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Il controllo della vista nei bambini: quando farlo per prevenire gli occhiali

Genitori e figli felici

Il controllo della vista nei bambini: quando farlo per prevenire gli occhiali

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Il controllo della vista nei bambini: quando farlo per prevenire gli occhiali
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Il controllo della vista nei bambini è fondamentale. Sempre più spesso ai bambini vengono messi gli occhiali sul naso, perché hanno l’occhio pigro, sono miopi o hanno altri disturbi. In genere una volta messi, è difficile che se li tolgano e che ne facciano a meno. Anche perché la problematica che si sviluppa nell’età dell’infanzia tende a peggiorare con il passare del tempo.

Eppure, basterebbero pochi esercizi quotidiani per recuperare la vista completa e liberarsi di molti dei problemi che affliggono gli occhi.

Giorgio Ferrario, nel suo nuovo libro, Migliora la Vista del tuo Bambino in Modo Naturale con il Metodo Bates ci spiega in che modo ciò è possibile.


Romina Rossi

La vista: un organo molto importante

I bambini di oggi soffrono delle più svariate problematiche visive: dai vizi di rifrazione alle patologie del sistema visivo o di sue parti. A causa di questi difetti, molti di loro portano gli occhiali fin da piccolissimi. Eppure spesso sembriamo dimenticare che la vista è un organo di senso che durante l’infanzia è ancora in piena via di sviluppo.

Infatti, siamo in grado di vedere già alla nascita, anche se cominciamo a mettere a fuoco gli oggetti a partire dal terzo mese. Intorno ai due anni, sviluppiamo la capacità di vedere lateralmente. La vista continua poi a migliorare nel tempo. Ma, se la predisposizione genetica determina lo sviluppo della nostra vista dal concepimento alla nascita, dopo la nascita anche i fattori ambientali sono in grado di influenzare il percorso di sviluppo di tale organo.

Secondo Daniel Stern, gli stimoli ambientali esterni alla vita uterina sono determinanti nello sviluppo della capacità visiva. E possono influenzare lo sviluppo degli organi di senso. Se infatti durante la vita in utero le stimolazioni visive sono scarse e sempre filtrate dalla pelle e dai tessuti addominali della madre, è il suono della sua voce che può avere un’influenza anche sulla vista del feto.

Quando fare la misurazione della vista ai bambini

Non c’è una regola precisa. Di sicuro un test di controllo può essere utile per prevenire eventuali patologie agli occhi. È bene rivolgersi a un oculista per un test della vista, nel caso in cui il bambino abbia dei comportamenti particolari, come nel caso in cui:

  • strizza gli occhi per guardare lontano;
  • tiene la testa ruotata o inclinata;
  • prova un particolare fastidio per la luce intensa;
  • in caso di deviazione di uno o entrambi gli occhi;
  • eccessiva lacrimazione dopo il primo anno di vita.

In questo modo l’oculista può accertare la presenza di un qualche difetto. Va anche detto che durante l’infanzia, mentre i bambini utilizzano la vista come senso primario, quest’organo non è ancora nel pieno delle sue capacità. I classici 10 decimi di vista che abbiamo da adulti, si raggiungono solo verso gli 8 anni di età. Ed è proprio in questa fase della vita che è più semplice ri-educare un bambino che soffre di un qualche disturbo a un approccio visivo corretto.

O per lo meno dovrebbe esserlo, piuttosto che tentare di intervenire con gli occhiali.

Afferma Ferrario che: “Correggere la vista con gli occhiali, infatti, è paradossale come obbligare una persona con una slogatura a una caviglia a utilizzare tutta la vita una stampella per camminare. Di norma si aiuta la persona a ripristinare l’uso della caviglia e la si invita gradualmente ad abbandonare la stampella. Per la vista si chiede invece alle persone di indossare occhiali, stampelle degli occhi, e quasi mai di recuperare uso e funzionalità degli stessi”.

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Le malattie visive nei bambini

E allora che fare quando, durante un test della vista ai bambini vengono diagnosticati disturbi visivi? Intervenire per correggerli è la risposta che ci viene spontanea dare. Ma, sostiene Ferrario, “eliminarle è in assoluto la soluzione migliore. Invece sembra che tutto sia impostato nella direzione dell’ingabbiarvi dentro la persona che ne soffre, oppure in qualche modo porre limiti alla sua natura in modo che la difficoltà non la infastidisca più di tanto”.

Non pensiamo mai, infatti, che anche gli occhi possono essere allenati a sviluppare una corretta abitudine visiva. Con il passare del tempo, infatti, tendiamo ad acquisire delle abitudini visive, che potremmo dividere in:

  • evidenti: sono quelle che di solito facciamo mentre guardiamo. Quindi, sbattiamo le palpebre, ruotiamo lo sguardo in diverse direzioni in cerca di qualcosa, adottiamo posture sensate per leggere;

  • sottili: sono quelle che coltivano spontaneamente le persone che vedono bene. E sono la base della corretta capacità di vedere. Vengono, ad esempio, insegnate durante i corsi del Metodo Bates. Queste comprendono: il modo di sbattere le palpebre, di respirare mentre si guarda, resettare il sistema visivo (cioè riportare qualcosa alla condizione di partenza, ogni volta che cambia la messa a fuoco).

Sebbene siano entrambe molto importanti per vedere bene, quelle fondamentali sono le sottili.

I nuovi pericoli per gli occhi dei bambini

Oggi ci sono diversi fattori che fanno parte di uno stile di vita innaturale, e che condizionano in negativo la nostra vista. E quella dei bambini in particolar modo. Ecco i 3 esempi più ecletanti.

La televisione

Vietarla è forse un’azione ancora più negativa. Un buon compromesso è quello di educare i bambini al suo corretto uso. La distanza dal monitor deve essere di almeno 3 metri per i bambini dai 10 anni in poi. Se il bambino è più piccolo può sedere a una distanza inferiore dal televisore. Se porta già gli occhiali, invitalo a toglierli per guardare la TV. La stanza dove guarda la TV dev’essere illuminata in maniera soffusa, in modo che il campo visivo possa rimanere aperto senza mai essere completamente concentrato sul monitor dell’apparecchio. È bene non lasciarlo davanti alla TV oltre un’ora consecutiva. E durante la pubblicità, approfittane per distrarlo e far in modo che stacchi gli occhi dal monitor. 

I computer e i tablet

Le regole sono più o meno le stesse che valgono per la televisione. Anche in questo caso, si tratta di apparecchi che hanno la caratteristica negativa di concentrare l’attenzione, e la vista, in uno spazio ristretto per un lungo intervallo di tempo, escludendo gradualmente l’importanza che dovrebbe essere data alla periferia del campo visivo. Nell’uso di computer e tablet è importante aprire il campo visivo. Di tanto in tanto, guardando il monitor, muovi le mani lateralmente alla testa, chiedendo al bambino di percepire il movimento, anche solo per qualche secondo. Poi invitalo a fare lo stesso da solo.

I cellulari e gli smarthphone

Ormai i bambini iniziano a farne uso sempre prima. Il problema ulteriore con questi dispositivi è che la dimensione degli schermi rende visivamente ancora più stressante il loro utilizzo. In questo caso l’ampiezza del campo visivo viene ridotta ancora più drasticamente. Se il bambino usa il cellulare per molto tempo, la sua vista finirà con l’adattarsi all’ampiezza del monitor. Ciò che vede, quindi, ha le dimensioni del monitor, tutto il resto finisce con lo scomparire dalla sua percezione. L’uso reiterato di dispositivi tecnologici ha anche un altro effetto collaterale, collegato all’attenzione. Più l’attenzione è concentrata in uno spazio ridotto, più si riduce l’ampiezza del campo visivo.

Un aiuto concreto per la salute degli occhi dei bambini è di cercare di svolgere attività che li portino ad aprire la mente, ad ampliare costantemente la loro osservazione e attenzione. Ecco quindi che le abitudini visive sono la base del modo di vedere nostro e dei nostri bambini. Sono queste, e non le difficoltà visive, che costruiscono la vista e la capacità di vedere.

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Perché gli occhiali non sono la soluzione

Se in seguito al controllo della vista nei bambini risulta esserci un’anomalia o un problema visivo, la soluzione che viene adottata è l’uso degli occhiali. In realtà questi però non sono la soluzione, perché non permettono di correggere il difetto che affligge l’occhio. Né tanto meno sono educativi, perché non educano il sistema visivo a un naturale funzionamento; permettono solo, se sono corretti in modo adeguato, di vedere bene.

Ad esempio, la montatura degli occhiali limita i movimenti degli occhi. Le lenti inserite nella montatura posseggono un’area ridotta attraverso cui si può vedere bene, quindi, anche con lenti sottili e senza montatura, l’occhio è invitato a non muoversi a sufficienza. Un buon modo per cercare di allenare l’occhio è quello di indossarli il meno possibile, a meno di indicazioni contrarie dell’oculista.

Per i bambini ipermetropi viene detto che indossare gli occhiali elimina lo sforzo che si genererebbe compensando sempre per vedere bene, sforzo che può produrre addirittura ambliopia o strabismo. L’indicazione è assolutamente corretta, ma indossando gli occhiali la condizione visiva non può modificarsi. Questo vuol dire che il bambino porterà gli occhiali anche da adulto.

E allora come si fa a risolvere i disturbi della vista nei bambini? Con un metodo preso a prestito dalla natura.

Il metodo Bates: vedere in modo naturale

Secondo il dottor Bates i problemi della vista nascono quando la mente non svolge ciò che la natura ha previsto che svolga. Ciò succede a causa di un pensiero sbagliato.

La maggior parte dei difetti visivi sarebbe dovuta a una stanchezza del bulbo oculare, che causa un peggioramento dei suoi movimenti. Attraverso degli esercizi mirati, invece, l’occhio ha la possibilità di riposarsi e di superare la tensione a cui è sottoposto. Per i bambini questo metodo consiste in tanti esercizi diversi, divertenti e rilassanti, che offrono la possibilità di ripristinare il corretto modo di vedere.

Gli esercizi sono efficaci contro miopia, ipermiopia e astigmatismo. Si basano sui quattro pilastri su cui la natura ha costruito la funzione visiva degli esseri umani:

  1. movimento: si distingue in quello che fanno gli occhi per vedere, e in percezione del movimento apparente. Sono movimenti sotto il controllo del sistema nervoso autonomo, non sono coscienti, e permettono una visione speciale. Sono questi movimenti che permettono alla retina di incamerare tutte le informazioni e mandarle al cervello. Meno l’occhio è in grado di eseguire questi movimenti, più difficoltà avrà a fotografare l’immagine. Il movimento apparente è invece ciò che vediamo quando osserviamo un oggetto fermo, mentre noi siamo in movimento (ad esempio un albero visto da un finestrino del treno;

  2. rilassamento: è la chiave di lettura del metodo Bates. Si tratta cioè della capacità della mente di ricevere impulsi elettrici tradotti in immagini dal cervello. Questi devono poi essere assemblati per fornirci l’immagine che stiamo guardando. E deve trasmetterle agli occhi, consentendo loro di cercare piccolissimi punti di visione nitida, da catturare prima di passare a un’immagine successiva;

  3. visione centralizzata: si tratta della capacità naturale di percepire nitidamente un punto dell’immagine osservata, contornata da una superficie più ampia meno nitida. Ciò avviene perché il nostro occhio è conformato in questo modo; 

  4. memoria e immaginazione visiva: tutto ciò che vediamo con gli occhi, lo possiamo vedere solo dopo averlo ricordato o immaginato correttamente dentro la nostra mente. Quando infatti la nostra mente elabora e immagina correttamente qualcosa, che corrisponde a ciò che gli occhi stanno osservando, la vediamo bene. Mentre gli occhi si muovono inconsciamente, il cervello trasforma le immagini per la mente: il risultato è una sensazione di estrema fluidità che può meravigliare chi non vede bene quando prova questa esperienza per la prima volta.

 

Con i bambini l’ideale sarebbe mettere in pratica il metodo Bates quando ancora godono di una vista perfetta. Quando invece hanno dei difetti visivi, gli esercizi devono essere mirati e personalizzati alla difficoltà che stanno vivendo. In modo che, con la pratica costante, possano diventare una semplice educazione al mantenimento di una buona capacità di vedere. Gli effetti benefici si possono verificare con una misurazione della vista nei bambini – e anche negli adulti – a qualche mese di distanza dallo svolgimento degli esercizi.

 

 

Prova gli esercizi

Giochi semplici con la pallina

Tu e il tuo bambino, in piedi uno di fronte all’altro con una pallina di gommapiuma (la dimensione e la consistenza sono da definire sulla base di come il bimbo riesce ad afferrarla). Lancia la pallina, il tuo bambino dovrà prenderla al volo e rilanciarla a te.

Fai lo stesso battendo 1 volta le mani prima di afferrare la pallina e dopo averla lanciata. Fai lo stesso battendo 2 volte le mani prima di afferrare la palla.

Fai la stessa pratica ma il piccolo partirà con gli occhi chiusi e li aprirà per afferrare la palla solo dopo che l’avrai lanciata e avrai detto: «Via!» o un’altra parola concordata insieme in precedenza.

Sulla base dell’età del bimbo e delle sue capacità di coordinazione oculo-manuale, puoi ripetere le esperienze sopra lanciando e afferrando la pallina solo con una mano.

Durata. Tutto il tempo in cui riesci a mantenere uno stato di coinvolgimento del tuo piccolo e la sua attenzione al piacere della pratica proposta.

Memory

Puoi utilizzare le carte del classico gioco oppure, ancora meglio, oggetti che distribuirai su un piano di appoggio di fronte al tuo piccolo. Lui sarà a occhi chiusi, aprirà gli occhi per qualche secondo visualizzando lo scenario degli oggetti che hai posizionato di fronte a lui. Chiuderà quindi gli occhi e verrà invitato a raccontarti ciò che ha visto.

Così, alternando occhi aperti (per verificare e completare l’acquisizione dello scenario) a occhi chiusi (dove ti racconterà ciò che ricorda di aver visto) fino a completare il racconto corretto dello scenario da te creato. Procedi con gradualità nell’aumentare il numero degli oggetti.

Durata. Il tempo che serve a completare la descrizione dello scenario.

 


Romina Rossi
Giornalista freelance e web writer, collabora con la rivista “Vivi Consapevole” e diversi siti web, occupandosi prevalentemente di medicina... Leggi la biografia
Giornalista freelance e web writer, collabora con la rivista “Vivi Consapevole” e diversi siti web, occupandosi prevalentemente di medicina naturale, benessere olistico e tecniche naturali di guargione.L’amore per la Natura e la curiosità di capire i complicati e delicati meccanismi di funzionamento dell’uomo, la portano a intraprendere... Leggi la biografia

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