Chi ha paura del pensiero negativo?
Psicologia e Crescita Personale
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Mai come oggi il pensiero negativo ci fa paura. Se è vero che i nostri pensieri costituiscono la nostra realtà, nessuno vuole pensare cose "negative". Eppure il pensiero negativo, ha una sua chiave di lettura, che può aiutarci esattamente come il pensiero positivo, basta saperlo mettere nella giusta ottica.
Barbara Monti
Per lo più, il pensiero negativo ci fa paura. Negativo è sinonimo di dannoso, sfavorevole, sbagliato.
Oramai sappiamo tutti che il modo in cui pensiamo gioca un ruolo importante nell’esito delle cose a cui pensiamo, e abbiamo capito che pensare negativo blocca la via al successo, alla salute e alla felicità.
Il pensiero positivo, al contrario, è sicuramente quello “giusto”: ci sostiene nel creare quello che desideriamo davvero, ci apre a migliori possibilità e ci allinea con tutto quello che nella vita e nell’universo c’è di positivo.
Nel mio articolo “Il pensiero positivo” ne spiego l’importanza e le modalità, ma oggi mi voglio soffermare su un aspetto poco esplorato e poco popolare del negativo: il potere di negare.
Quando dico no a qualcosa, ne nego l’esistenza. Scelgo che non esista. Contribuisco a far sì che scompaia. Questa è un’azione molto potente, tanto quanto quella creativa che contribuisce a far nascere qualcosa, a darle vita, a farla esistere.
Entrambi questi poteri vanno usati con coscienza, perché esistono due tipi di negazione:
- un tipo di negazione è usato per escludere, per non vedere qualcosa che ci fa paura e risulta inaccettabile, per voltare lo sguardo incapace di sopportare quello che ha di fronte verso un panorama apparentemente più piacevole. Allora penso positivo come forma di protezione, di fuga quasi: nego il quadro così com’è e lo ridipingo di rosa in modo che risulti più sopportabile. Posso farlo per me stesso, oppure per qualcun altro. Questo uso della negazione di una brutta realtà, non solo non scaturisce da una libera scelta consapevole, ma non contribuisce affatto a crearne una migliore e inoltre rende più deboli.
- Un altro genere di negazione, quella a cui aspiriamo quando pratichiamo il “pensiero positivo” come mezzo di trasformazione, è quella non usata per nascondere, ma per correggere.
Questa definizione usata nel Corso in Miracoli definisce la negazione come un potente strumento di correzione: vedo quello che ho dinnanzi, lo riconosco, e poi “correggo” il mio sguardo, allargandolo fino a rendere possibile anche altro. Non nego quello che vedo, nego soltanto che sia l’unica realtà possibile. Nego di doverne subire per forza gli effetti. Nego la paura che deriva dal credere che sia l’unica verità. Nego che l’errore commesso da me o da altri sia incorreggibile e in questo modo - e solo in questo modo - sono libero di scegliere di vedere altre possibilità, altre soluzioni, un esito positivo.
“La negazione dell’errore libera la mente e ristabilisce la libertà della volontà”.
Questo è il pensiero positivo che funziona. Che rende forti, calmi e certi che in ogni situazione - per quanto terribile - esista già una soluzione/trasformazione che in questo modo la nostra mente diventa capace di seguire.
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