25 novembre: SÌ al rispetto per le donne!
Psicologia e Crescita Personale
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Oggi si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: più di 120 donne uccise nel 2016 solo in Italia -il 35% delle donne nel mondo- a cui si aggiungono migliaia di donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso, la grande maggioranza da parte di familiari (ANSA 21-9-2017). Questa giornata è ricca di iniziative tutte lodevoli tese a portare l’attenzione su questo vergognoso problema, a commemorare le vittime di genere e a insegnare a giovani e meno giovani una cultura di rispetto evidentemente ancora lontana.
Barbara Monti
Oggi si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: più di 120 donne uccise nel 2016 solo in Italia -il 35% delle donne nel mondo- a cui si aggiungono migliaia di donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate.
Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso, la grande maggioranza da parte di familiari (ANSA 21-9-2017).
Questa giornata è ricca di iniziative tutte lodevoli tese a portare l’attenzione su questo vergognoso problema, a commemorare le vittime di genere e a insegnare a giovani e meno giovani una cultura di rispetto evidentemente ancora lontana.
Gli slogan, i manifesti, le cartoline che leggo dicono tutte giustamente: Stop alla violenza! Dai un calcio alla violenza! Sconfiggiamo la violenza! Lotta alla violenza!
Il linguaggio è bellico, la forma aggressiva. Sebbene sia indispensabile senza dubbio alcuno una notevole carica di indignazione, di rabbia perfino quando si leggono questi dati inaccettabili, e sia necessario partire da un deciso NO, personale quanto istituzionale, a tutte queste forme di abuso che non devono essere tollerate né tantomeno scusate nemmeno in minima parte, questa riflessione vuole porre un’enfasi maggiore sul rispetto che sulla violenza.
Seppur con un no davanti, la parola che continua a risuonare forte e chiara è: violenza. Sappiamo ormai da innumerevoli studi sul cervello che la parola no non lascia alcuna impronta nella mente, (ricordate il famoso: non pensare a un elefante!) mentre la parola violenza è viva, carica, ed evoca per ognuno uno tsunami di emozioni distruttive. Di certo c’è da combattere!
Ma spostiamo l’attenzione e incanaliamo le nostre intenzioni, sforzi, energie, parole e azioni per evidenziare quello che vogliamo, non quello che non vogliamo più. Oggi, 25 novembre, affermiamo con forza che vogliamo rispetto e siamo pronte a riceverlo e ad offrirlo alle altre donne. Diciamo SI’ al rispetto delle donne, alla dignità delle donne, alla libertà delle donne, al potere delle donne.
SÌ alla parità di genere, di opportunità, di diritto all’istruzione, di posti di lavoro e di salario.
Diciamo SÌ al diritto-dovere delle donne di dire no a qualsiasi ricatto, fisico, sessuale, psicologico, economico in casa e all’esterno e a qualsiasi offerta sia lesiva delle loro dignità e libertà.
La conquista del rispetto e della libertà è un viaggio tanto esterno quanto interiore: è un problema di tutti e di tutte, non solo di quella donna su tre che ha vissuto qualche forma di abuso in prima persona.
Quindi, anche la soluzione è nelle mani di tutti e di tutte, ognuno -senza distinzione di genere- può fare qualcosa. Oltre all’attivismo politico per esigere da governi e istituzioni risposte urgenti al bisogno di protezione e parità, c’è un attivismo mentale e comportamentale che ognuno può ed è chiamato a mettere in pratica.
Non è sufficiente essere contrari alla violenza affinché cambi davvero qualcosa, è necessario coltivare in modo attivo e consapevole il rispetto della persona e della sua libertà. E’ indispensabile per ognuno scegliere, per dirla con Albert Einstein, se si vuole essere parte del problema o della soluzione.
Vogliamo davvero una soluzione, vogliamo che ogni donna riceva il rispetto che merita, che venga guardata e trattata con la dignità che le spetta di diritto, che sia e si senta al sicuro? Allora dobbiamo cominciare subito, con un attento e onesto esame di coscienza, per individuare in che modo anche noi, persone fortunate e perlopiù innocue non abbiamo ancora preso una posizione chiara e rispettosa, e se l’abbiamo presa forse non con la convinzione necessaria.
- In che modo rispetto le donne della mia famiglia? Mia nonna, mia madre, mia suocera, mia sorella, mia figlia?
- In che modo mostro loro rispetto con le mie parole? Con i miei comportamenti? Con i miei pensieri?
- Quali commenti esprimo verso alcune donne che sono lesivi della loro dignità?
- Quale valore do alle questioni femminili: mestruazioni, gravidanza, maternità, menopausa?
- In che modo sono in qualche forma responsabile, o approfitto, di decisioni che mettono altre donne in difficoltà?
- Se sono donna io stessa, quali commenti offensivi o pregiudizi accetto senza ribattere? In che modo tratto altre donne come io stessa non vorrei essere trattata? In quali modi parlo, agisco o penso senza rispetto verso una donna? Quante volte dico sì quando vorrei dire no? In quali modi manco di rispetto a me stessa?
- Che cosa posso cambiare, oggi stesso, per portare maggiore rispetto anche a una sola donna?
Il femminile è ferito, ma il femminile è potente
Non è una novità, nella storia della nostra civiltà fino a dove la conosciamo, che le donne siano in secondo piano; ma siamo sopravvissute fino qui, abbiamo conquistato molti diritti, abbiamo attinto alle nostre forze quando sembrava non ne avessimo più, e continuiamo con convinzione su questa strada.
Esiste la violenza contro le donne, ma esiste anche il risveglio di ogni donna, di piccoli e grandi gruppi di donne che reclamano il loro posto in famiglia e in società e sono sempre più consapevoli del proprio valore.
Esiste la paura e l’invisibilità, ma esiste anche il coraggio di far sentire la propria voce, di mettere al mondo figli ma anche altre miriadi di forme di bellezza, di onorare il femminile con tutte le sue qualità.
Esistono uomini che considerano le donne una loro proprietà privata, come oggetti di cui disporre e poi da eliminare; ma esistono sempre più donne che sanno prendersi la responsabilità di se stesse senza mettersi totalmente nelle mani di un uomo, che considerano se stesse e non lui l’autorità della propria vita, che non si mettono più in dubbio per far sentire a proprio agio qualcun altro e che non rinunciano alla propria salute, realizzazione, successo e felicità per questo altro.
Ci sono bambine libere di diventare astronauta, ingegnere, chirurgo, meccanico e presidente di una nazione. Ci sono donne che cullano e crescono i propri figli sapendo di offrire uno dei servizi più preziosi al mondo. Ci sono uomini che riconoscono il potere delle donne senza temerlo e lo incoraggiano; ci sono donne che sanno di essere alla pari con gli uomini e li rispettano senza temerli.
Portiamo avanti questa forza, con ferrea convinzione, senza lasciarci sminuire da nessuno, rialzandoci ogni volta che noi o una nostra sorella sarà a terra, per non sentirci e non essere mai più vittime ma donne consapevoli del proprio valore, padrone del proprio potere e responsabili della propria vita.
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