovvero che senza fatica e dolore non si ottengono risultati. In questo articolo sfatiamo i 3 grandi miti dello yoga.


Redazione Le Vie del Dharma

Nonostante sia una fonte di salute e benessere, lo yoga non è immune dall’influsso di fattori culturali e idiosincrasie dei nostri giorni.

Man mano che lo yoga diviene sempre più popolare in Occidente, all’interno delle classi di yoga si intrufola anche la diffusa mentalità occidentale per cui “chi non risica, non rosica”, ovvero che senza fatica e dolore non si ottengono risultati.

Alcuni stili di yoga sono presentati più come sfide che non come un invito a prendersi cura della propria salute, alla trasformazione del Sé e alla crescita personale, e alcuni insegnanti spingono i propri studenti a mettercela tutta, spesso in condizioni che creano maggiore tensione, non meno.

Questo approccio si basa su tre diffuse leggende metropolitane che riguardano lo yoga. Vediamo quali sono questi miti da sfatare.

Mito da sfatare n°1: deve essere caldo

Nonostante la letteratura medica porti numerose dimostrazioni scientifiche che fare esercizio in condizioni di caldo intenso sia più una fonte di infortuni e di stress che non di forza, resistenza e apertura, capita sempre più spesso che nella pratica dello yoga in occidente si riscaldino gli ambienti ben oltre il necessario.

Quanto deve essere calda la stanza in cui si fa yoga?
Quel tanto che basta per rilassarsi. È il rilassamento del sistema nervoso, non il calore passivo, che porta al rilascio della tensione muscolare. Riscaldare il corpo in modo naturale attraverso l’esercizio, per esempio facendo alcune sequenze di Saluto al Sole (il Saluto al Sole: Spiegazione, Posizione, Benefici), lavorando sulla forza del nostro centro (il core), oppure con sequenze di posizioni in piedi, permette ai muscoli di sciogliersi più facilmente e profondamente.

Fare troppo affidamento al calore intenso dell’ambiente può creare un falso senso di flessibilità, che porta a sforzi eccessivi e, potenzialmente, anche all’infortunio. Inoltre praticare la respirazione lenta e consapevole, come nel caso dell’ujjayi pranayama, scalda naturalmente il corpo mentre esso sostiene lo sforzo della posizione. D’altra parte, fare yoga in una stanza molto calda è senza alcun dubbio controindicato per le donne incinte, per chi soffre di alta o bassa pressione e per i bambini.

Mito da sfatare n°2: deve essere veloce

Molte lezioni di yoga ormai sembrano una corsa. Muoversi velocemente è perfettamente in linea con lo stile di vita stressante che viviamo e che ci vuole sempre in gara per superare qualcuno o qualcosa. Ma né lo yoga né la vita sono una gara di corsa.

Muovendoci lentamente in sincrono col ritmo del respiro – e facendo lo sforzo di allungare il respiro – ci muoviamo più consapevolmente, coinvolgendo maggiormente corpo e mente in quel che facciamo.

Un movimento lento inoltre lavora più in profondità sulle fibre muscolari, aiutando a costruire una forza molto più profonda che non qualità superficiali come gli addominali scolpiti. E se ti preme davvero sudare e lavorare duro, allora prova a muoverti ancora più lentamente, soprattutto quando diventa più difficile.

Mito da sfatare n°3: deve essere stancante

Alcuni allievi di corsi di yoga dicono di non essere soddisfatti della pratica a meno che non ne escano praticamente trascinandosi per la stanchezza e coperti di sudore. Mi dispiace, ma questo non è yoga. Naturalmente puoi sudare da matti, ma non è obbligatorio. Lo yoga è muoversi in un equilibrio sostenibile, lavorare per superare gli ostacoli della rigidità e della debolezza che si frappongono al raggiungimento di un equilibrio più grande e profondo, lo yoga è praticare in un modo che permetta di farlo per sempre.

Uscendo da Savasana (la posizione del rilassamento) alla fine di una sessione di yoga, non dovresti sentirti sfinito, ma bensì pieno di energie e pronto ad affrontare qualsiasi cosa avvenga dopo, con un senso di tranquillità e di più chiara consapevolezza.

Questo articolo di Mark Stephens è stato pubblicato nella sua versione originale sul blog dell’autore: leggi l’articolo in inglese.

Mark Stephens è uno stimato insegnante di yoga e formatore di insegnanti, di grande esperienza e competenza. È anche autore di una trilogia di libri dedicati alla didattica dello yoga: il primo volume, L’Insegnante di Yoga, è stato uscito recentemente in Italia per Macro Edizioni.

La versione italiana degli articoli che Mark pubblica sul suo blog è pubblicata sul sito Le Vie del Dharma.

Leggi anche: INSEGNARE YOGA: UN'INTERVISTA CON MARK STEPHENS

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Mark Stephens

           


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