Resilienza versus Resistenza. Riflessioni per un mondo nuovo.
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Di fronte alla situazione attuale a livello planetario, a dir poco difficile, mi sto andando interrogando ultimamente sul significato di etica, ossia cosa vuol dire essere etici oggi. L’etica è quella parte di filosofia che si occupa dei comportamenti umani, del loro status e della loro classificazione. In sostanza valuta (o perlomeno prova a capire) cosa è giusto o sbagliato, cosa è bene e cosa è male, quali sono i vizi e quali le virtù ecc.
Valerio Pignatta
Oggi assistiamo a una degenerazione bellica in vari continenti, a una catastrofe climatica globale e a una sempre maggiore compressione di diritti dei cittadini da parte degli stati, anche nelle cosiddette democrazie occidentali. Non è difficile immaginare che, tra qualche tempo, per la persona comune non ci sarà più una grande possibilità di scegliere come curarsi, cosa mangiare, cosa coltivare, come scaldarsi (come molti sapranno, in certe regioni italiane, al di sotto di certe altitudini non si può più usare la legna) e anche come spostarsi (basti pensare all’auto elettrica con tutte le problematiche economiche e non solo che comporta). Lo stato (e le Unioni di stati, diciamo così…) viaggiano verso la regolamentazione di ogni aspetto della vita quotidiana in funzione favorevole a multinazionali e sistemi di potere familiare o finanziario. Bene (si fa per dire).
Poiché nel passato si sono già verificate situazioni abbastanza simili (seppur mai così gravi e pericolose, basti pensare all’uso bellico dell’energia atomica), mi parrebbe importante ancorare l’etica dell’essere umano odierno al concetto di resistenza (o ancora meglio: Resistenza).
Ultimamente va molto di moda invece il termine resilienza. Figura persino nell’onnipresente PNRR, “Piano nazionale di ripresa e resilienza” appunto. Con cui di fatto comprano le anime di vari e pii amministratori istituzionali e non di ogni colore. La resilienza ti abitua a fletterti per abituarti e poi (eventualmente) rispondere con maggiore verve di prima. Così dicono. A mio parere la resilienza di cui vorrebbero ci ammantassimo le istituzioni (basti ricordare durante la pandemia: siate resilienti, ce la faremo, andrà tutto bene…) abitua a un adattarsi a condizioni di pressione esterna. In un certo senso accoglie, sopporta, lascia entrare, cuoce a fuoco lento. È una sorta di arma a doppio taglio. Ad esempio, per delle donne vittime di abusi il fatto che siano resilienti non gioca a loro favore. Non lo condivido. Mi piace di più pensare a queste donne (e in generale all’umanità tutta) come resistenti, non resilienti. La resistenza infatti è un atto di volontà nell’opporsi, è una determinazione ferma, è la fermezza inamovibile nella propria posizione e la difesa forte della stessa senza compromessi.
Questa resistenza però non la vedo a livello di massa, ma solo in qualche gruppetto sparuto di “vecchietti”. Sì, perché i giovani, nella maggior parte dei casi, sono caduti negli schermi e non riescono più a trovare la scaletta per risalire. Io allora augurerei alla comunità sorta intorno alla casa editrice Macro di ritrovare questa fermezza e di manifestarla con orgoglio e determinazione.
Si tratta quindi di un augurio, ma anche di un invito a trovare maggiore resistenza e coerenza. Certamente, una coerenza totale su questo pianeta è impossibile. Tuttavia è gratificante anche solo a livello personale quando pensiero, emozioni e azione sono coerenti e conseguenti. Si sta bene, o almeno meglio. Indipendentemente dai risultati. Mi piacerebbe allora, come in un piccolo sogno a occhi aperti, vedere nelle persone un desiderio di maggiore consequenzialità quotidiana tra cervello, lingua e braccia. Del resto, dice il poeta, chi sogna di giorno sa molte più cose di coloro che sognano solo di notte e cui esse sfuggono.
Sfuggono anche perché solitamente siamo di corsa. Indaffarati. Diceva un eremita che ho conosciuto molti anni fa, che oggi c’è tanta (troppa) fiducia nel fare. Ma prima di fare bisogna essere. Da questa condizione di elevazione morale si arriva direttamente di nuovo alla Resistenza.
Essere e resistere sono un binomio inscindibile per un reale essere umano contemporaneo che vuole continuare a essere tale. Perché se il cospirazionismo dilagante – pur con le sue scomode verità talvolta – ci vorrebbe far credere che siamo in un mondo di tiranni dominatori e di schiavi dominati in effetti sbaglia decisamente analisi. Si tratta di una percezione errata della realtà. Perché laddove nessuno obbedisce nessuno comanda. Dove nessuno delega a istituzioni o organismi vari nessuno pilota. "Ricordiamoci che Simone Weil ci ha fatto notare che il potere è in mano a coloro che riescono a far sognare agli altri i loro sogni. Io preferisco avere i miei". Namasté.