Cassetti di Parole... apriteli a San Valentino
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In questo periodo l’etichetta esige che si parli d’amore. E noi, che al bon ton ci abbiamo sempre tenuto, non possiamo esimerci dal farlo. Pensandoci bene non esiste al mondo argomento più chiacchierato: dal parrucchiere, dal macellaio, al bar, nei testi delle canzoni, nei film, nelle pubblicità… ogni occasione è buona per parlare d’amore. A volte però si corre il rischio che a forza di cercare nuove sfumature si perda di vista l’essenziale.
Redazione Web Macro
In questo periodo l’etichetta esige che si parli d’amore. E noi, che al bon ton ci abbiamo sempre tenuto, non possiamo esimerci dal farlo.
Pensandoci bene non esiste al mondo argomento più chiacchierato: dal parrucchiere, dal macellaio, al bar, nei testi delle canzoni, nei film, nelle pubblicità… ogni occasione è buona per parlare d’amore. A volte però si corre il rischio che a forza di cercare nuove sfumature si perda di vista l’essenziale. Come durante quelle riunioni interminabili durante le quali a furia di parlare ci si dimentica il motivo della riunione.
Per evitare di aggiungere ulteriore brusio al chiacchiericcio già fitto che avvolge l’argomento abbiamo deciso di non parlare d’amore, ma di ascoltare, per una volta in silenzio, cercando di capire quali sono le vere parole dell’amore, quelle che aprono i cassetti importanti della nostra vita.
Abbiamo chiesto ai nostri colleghi di giocare a: “Dimmi la prima parola che ti viene in mente se dico amore”.
È stato piacevole scorgere nei diversi sguardi cassetti che si aprivano, cassetti che si chiudevano sbattendo con forza per paura che uscisse quel che c’era dentro, cassetti enormi pieni zeppi di cose che saltano fuori appena li socchiudi, cassetti vuoti all’apparenza, che però a ben guardare nascondono negli angoli vecchie cianfrusaglie dimenticate (sarà vero poi?).
Private del tempo necessario alla riflessione e incalzate dall’effetto sorpresa della domanda, le prime parole che saltano fuori dai cassetti sono le più sdoganate.
Sono quelle che l’uso comune ci ha da tempo abituati a usare, perché ritenute “adatte e appropriate” alle discussioni amorose, quelle da giocarci come passepartout: qualcuno dice CIOCCOLATINI , SCATOLA A FORMA DI CUORE, NASTRI ROSSI, FARFALLE NELLO STOMACO, FELICITA’, SERENITA’, VITA, SERENATA, GIOIA PURA, CUORI e CUORICINI, SOLE, MARE. Impossibile non intravedere nella genericità di queste risposte la voglia degli interlocutori di rimanere in superficie, senza frugare davvero nel cassetto per capire quale angolino nascosto si illumina sentendo la parola “amore”.
Tra gli uomini invece vanno per la maggiore le risposte goliardiche e gli sguardi di indispettita superiorità.
“Come non ci fosse altro da fare che parlare di sciocchezze”. Eppure, tra i risolini di scherno e le occhiate di complicità maschile, giureremmo di aver sentito riecheggiare un’infinità di cassetti che sbattono chiudendosi con decisione. Non sia mai che qualcosa di vero ne esca fuori. Suvvia, ne va del sex appeal…
Qualcuno invece sorride con dolcezza e spalanca il cassetto dei giocattoli.
“Mio figlio”, “il mio cucciolo”, “il sorriso della mia bambina”, lasciando trapelare l’incredulo stupore di chi, pur avendone sempre sentito parlare, non avrebbe mai creduto che diventare genitore potesse essere “tutto questo” e come un figlio potesse riempire tutto. Tempo, pensieri… e parole.
Altri azzardano il “dietro le quinte” e aprono con emozione il cassetto della biancheria.
PASSIONE, BRIVIDO, PAROLE SUSSURRATE, RESPIRO, BACI… quei baci che dopo due secondi di riflessione diventano “IL BACIO”, lasciando intendere che ci sono tanti baci nel cassetto, ma forse solo uno salta fuori quando si parla d’amore. E poi una voce, timida, risponde “mia moglie”. Dio salvi i timidi.
Poi ci sono i più romantici, che vanno a frugare nel cassetto delle lettere d’amore che non si ha il coraggio (o la forza) di buttare via.
BARCA, VIAGGIO, SGUARDI, INFINITO, CONDIVIDERE EMOZIONI, LE RISATE DEL CUORE, GUARDARE IL MARE, LIBERTA’. Riaperti gli occhi e tornati alla realtà, non si capisce bene se le risposte si riferiscono alle cose che troviamo nei nostri cassetti o a quelle che cerchiamo invano perché ne abbiamo nostalgia. Che sia una cosa o l’altra, è bello che la parole amore pizzichi il nostro romanticismo, non importa poi tanto se dal cassetto scivola giù una sottoveste nuova o un maglione di 30 anni fa.
C’è anche chi il cassetto invece l’ha chiuso e ha buttato la chiave.
“Direi agonia”, “l’amore non so più cosa sia”, “non saprei cosa dirti, ho cancellato tutto dell’amore”, “non ho niente da dire a proposito”… a conferma che il tempo degli addii è sempre imperfetto, che sia un amore passato o presente, perché anche se buttiamo via la chiave, il cassetto rimane occupato. Prima o poi qualcuno che arriva a scardinare il passato c’è. Si fa pulizia, si ricomincia da capo, ma qualche granello di ricordi in un angolino nascosto, rimane. Non a caso l’imperfetto è il tempo delle favole, e ogni favola, bella o brutta che sia, merita di essere raccontata. Queste risposte reticenti ci sono piaciute. A riprova che a volte nulla è più vero di una bugia.
Infine ci sono quelli che attingono dal cassetto delle “parole nuove”, che non sono poi nuove davvero, ma acquistano un aspetto inedito grazie all’esperienza.
Nel cassetto troviamo: un CIONDOLO A FORMA DI CHIAVE, che promette di aprire la porta ai sogni di felicità più coraggiosi; IL BIGLIETTO DI UN CONCERTO, che suonerà per sempre le note di quel primo incontro. Un incontro per sempre; un TRENO, che è arrivo e partenza, abbraccio di benvenuto e pianto di addio, attesa palpitante e distanza logorante, un treno che trova e lascia, va e viene, scandendo con le solite impazienti fermate, l’attesa del prossimo bacio; “la CURA” di Battiato, quella dichiarazione d’amore tanto attesa (chissà poi se è arrivata); LE CAMMINATE IN MONTAGNA o LE ONDE DELLA GUADALUPA, che sbucano dal cassetto come cartoline a cui si è affezionati. A volte sappiamo perché, a volte invece i ricordi son talmente sfocati che non sapremmo ritrovare quell’emozione che ce le ha rese così care. Ma se le abbiamo tenute strette un motivo c’è. E tutto ciò che si conserva c’entra sempre con l’amore perché “non è l’amore che va via, il tempo sì…”. Capossela docet.
La fine di un qualcosa, amore o articolo che sia, è sempre il momento in cui ci si aspetta di “trarre delle conclusioni” sensate.
Ma aprire e chiudere cassetti non è logico, né razionale. Spesso lo facciamo senza un perché.
Capita che un cassetto si chiuda perché semplicemente ci inciampiamo dentro e ci dimentichiamo di riaprirlo, altri li apriamo per sbaglio, cercando tutt’altro e scopriamo che quel che abbiamo trovato è esattamente quello di cui, senza saperlo, avevamo bisogno. Ci sono cassetti che apriamo e chiudiamo continuamente, cercando ogni volta di riordinare meglio della volta precedente, incrociando le dita che sia l’ultima. A volte funziona. A volte no.
Ci sono cassetti che non vogliamo aprire per paura di quel che potremmo trovarci, altri che facciamo fatica a chiudere, perché l’imperfetto non piace a nessuno, altri che dobbiamo ancora scoprire, non appena ritroveremo la voglia di cercarli. Alcuni rimarranno aperti a metà perché non avremo il coraggio di vedere fino in fondo cosa c’era dentro o di cancellare definitivamente il bello che ci abbiamo intravisto. Altri ancora non li chiuderemo mai e continueremo a riempirli di cose stupende per tutta la vita.
Non ci sono regole. Non ci sono misure. Non ci sono modelli predefiniti.
Quindi non abbiamo un augurio standard per questo San Valentino.
Ad alcuni potremmo augurare una vita di formidabili passioni, ad altri la serenità di un amore equilibrato e rassicurante; ad alcuni dovremmo augurare di ammettere che non c’è rimasto niente, ma altri si accontenterebbero di metà di quel niente, se quel niente è tutto ciò che hanno. Ad altri ancora dovremmo augurare che tutto rimanga com’è, perché la loro realtà ha superato ogni loro migliore fantasia. E tutto questo è amore, non ce n’è uno migliore degli altri.
Il perché o il percome non sempre hanno senso. Non cerchiamoli per forza dappertutto. Nell’amore, per esempio, non ci sono.