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Un Decreto da fermare: no alla svendita della Banca d’Italia!

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Un Decreto da fermare: no alla svendita della Banca d’Italia!

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Un Decreto da fermare: no alla svendita della Banca d’Italia!

Giorgio Gustavo Rosso, fondatore del Gruppo Editoriale Macro, interviene sulla approvazione da  parte del nostro Parlamento del Decreto Legge (n. 133) relativo alla definitiva trasformazione della Banca d’Italia in una banca di proprietà privata.


Redazione Web Macro

Giorgio Gustavo Rosso, fondatore del Gruppo Editoriale Macro, interviene sulla approvazione da  parte del nostro Parlamento del Decreto Legge (n. 133) relativo alla definitiva trasformazione della Banca d'Italia in una banca di proprietà privata.

In questi giorni, la Camera dei Deputati è stata impegnata ad approvare il Decreto Legge n. 133, tramite il quale il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, fino al 2013 Direttore Generale della Banca d'Italia, insieme a Letta, Alfano e Renzi regaleranno centinaia di miliardi di euro degli italiani ai banchieri che non hanno alcun diritto sull'immenso patrimonio della Banca d'Italia, oro immobili e diritti di signoraggio inclusi.

Questo Decreto n. 133 è in evidente contrasto con la Costituzione Italiana (Leggi note a fondo articolo).

Il Decreto 133 è in contrasto con la legge n. 262 del 2005, che stabilisce il ritorno allo Stato Italiano delle quote della Banca d'Italia.

Il più grande conflitto d'interessi viene dal Ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni, il quale  è un banchiere, scelto dai banchieri a rappresentarli, e con questo Decreto Legge regalerà la Banca d'Italia e il suo patrimonio di centinaia di miliardi di euro ai banchieri che lo hanno scelto. 

Il Decreto 133 va contro la natura pubblica della Banca d'Italia

Il Decreto Legge 133 è incostituzionale, è contro la legge 262 del 2005;  va contro la natura pubblica della Banca d'Italia; va contro l'interesse degli italiani per favorire gli interessi dei banchieri privati e delle assicurazioni private italiane e straniere che hanno scelto Saccomanni prima come Direttore Generale della Banca d'Italia e poi come Ministro dell'Economia del Governo Letta.

Fabrizio Saccomanni non è mai stato eletto e da decine d'anni è ai vertici del sistema bancario italiano e internazionale. Per questo Fabrizio Saccomanni non può più fare il Ministro dell'Economia e non deve essergli consentito di regalare la Banca d'Italia ai suoi amici banchieri.

Dal sito della Banca d'Italia: "la Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'Eurosistema. È un istituto di diritto pubblico. Nell'esercizio delle proprie attribuzioni, la Banca opera con autonomia e indipendenza, nel rispetto del principio di trasparenza, secondo le disposizioni della normativa comunitaria e nazionale. Coerentemente con la natura pubblica delle funzioni svolte e consapevole dell'importanza dei propri compiti e responsabilità, l'Istituto cura la diffusione di dati e notizie con la massima ampiezza informativa."

Il patrimonio della Banca d'Italia, i suoi immobili, le tonnellate di lingotti d'oro (da soli valgono più di 100 miliardi di euro), le centinaia di miliardi di euro derivanti dalla stampa dei biglietti e delle monete sono degli italiani perché sono il risultato di oltre un secolo di attività pubblica della Banca d'Italia! Le banche e le assicurazioni private non hanno mai tirato fuori un solo euro per acquistare la Banca d'Italia, né rischiato un solo euro, e quindi non hanno nessun diritto sulla Banca d'Italia.

In tutti i grandi paesi europei, Germania Francia Inghilterra e Spagna per prime, la banca centrale è di proprietà pubblica.

Se lasciamo fare Saccomanni, Letta e Alfano, Renzi e Berlusconi, anche Poste Italiane, ENI, SNAM, Rai, …. faranno la stessa fine della Banca d'Italia, insieme all'INPS.

Dopo aver regalato la Banca d'Italia ai banchieri che lo hanno scelto, il banchiere Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ha già progettato di “vendere” POSTE ITALIANE (inclusi i risparmi di milioni d'italiani) e poi  ENI, TERNA, ENEL, FINMECCANICA, RAI, SNAM, che gestisce la rete di distribuzione del gas, mentre stiamo già rischiando di perdere la rete telefonica dopo la svendita di Telecom, più immobili e terreni pubblici. In questo modo il banchiere Saccomanni sta proseguendo la svendita delle migliori aziende italiane già in parte realizzata dai suoi colleghi banchieri che lo hanno preceduto al Ministero del Tesoro, dell'Economia  o a capo del Governo, quando sono state privatizzate alcune delle più importanti aziende italiane nel campo alimentare, industriale e bancario a prezzi di saldo, e a tutto vantaggio dei paesi concorrenti dell'Italia.

Anche l'INPS si avvia a tempi difficili da quando lo Stato non paga più le pensioni dei dipendenti pubblici e le fa pagare con i fondi per le pensioni dei dipendenti privati. Dopo Banca d'Italia e Poste Italiane i banchieri mirano a prendersi anche i soldi dei pensionati privati.

Giorgio Gustavo Rosso

NOTE

Il Decreto 133 va contro la Costituzione perché:

  1. I decreti legge devono avere requisiti di necessità e d'urgenza, altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d'Italia è evidentemente priva del requisito della necessità e urgenza, e quindi il Decreto 133 è incostituzionale.
  2. I decreti legge devono trattare materie omogenee altrimenti sono incostituzionali. Il Decreto Legge 133 tratta della tassazione dell'Imu e delle regole per la cessione di immobili pubblici: sono materie che non hanno nulla a che fare con la proprietà della Banca d'Italia!
  3. I decreti leggi non possono avere come argomento norme ordinamentali altrimenti sono incostituzionali. La norma relativa al capitale della Banca d'Italia invece è proprio una norma ordina mentale, e quindi non può essere oggetto di decretazione d'urgenza.
  4. A partire dal 2014, grazie al Decreto Legge 133, ogni anno i banchieri potranno impadronirsi di decine di miliardi di euro, derivanti dalla stampa degli euro che invece spettano a noi italiani, se la Banca d'Italia rimane pubblica.
  5. Mantenere la proprietà pubblica della Banca d'Italia è l'unica possibilità che abbiamo per potere ridiscutere il debito pubblico italiano e poi pagarlo.
  6. Per tutti questi motivi, da più parti è stata fatta richiesta al Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni di stralciare la parte relativa alla Banca d'Italia dal Decreto 133, ma l'ex Direttore Generale della Banca d'Italia, in grave e evidente conflitto d'interessi, si è opposto!

LEGGE 28 dicembre 2005, n.262 - Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari.

TITOLO IV  DISPOSIZIONI CONCERNENTI LE AUTORITA' DI VIGILANZA Capo I PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE E RAPPORTI  FRA LE AUTORITA'

  • Art. 19. (Banca d'Italia)  … 10. Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della
    legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della
    presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.

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Lanciare una petizione

postato da Giuseppe Siano il 03/02/2014

Salve Perché non lanciare una petizione popolare e mostrare ai delinquenti che ci rappresentano, che, nonostante le varie porcellate li manderemo TUTTI a casa?

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