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Santoreggia, la “pepata” erba dei satiri

Alimentazione Sana

Santoreggia, la “pepata” erba dei satiri

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Santoreggia, la “pepata” erba dei satiri

Di antico impiego nel mondo mediterraneo, la santoreggia regala ai piatti un profumo unico, insieme a tanti benefici. Ed è pure considerata afrodisiaca!


Giuliana Lomazzi

I greci consacravano quest’erba sacra a Dioniso, dio dell'uva e del vino, mentre i romani la dedicavano al suo “collega” Bacco. Detta non a caso erba dei satiri, la santoreggia era infatti ritenuta un potente afrodisiaco, capace di rendere disinibiti uomini e donne. Ciò nonostante, la sua coltivazione per un certo periodo fu proseguita nei monasteri medievali come rimedio polivalente per favorire la digestione e stimolare l’appetito, oltre che per combattere gotta, paralisi, perdite bianche e diarrea.

La saporitissima santoreggia era apprezzata anche in cucina. Mescolata con altre erbe, era usata per sostituire il sale e, da sola, prendeva talvolta il posto del costoso pepe – tanto da meritarsi il nome di “pepe dei poveri” o di “erba pepe”.

Tante proprietà

Se quelle afrodisiache sono certamente esagerate, è pur vero che alla santoreggia si riconosce la capacità di stimolare le funzioni fisiche e cerebrali.

A livello gastrointestinale, i suoi infusi sono infatti in grado di favorire la digestione e l’espulsione dei gas, oltre che di contrastare la diarrea. Diuretica e antisettica intestinale, la santoreggia è anche una grande alleata dell’apparato respiratorio. È infatti espettorante, antinfettiva e antibatterica, combatte la tosse, l’influenza, il raffreddore e le bronchiti. Il suo decotto può essere usato per gargarismi contro il mal di gola. Infine ricordiamo che la santoreggia aumenta la resistenza allo stress e contrasta l’astenia sessuale e la stanchezza psicofisica, favorendo anche il recupero dopo la febbre. È anche una buona fonte di antiossidanti e di fibre.

Interessante pure l’uso esterno: pulizia delle piaghe, bagni tonificanti e ammorbidenti per la pelle, attenuazione del fastidio dovuto alle punture degli insetti (è sufficiente strofinare la parte con le foglie).

È bene sapere che, a dosi eccessive, la santoreggia può dare effetti secondari indesiderati. Maggiore attenzione è necessaria soprattutto nei casi più a rischio (gravidanza, allattamento, terza età, infanzia…).

La santoreggia in cucina

Detta anche erba acciuga per il suo sapore intenso, la santoreggia ricorda un po' il timo. In cucina è molto versatile: da provare con piselli, lenticchie, funghi, patate, fave, cavoli, zucchine, pomodori ecc; ottima anche aggiunta alle zuppe, alle salse e alle insalate, come pure per aromatizzare l’aceto. Ma il suo sposalizio migliore è rappresentato dai fagiolini e dai fagioli: non a caso in Germania viene chiamata “erba dei fagioli”. Questi legumi si avvantaggiano così del buon sapore dell’erba e della sua capacità di favorire la digestione e di espellere i gas intestinali.

La santoreggia entra nella composizione di molte miscele, a cominciare dalle note erbe di Provenza. Con sedano, aneto e prezzemolo compone il mazzetto aromatico tedesco; insieme a maggiorana, aneto e basilico forma un profumato misto bulgaro. Comunque la si voglia usare (da sola o con altre erbe), è preferibile aggiungerla a fine cottura per non farla cuocere troppo.

La ricetta – Torta salata ai piselli e santoreggia

Per la pasta:

  • 250 g di farina integrale di farro
  • 100 g di burro di cocco morbido
  • 1 cucchiaino di santoreggia
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • gomasio

Per la farcia

  • 2 cipollotti
  • 250 g di piselli sgusciati
  • 1 cucchiaino di santoreggia
  • 2 cucchiai di olio extravergine
  • gomasio

Prepara la pasta. Metti nel mixer la farina con il gomasio e la santoreggia. Unisci il burro di cocco e il succo di limone. Avvia il mixer e, quando vedi formarsi delle briciole, aggiungi poco alla volta qualche cucchiaio di acqua fredda a motore acceso. Non appena il composto si raccoglie a palla toglilo, avvolgilo in un telo umido e mettilo in frigo per almeno 30 minuti.

Affetta sottili i cipollotti e falli ammorbidire in un tegame con l’olio e poca acqua. Unisci i piselli, la santoreggia e il gomasio. Fai cuocere per qualche minuto, infine frulla tutto a immersione.

Stendi la pasta in una teglia foderata con carta da forno, farciscila con la crema di piselli e inforna il tutto a 190° per 30 minuti circa. Servi la torta tiepida.

Lettura consigliata


Giuliana Lomazzi
Giuliana Lomazzi è nata a Busto Arsizio (VA) e da qualche anno vive a Trieste. Laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso... Leggi la biografia
Giuliana Lomazzi è nata a Busto Arsizio (VA) e da qualche anno vive a Trieste. Laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso l'Università di Milano, dopo un'esperienza di insegnamento nelle scuole superiori, ha iniziato nel 1990 a lavorare nell'editoria, prima come traduttrice e poi come autrice e giornalista.I suoi interessi... Leggi la biografia

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