È più facile perdonare gli altri o perdonare se stessi?
Psicologia e Crescita Personale
Psicologia e Crescita Personale
In realtà è proprio perdonando gli altri che si perdona se stessi, perché si comprende che gli altri non sono altro che un riflesso di noi stessi.
Daniel Lumera
Ogni persona che incontriamo nella nostra vita rappresenta un qualcosa di molto profondo. Alcune persone rappresentano l’autorità, altre il rifiuto, altre l’abbandono, altre l’amore, altre ancora la sicurezza. A volte le relazioni sono costruite sul presupposto che l’altro rappresenta una delle nostre necessità più profonde e a volte inespresse. A volte il partner rappresenta il successo, a volte siamo attirati da una persona perché rappresenta invece la stabilità, l’equilibrio, oppure la passionalità, la libertà o la ricchezza. Si tratta in realtà di aspetti di noi stessi con cui andiamo a relazionarci.
Perciò perdonando gli altri perdoniamo noi stessi. E perdonando noi stessi perdoniamo anche gli altri. È un vincolo a doppia mandata.
È possibile arrivare a questa consapevolezza atraverso la pratica dei protocolli e delle esperienze che noi proponiamo attraverso il metodo dei 7 Passi. Ci sono due frasi che riassumono perfettamente questa interconnessione intima tra il perdono di sé stessi e il perdono verso gli altri:
Perdonando mi libero, perdonandomi libero.
Liberando mi libero e liberandomi libero.
Queste sono le due affermazioni fondamentali che riassumono il fatto che esiste un profondo legame tra tutti gli esseri e che non possiamo pensare semplicemente che la strada della liberazione passi solo dal perdonare gli altri. Perdonando l’altro, perdono anche me stesso perché in un certo qual modo io sono implicato in ciò che è accaduto e la responsabilità è sempre intimamente mia. Occorrono sempre due elementi, la vittima e il carnefice, perché la dinamica della sofferenza si verifichi. Questa intima responsabilità dobbiamo assumercela completamente se vogliamo anche riassumere il potere sulla nostra vita. La via del perdono è dunque un cammino di assunzione profonda di responsabilità.
In uno dei protocolli che noi proponiamo, uno dei passaggi fondamentali si affronta quando si chiede perdono a una persona che ci ha fatto del male. Sembra un paradosso, perché com’è possibile che io debba chiedere perdono a una persona che mi ha violentato, ferito o che ha cercato di farmi del male?
Quando iniziamo ad entrare profondamente in questo processo a livello di esperienza, ci rendiamo conto che esistono un infinità di ragioni per cui chiedere perdono a queste persone: per la nostra incapacità di reagire, per aver permesso che ciò accadesse, perché abbiamo scelto di odiare questa persona, perché non siamo capaci di liberarci da quest’odio, perché non siamo capaci di guarire innanzitutto dentro noi stessi ciò che proviamo. Perché coltiviamo determinate emozioni, perché intimamente sappiamo che in un certo qual modo un determinato fatto è avvenuto perché evidentemente lo abbiamo attirato.
Questa ammissione ci restituisce il nostro potere. Ammettere che la responsabilità intima di ciò che è accaduto deriva da noi – da una parte molto profonda di noi – è una buona notizia, perché significa che così come abbiamo attratto l’evento doloroso, possiamo anche allontanarlo.
Ci sono tanti motivi per cui vale la pena chiedere perdono alla persona che ci ha fatto del male. Apparentemente è un processo illogico, ma se vissuto consapevolmente contiene un enorme potere di liberazione. Paradossalmente è proprio attraverso questo processo che noi recuperiamo potere personale: l’origine di ciò che è accaduto viene riportata all’interno del nostro essere.
Chiaramente questo discorso è amplificabile: molte persone vivono nel senso di colpa e quindi dovrebbero perdonare sé stesse proprio per il fatto di non essersi perdonate l’aver compiuto determinate azioni o l’essere state la causa della sofferenza altrui. In questo modo non lasciano liberi gli altri di aver causato ciò che hanno vissuto.
Liberarsi dal senso di colpa è infatti possibile solo a patto che si passi attraverso la consapevolezza che le cause di ciò che viviamo sono insite in ognuno di noi. Ognuno di noi è assolutamente responsabile di ciò che vive.
Il perdono rivolto a se stessi ci permette inoltre di accedere a una frequenza emozionale molto profonda grazie all’esperienza della gratitudine, che ci conduce al di là della polarità bene/male o dolore/piacere.
Siamo grati sia per le cose dolorose che per quelle piacevoli. Questo concetto è molto importante, perché ci fa capire che dal dolore è possibile trarre un insegnamento, mentre essere grati per il piacere vuol dire riconoscere ciò che di bello ci viene dato.
In che cosa consiste il perdono secondo il My Life Design
Riassumendo, gli elementi del perdono rivolto verso se stessi sono sicuramente la responsabilità e la gratitudine, oltre al coraggio di lasciare libere le altre persone e di permettere a noi stessi di sbagliare. Sbagliare va bene, in quanto l’errore è un importante elemento educativo: è attraverso di esso che apprendiamo e cresciamo e a fare la differenza non sono mai l’errore o l’evento spiacevole in sé, bensì cosa facciamo con ciò che è accaduto. Se riusciamo a trarne un insegnamento importante e a onorare l’accaduto attraverso sentimenti importanti (e non attraverso la colpa), libereremo noi stessi e gli altri.
Perdonare gli altri può essere invece più o meno complicato a seconda di quanto intensamente siamo legati al dolore che proviamo. Se il legame con quel dolore ci pone in una situazione per noi vantaggiosa (perché ci sentiamo vittime, perché abbiamo una ferita di ingiustizia, perché fondamentalmente sentiamo che è così che affermiamo noi stessi, ecc.) allora non riusciremo a perdonare l’altro.
Perdonare gli altri non è ne più facile ne più difficile rispetto al perdonare sé stessi: dipende tutto dalle nostre esigenze profonde e da ciò che troviamo più conveniente. Da un punto di vista evolutivo è senza dubbio molto più conveniente perdonare e vivere nella leggerezza, liberandoci dalle tossine dell’odio e del rancore che ci appesantiscono.
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Chi è Daniel Lumera