Intolleranze al latte e glutine: un fenomeno di massa con tante cause e molti rimedi possibili
Alimentazione Sana
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Teresa Tranfaglia, laureata in Pedagogia e Vigilanza Scolastica, è autrice di testi che suggeriscono come affrontare le intolleranze alimentari. Esperta di macrobiotica e alimentazione naturale, da circa trent’anni si occupa di intolleranze, in particolare, al glutine e alla caseina. Ci siamo rivolti a lei per capire come mai questo “fenomeno” sia sempre più esteso e, soprattutto, come è possibile conviverci al meglio.
Redazione Web Macro
Teresa Tranfaglia, laureata in Pedagogia e Vigilanza Scolastica, è autrice di testi che suggeriscono come affrontare le intolleranze alimentari. Esperta di macrobiotica e alimentazione naturale, da circa trent’anni si occupa di intolleranze, in particolare, al glutine e alla caseina. Ci siamo rivolti a lei per capire come mai questo “fenomeno” sia sempre più esteso e, soprattutto, come è possibile conviverci al meglio.
Dottoressa Tranfaglia, le intolleranze alimentari stanno diventando sempre più diffuse: come mai?
La ragione di tale crescita è legata, senza dubbio, all’indebolimento del patrimonio biologico umano minato su vari fronti. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il 70% del grano duro prodotto in Italia viene irradiato con neutroni veloci, raggi gamma e raggi “X” al fine di aumentare la dimensione dei chicchi e potenziarne la resistenza alla cottura. Questa irradiazione del grano spiegherebbe l’incremento della celiachia.
Inoltre, la pastorizzazione e l’omogeneizzazione del latte vaccino aumentano da 20 a circa 30 volte la sensibilità a questo alimento. Mettiamo insieme il tutto ed ecco spiegato egregiamente l’aumento delle intolleranze alimentari legate al glutine e alla caseina.
E’ altresì vero che negli ultimi decenni, dal 1940 circa, queste reazioni sono divenute via, via più frequenti, anche perché molte sono state le variazioni che si sono verificate nell’ambito delle abitudini alimentari, con particolare riguardo nel mondo occidentale. Uno dei cambiamenti che assume maggiore importanza è rappresentato dalla minore incidenza della frequenza dell’allattamento al seno materno: infatti, sostituire il latte materno con altro latte di origine animale o vegetale può creare le premesse per una sensibilizzazione nei confronti di antigeni alimentari, proprio perché nei primi mesi di vita l’apparato gastroenterico del neonato non ha ancora raggiunto la sua piena maturità funzionale.
La ricerca scientifica sta cercando una soluzione?
La scienza ha diversi elementi a disposizione per poter procedere verso una codificazione sistematica atta a chiarire le motivazioni e procedere verso significative soluzioni per le intolleranze. Il dottor Kalle Reichelt, per esempio, ha dimostrato che nelle urine di persone intolleranti al glutine o alla caseina si riscontrano alti livelli dei peptidi oppioidi di glutomorfina e casomorfina; ciò avviene per l’incapacità, da parte di questi soggetti, a metabolizzare tali proteine. Per quanto concerne le altre intolleranze il discorso scientifico è ancora lontano da chiare risposte. Le intolleranze alimentari sono, in molti casi, solo la punta dell’iceberg, in quanto segnalano soltanto una delle svariate risposte patologiche in pazienti la cui condizione generale è ben più grave a livello immunitario, neurologico, endocrino e, quindi, anche biochimico e gastroenterico. Purtroppo, attualmente, non rilevo significativi passi scientifici che aiutano a trovare solide risposte alle intolleranze ad alimenti diversi dal glutine e dal lattosio”
Come consiglia di muoversi, all'inizio, a chi scopre di essere intollerante?
Scoprire un’intolleranza alimentare è, tutto sommato, un evento positivo, perché crea le condizioni per migliorare il proprio stato di salute. Trent’anni fa ricevetti una diagnosi di artrite reumatoide, non avrei mai immaginato che eliminando il glutine e la caseina avrei riacquistato la salute. Per questi motivi, consiglio agli intolleranti di documentarsi approfonditamente circa la condizione favorevole che prospetta la diagnosi certa di intolleranza. Consiglio, infine, di documentarsi sui cibi, così detti “permessi”, non trascurando di approfondire la conoscenza verso gli alimenti permessi e“puliti”. Invito a scegliere sempre alimenti naturali, meglio se biologici e genuini. L’intollerante, più di altri, dovrebbe seguire una dieta costituita da pietanze sane e di alta qualità.
Nel caso dei latticini, lei ha affermato che potrebbero essere eliminati dalla propria alimentazione anche se non si è intolleranti. Come mai?
E’ risaputo che l’uomo è l’unico essere vivente che continua ad assumere latte anche dopo lo svezzamento. Eppure, gli animali continuano il loro percorso biologico senza notevoli problemi, specie se affidati alla loro natura e non sottomessi al volere dell’uomo. Il latte umano forma piccole masse soffici, come fiocchi, che risultano di facile digestione. Il latte bovino, invece, forma cagli grossi, grandi e spessi che il nostro organismo ha difficoltà a digerire. Ecco il motivo per il quale la caseina risulta un carburante più adatto per gli stomaci e l'apparato digerente di un baby-vitello! La capacità di creare l’opportuno ambiente digestivo diminuisce con l'età. Dopo i 60 anni, l'acido cloridrico, necessario alla digestione, viene prodotto nello stomaco solo per il 20%; la rennina, enzima necessario per “smantellare” la caseina, scompare dall'organismo dell'adulto, per una programmazione genetica simile a quella della lattasi negli intolleranti al lattosio; infine, gli enzimi pancreatici della digestione e degli ormoni della digestione possono subire un ridimensionamento. Quando ciò avviene, la priorità è certamente evitare la caseina!
Idem nel caso di glutine: lei ha scritto che è possibile fare a meno del glutine anche per altre patologie. Quali in particolare?
Sono numerosi gli studi che dimostrano come in molte patologie, perfino quelle autoimmuni, l’esclusione del glutine ha significato il ritorno alla salute. La mia stessa esperienza, legata all’artrite reumatoide, diagnosticatomi prima di escludere il glutine dal mio piatto e la recessione sintomatica della malattia, dopo l’eliminazione di glutine e di caseina, ne sottolinea l’evidenza. Recenti studi mettono in luce la correlazione tra varie patologie di tipo autoimmune e malattie infiammatorie e l’assunzione di glutine. Tra queste: tiroiditi, artrite reumatoide, diabete, emicranie, dermatiti, ecc.. L’elenco di patologie correlate all’assunzione del glutine è molto lungo e riguarda una casistica riferita alle persone guarite con la dieta priva di glutine e, spesso, anche priva di caseina.
C'è il rischio che l'intolleranza diventi un business e quindi questo ne rallenti una possibile soluzione?
Senza dubbio il rischio c’è. Penso, però, che un consapevole approccio diretto verso la ricerca di una luminosa informazione, possa rendere all’individuo la capacità di autogestirsi in modo libero, corretto e sano.