Pet Therapy: lavoro sostenibile?
Psicologia e Crescita Personale
Psicologia e Crescita Personale
Alberto Dal Negro, autore del libro Il Potere Terapeutico degli Animali, edito da Macro Edizioni, e Cinzia Ciarmatori, medico veterinario e autrice nel nostro blog ci parlano del lavoro in campo della Pet Therapy.
Alberto Dal Negro
Bella domanda… si darebbe per scontata la risposta, visti i numerosi corsi che stanno prendendo avvio negli ultimi mesi in Italia, e che seguono gli altrettanto numerosi percorsi avviati negli ultimi anni dallo stesso Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali, che ha avuto il merito di elaborare le linee guida nazionali che regolamentano il settore della Pet Therapy.
Peccato che negli infiniti tavoli di lavoro che hanno preceduto l’emanazione delle linee guida stesse, nessuno abbia mai accennato alla sua sostenibilità. O meglio… qualcuno – talvolta in maniera accesa – ne ha fatto ben più di un semplice cenno, ma è sempre stato bellamente ignorato. Eppure bastava porsi una semplice domanda:
Quante persone in Italia vivono di Pet Therapy?
Ma la risposta poteva far paura, perché il numero di chi sopravvive ("vive" è un termine forse troppo impegnativo) forse non arriva nemmeno a dieci. E quando dico "vive’ intendo ‘esclusivamente’, dedicandosi pienamente a queste splendide attività. Quanto meno in maniera ‘prevalente’ rispetto ad altre attività integrative affini (docenze, progetti di ricerca, educazione cinofila, ecc.).
Non dico che non si possa conciliare quest’attività con altre. Anzi. È necessario.
Pet Therapy: corsi e vincoli
Ma allora perché stabilire una formazione così corposa (ricordo che sono circa 200 ore secondo le linee guida), sicuramente onerosa per chi la frequenta, per poter svolgere un’attività che ti obbliga oltretutto a lavorare in team con esperti di vari settori (nelle linee guida si parla di equipe multidisciplinare) in un mercato caratterizzato da numerosi vincoli che ne frustrano poi la realizzazione professionale. “Vincoli? Ma scherziamo? Quali vincoli?” dirà qualcuno.
Mi sono ritrovato personalmente a spiegare, nelle ultime due ore di lezione in più d’uno di questi frequentatissimi corsi, che c’erano – ahimè - dei vincoli. E ne ripeto alcuni in questa sede:
- lavoriamo con un essere vivente, il nostro animale, il quale è il nostro strumento di lavoro (inorridisco io stesso nel dirlo, ma uso necessariamente questo termine per rendere al meglio quello che intendo trasmettere) e che è soggetto a malattie, ha un’infanzia e una vecchiaia, ha necessità prima e dopo l’intervento assistito, abbisogna di attenzione e amore costanti (e siamo felici nel dargliene a piene mani), di cure. E mi fermo qua. Non è il lettino del fisioterapista o lo strumento musicale del musicoterapista.
- Se penso all’uso che ne posso fare (altra aberrazione terminologica che mi permetto, ma consapevolmente) non è certo illimitato rispetto a lettino o chitarra. E non dipende da una mia capacità o bravura, ma da una sua capacità di rispondere a situazioni spesso emotivamente molto forti che impattano sul suo benessere psicofisico. Ricordo a tutti che chi ci chiama ci considera quasi sempre l’ultima spiaggia, e le situazioni su cui ci chiedono di intervenire sono solitamente molto complesse. E il mondo emozionale del nostro animale è messo a dura prova. Diciamo che – nel caso di un cane – può reggere un’ora? E per quel giorno lo lasciamo poi stare in pace? Nella nostra organizzazione ci siamo dati un limite di un’ora a settimana… talora solo una mezz’ora, mai più di due ore (in giorni diversi)… ma forse ci preoccupiamo troppo dei nostri animali (magari un nostro limite…).
- Ne segue che il raggio d’azione è limitato (lavorare un’ora, con un’altra ora di viaggio di andata e un’ora di ritorno è chiaramente controproducente e antieconomico…)
- Quanto dura un progetto? Non parlo di progetti di ricerca finanziati da enti ministeriali, ma di progetti di lavoro, richiesti da chi ritiene questi interventi siano utili a migliorare il benessere psicofisico di bambini, anziani o persone con le più diverse situazioni di disagio. Risposta: molto poco. Si va dalle 6-8 ore alle 20 ore (all’anno!). “Così poco? E come mai?” dirà sempre quel qualcuno… Perché hanno un costo (senza tener conto che oggi non ce n’è per nessuno), ed è un costo già stabilito nella maggior parte dei casi; perché la Pet Therapy è solo l’ultima delle modalità di lavoro presenti sul mercato. Per cui le scuole pagano ‘quel tot’ all’ora (e non importa che attività sia), i laboratori occupazionali per persone con disabilità pagano quell’altro tot, come da regolamento, le case di riposo quell’altro tot ancora… Non siamo noi – che ci proponiamo – a stabilire la tariffa. Affatto! Quella l’ha già stabilita il mercato. Noi ci dobbiamo solo adeguare, argomentando con grande sforzo l’eventuale (mi raccomando, piccolo…) sovrapprezzo, sempre che ci sia consentito.
- E se il richiedente è un ente pubblico non dimentichiamo che anche per un piccolo progetto occorre essere inseriti nella piattaforma online degli appalti in rete, dimostrare di avere esperienza, firmare digitalmente tutti i documenti ed emettere fattura elettronica. Questo il prodotto della semplificazione amministrativa introdotta dal governo…
- Ma non posso lavorare da solo…ho bisogno di un’equipe. Sempre pagata all’interno di una tariffa già stabilita e spesso risibile nel suo ammontare. Ma, un momento, e quale inquadramento scelgo sotto il profilo giuslavoristico? Non posso certo mettermi a libro paga, caspita. Sono solo, almeno quando parto…aprirò la partita IVA. Giusto. E non dimentichiamo che la tassazione in Italia per le partite IVA è superiore al 55% (includo i contributi previdenziali, anche se alla pensione oggi è sempre arduo pensare come a qualcosa di realmente raggiungibile…). “Cosa?” “Ma – iniziamo a fare un esempio - vuol dire che se un’ora di progetto mi viene pagata 60€, ne metto in tasca solo 27? Si. Ma nei 27€ devo considerare il tempo che impiego per aggiornarmi, promuovere l’attività sul mio territorio, curare le relazioni, pagare commercialista, macchina e telefono, eventuali affitti di sede o campo di lavoro, assicurazioni e spese veterinarie, abbigliamento e guinzaglieria, materiali vari. Non aggiungo altro, penso basti questo. Ah, dimenticavo che c’è da compensare anche l’impegno degli altri membri dell’equipe…
- Mettiamo un altro po’ di carne al fuoco: se è una scuola che ci chiama, per un bel progetto di 8 ore, ci chiede di presentare un preventivo (e via con la trafila dell’appalto in rete, dove vince sempre chi fa il prezzo più basso) nella primavera, per poi decidere il vincitore a fine estate e avviare l’intervento nell’inverno o spesso nella primavera successiva. Quindi a volte passa quasi un anno. E nel frattempo? E fatte comunque quelle 8 ore in due mesi? Certo bisogna darsi da fare, darci un giro, fare progetti su progetti (col rischio di tirare su di tutto e di più a discapito della qualità…quindi l’etica in questo settore – come bene sottolinea in ogni convegno il prof. Franco Manti – è importantissima). Bisogna organizzarsi, ma il notaio costa… Allora facciamo una bella associazione sportivo dilettantistica…giusto. Ma siamo poi credibili nel promuovere un servizio professionale con un’associazione sportivo dilettantistica? Ci vuole coerenza… Ma capisco i costi. Li capisco davvero. Solo per buttare lì un altro piccolo limite.
Ma perché queste cose ci vengono dette solo alla fine?
Questa la domanda che mi son sentito dire in alcune occasioni dai corsisti, il cui entusiasmo (motore fondamentale per chi opera in questo campo) era ormai sceso sotto i tacchi… Io solitamente rispondo che le passioni vanno perseguite con tenacia, e l’amore per gli animali ti moltiplica le forze ed è un forte stimolo alla crescita personale, oltre che professionale… Che si tratta di integrare questo ambito con altre attività, magari connesse (formazione, educazione cinofila, tutto quello che volete metterci…spazio alla creatività).
Mi sono trovato in grossa difficoltà, davanti a tante persone, che non volevano credere alla feroce disillusione che li animava. Un entusiasmo così non può andar deluso! Bisogna essere onesti nel dire le cose. E nel creare leggi intelligenti, sostenibili, applicabili. Non basta un bel documento. Occorre molto di più.
Ma per ottenerlo occorre chiedere a chi in quel settore ci lavora tutti i giorni (e poi ascoltare…). A chi conosce ogni sfaccettatura di quel lavoro. A chi vive giorno e notte di quello. A chi le ha provate (e le sta provando) tutte… perché ci crede, perché vede quali effetti producono, quali cambiamenti sortiscono. Sugli altri e su di sé…
Ma serve anche un’ultima cosa: la giusta dose di umiltà.
Alcune riflessioni sulla Pet therapy
“Qualche tempo fa ho avuto modo di incontrare telefonicamente Alberto (Dal Negro, n.d.r.)” racconta la dottoressa Cinzia Ciarmatori, Medico Veterinario, da molti anni impegnata in progetti di Pet Therapy nelle Marche “e tra le altre cose abbiamo avuto modo di confrontarci proprio su quanto sta accadendo nel settore formativo legato agli Interventi Assistiti con gli Animali. Il nostro, pur lavorando in realtà differenti e distanti geograficamente, è un pensiero condiviso. Il pullulare di corsi organizzati da realtà che spesso vantano pochissima esperienza sul campo e che non sono quindi in grado di affrontare con competenza ed esperienza il complesso universo della Pet Therapy, con docenti scelti più per il nome e la carica istituzionale che per reale preparazione, poco ha a che fare con il reale interesse a formare coadiutori e referenti competenti e in grado di affrontare, anche psicologicamente, l’infinità possibilità di scenari e situazioni con cui ci si troverà ad interagire, sempre ovviamente che si riesca davvero ad entrare a far parte di equipe e progetti.
I sogni sono una cosa seria” continua la dottoressa Ciarmatori “e proprio non tollero che vengano sfruttati per altri fini quelli di tutti coloro che pensano di poter fare di questo tipo di attività il proprio lavoro, che non vengono adeguatamente informati PRIMA di investire cifre non certo di poco conto vista quella che è attualmente la situazione nel nostro paese, di quali siano le possibilità reali, le difficoltà e, perché no, i requisiti anche umani necessari. Nella Pet Therapy l’entusiasmo non basta, mettiamo a servizio la nostra relazione con l’animale con cui abbiamo scelto di convivere, ma prima di tutto mettiamo a disposizione noi stessi, la nostra umanità, il nostro essere profondo, e al tempo stesso mettiamo a nudo i nostri limiti, le nostre paure, le nostre fragilità. È necessario sapere se siamo davvero pronti per questo!”
Proposte operative
Non vorrei concludere però con una lista di cose che non vanno, per cui aggiungo alcune proposte operative.
Una prima formazione breve per i coadiutori per poter essere operativi (magari mi accorgo che questo settore non fa per me e non investo tempo e denari superflui) e aggiornamento periodico - annuale o biennale - da parte di operatori esperti (non conta solo la qualifica ma l’esperienza guadagnata sul campo!)
- Equipe multidisciplinare dinamica, vale a dire fra i vari operatori cointeressati al benessere di quel destinatario (ci sono già le figure professionali che si occupano di quella persona; basta collaborare attivamente con loro; in questo caso non c’è nessun costo aggiuntivo!)
- Necessità di mettersi in rete fra coadiutori per aumentare le potenzialità individuali e ampliare la portata degli interventi (è il confronto che favorisce e accelera la crescita personale e professionale, non solo la formazione!)
- Creazione di una rete di organizzazioni esperte con funzione di mentoring di realtà più giovani. Questa è cooperazione! Nessuno teme la concorrenza di realtà operative di altre regioni, o anche solo di altre province (“collaborazione” e “cooperazione”: sono i termini del futuro! L’individualismo e la competizione non portano da nessuna parte…).
E anche qui ci sono già realtà che stanno colonizzando altre regioni con le loro proposte formative, dimenticando che poi ci sono stage applicativi da fare. Un assurdo.
Chi fa questo mestiere, lo fa perché ci crede, per convinzione e passione, perché saggia con la propria mano e col proprio cuore ogni istante di condivisione col proprio animale, nella vita e nel lavoro, vede coi propri occhi tutto quello che succede, quali cambiamenti la relazione con un animale riescono a suscitare…
Come descrivo ad un certo punto nel mio libro “Ogni momento di benessere – in questo caso vissuto con un animale vicino – è una perla rara per persone (bambini, adulti, anziani) che soffrono. E una perla infilata dietro a un’altra formano nel tempo una bellissima collana, che, una volta indossata, ci rende più belli e felici. Non ce la toglie più nessuno: è lì, con noi, e con quella vivremo per tutta la vita.”
E collaborare, se il fine è questo, è una delle cose che dobbiamo imparare a fare… e ad insegnare.
Articolo scritto da Alberto Dal Negro, autore del libro Il Potere Terapeutico degli Animali, edito da Macro Edizioni e di articoli sulla Pet Therapy nel nostro blog e da Cinzia Ciarmatori, medico veterinario e autrice nel nostro blog.
Il Potere Terapeutico degli Animali
Pet Therapy. Storie ed esperienze reali di vita sulla forza terapeutica del rapporto con gli animali