La Saggezza dell'Asino: ritratto di un malato cronico. Ti riconosci?
Cure Alternative
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"In quale tipologia di malato ti collochi? Fra i saccentoni o fra i sempliciotti? Fra i sempliciotti? Allora dovresti essere già sano da un pezzo! Ma se ciononostante hai deciso di far vivere una primavera al tuo corpo e di recuperare la vista, percorreremo insieme questa strada". Leggi un estratto tratto da La Saggezza dell'Asino!
Redazione Web Macro
"In quale tipologia di malato ti collochi? Fra i saccentoni o fra i sempliciotti? Fra i sempliciotti? Allora dovresti essere già sano da un pezzo! Quindi fai parte dei suicidi particolarmente intelligenti e istruiti.
Ma se ciononostante hai deciso di far vivere una primavera al tuo corpo, di organizzare una giornata di festa per la tua anima e di recuperare la vista, percorreremo insieme questa strada.
Se invece non è così, è la tua scelta e io la rispetto, a patto che tu lo decida consapevolmente. Proseguiamo il cammino con una perdita minima, e spero che tu non sia più dei nostri.
Esiste una scala in base alla quale classificare le persone malate.
Primo gruppo: i sempliciotti
Sono quelli che finiscono per caso in ospedale e ne escono poco dopo di nuovo sani. Li chiameremo provvisoriamente candidi ottimisti. Perché?
Perché il loro morale è sempre migliore della loro condizione fisica.
Immagina qualcuno a cui è passato sopra un rullo compressore. Lo si raschia via dall’asfalto e lo si porta in ospedale all’accettazione. Mentre è sdraiato sulla barella chiede: «Dottore, quand’è che posso andare a casa?».
La diagnosi dice che non arriverà al giorno dopo, ma lui fa già progetti per la “terapia della camporella”, e si domanda a quale ragazza farà la corte domani e dietro a quale cespuglio si imboscherà con lei se oggi verrà dimesso. Significa che le condizioni fisiche dei sempliciotti sono davvero sempre molto peggiori del loro stato d’animo: in questo gruppo possiamo escludere quasi del tutto la presenza di malati cronici. O guariscono o muoiono, ma di vecchiaia.
Secondo gruppo: i saccentoni – l’esercito degli omini tutta testa
Sono proprio molto intelligenti e istruiti, e sanno semplicemente tutto. In fin dei conti sono malati già da vent’anni, sono informatissimi e avvelenano l’ambiente. Procurano l’infarto ai loro famigliari e fanno imbestialire i medici. Se dici a un sempliciotto che ha bisogno ancora di un mese di cure, vedrai comparire sul suo viso i dubbi, poiché si starà chiedendo se riuscirà a reggere così tanto. Non riesce a credere che ci voglia una terapia così lunga per una testa staccata.
Ma i saccentoni…
Un’occhiata al loro viso è sufficiente per rendersi conto che sono venuti a prendersi l’anima del medico…
In queste persone lo stato d’animo è sempre mooolto peggiore di quello fisico.
Per esempio: gli spunta un brufolo sul naso, allora il saccentone va dal medico e gli chiede: «Dottore, morirò, non è vero?». Oppure, assumendo un’aria intelligente, chiede (senti com’è bella questa frase): «Dottore, nell’esercizio della pratica le sono mai capitati casi di guarigione da…» e qui inserisce il suo acciacchino.
Il messaggio fra le righe è: «Nella sua pratica e in quella della medicina mondiale non esistono casi di guarigione dalla mia malattia».
Qualunque cosa tu dica, qualunque prova tu adduca del fatto che la sua è una malattia ridicola, facile da curare e da cui già molte persone sono guarite, la sua risposta sarà: «Lo vorrei sperare, ma ho i miei dubbi».
Il mondo dei saccentoni è vario.
E il loro primo sottogruppo è un errore della natura che si è riprodotto. Sono i malati per cui la guarigione è l’unico obiettivo nella vita.
Immagina che la guarigione sia l’unico obiettivo dell’esistenza. Che cosa succede una volta che l’hai ottenuta? Domani mattina ti alzi. Non c’è niente che ti faccia male, non hai bisogno di andare dal medico, non hai nulla di cui lamentarti con la tua vicina. Non c’è niente da fare. In qualche modo si crea un vuoto, dato che la malattia era il centro da cui scaturivano tutti i processi vitali. Hai perso il tuo obiettivo, e questa è una tragedia!
È quindi necessario cambiare se stessi, modificare lo stile di vita consolidatosi nel corso di anni, e anche sconfiggere la fame di attenzioni per la propria persona e non succhiare il sangue a nessuno. La fame, infatti, non è una zia che ti porta i biscotti, ma ti costringe a cercarti il nutrimento. No! Meglio avere le emorroidi, a cui bene o male ci si è abituati, che diventare sani e non avere più uno scopo.
Questi poveri diavoli sono in giro da decenni a collezionare prove del fatto che sono più intelligenti degli altri, e mostrano ai medici di saperne più di loro. Così tanti anni al servizio della malattia, c’è poco da ridere. «E tutti i medici sono degli imbecilli!». Immagina come si sentono importanti e intelligenti. Una volta guariti, perdono la gioia di vivere.
Questi malati hanno un aspetto esteriore specifico che li rende facilmente distinguibili dalla massa. Anche nel loro modo di comportarsi si sforzano di dimostrare al medico e al mondo intero l’esclusività della loro malattia, e di aggiungere alla lista degli stupidi il nome di ogni specialista che cerchi di confutare la loro tesi.
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Dopodiché sono un po’ più felici. Anche se non dura molto, è comunque un argomento di conversazione con parenti, vicini e amici: «Sono stato da lui. Niente di nuovo. Tutte cose che sapevo già. L’unica cosa che interessa a questi medici è spillare quattrini ai poveri malati!».
Questa categoria di malati cronici non è affatto rara nei miei seminari. Non sei d’accordo? Ho il piacere di comunicarti che fai parte proprio di questo gruppo di malati. Ti ritieni offeso? Non ti agitare, è uno scherzo! Il subconscio funziona in modo che le sue macchinazioni siano fuori dal nostro controllo.
È solo prendendo coscienza di queste cose accuratamente nascoste e sepolte nel profondo del subconscio che possiamo sconfiggere la sofferenza e diventare individui belli, felici e capaci di cavarsela.
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Il secondo gregge è formato da saccentoni con circonvoluzioni cerebrali gommate e sterilizzate: sono i soggetti che provano piacere nell’essere malati, e li possiamo definire psicomasochisti e psico-onanisti. Danno sempre la colpa al destino, sono perennemente dediti all’autoflagellazione e si masturbano con le loro circonvoluzioni cerebrali.
Ne avessero almeno tante, invece le si contano sulle dita di una mano! E poi si lamentano: «Ah, come sono sfortunato, com’è crudele il destino! È la mia croce, e la porterò per tutta la vita».
Ma già mentre ne parliamo ci rendiamo conto che sulla Terra i miracoli non esistono. O meglio, sono possibili solo nella misura in cui contribuiamo alla loro realizzazione.
La terza sezione è quella dei sadici perversi.
Costoro traggono un piacere sadico dal fatto che chi li circonda soffra per loro, e si sentono meglio quando sanno che c’è qualcuno che sta peggio di loro.
Il quarto sottogruppo è il branco degli alligatori succhiasangue con coda di pavone.
Si tratta di un gruppo particolare di vampiretti che esige attenzione, amore o compassione dagli altri. E tutti quanti questi saccentoni vogliono essere sani. Tutti versano lacrime di coccodrillo e si danno importanza dimostrando l’incurabilità della propria malattia.
In altre parole, quando sei malato, ottieni i dividendi. È una legge. Per questo ti opponi inconsciamente alla guarigione. O sei di un altro parere? Oh, oh, oh, mio caro, se tutti recuperassero la salute in base al tuo assenso o al tuo dissenso, avresti la fama di grande guaritore!
La classificazione zoologica dei saccentoni è variegata. Qui ci siamo limitati a esaminarne alcuni sottogruppi. Potresti fondare il tuo gruppo o un nuovo partito con grande successo, ma questo non eliminerebbe la fissazione che hai in testa e che si riflette nel tuo corpo.
Allora, dopo aver studiato fin nel minimo dettaglio il ritratto di un eterno insoddisfatto malato cronico, già all’inizio della conversazione si può stabilire chiaramente a quale tipo appartieni, che cosa ti impedisce di diventare sano e soprattutto che cosa ti può essere di aiuto.
E adesso, ancora una volta, la stessa domanda trabocchetto: in quale gruppo ti classifichi? Dimmi un po’, vuoi essere amato? Naturalmente! Se è così, allora dovresti prima di tutto amare e rispettare te stesso.
Sei un esperto meraviglioso. E ognuno di voi è impagabile come padre, madre, nonno e nonna. Ma per te stesso finora non hai trovato il tempo".
Che ne è stato di te a causa di quest’atteggiamento
di menefreghismo nei tuoi confronti?
Riflettici su!
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