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Come costruire una Comunità di successo?

Nuove Scienze

Come costruire una Comunità di successo?

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Come costruire una Comunità di successo?

L’idea di costruire intenzionalmente delle comunità resilienti non è nuova. Pionieri e gruppi di persone di comuni vedute hanno agito informalmente fin dal XIX secolo per individuare stili di vita funzionali, sostenibili e capaci di riflettere i comuni valori di aggregazione che favoriscono la formazione dei gruppi.

Nel suo bestseller internazionale, La Resilienza con il Cuore, Gregg Braden espone in modo esauriente il suo modello di comunità resiliente, una comunità costruita secondo principi di vita di straordinaria umanità. Viviamo tempi in cui la creazione di una comunità solida può essere la soluzione per le sfide che l’umanità attualmente sta affrontando.

A cura di Elena Sanda Chira, redazione della collana Scienza e Conoscenza 


Redazione Web Macro

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Princìpi della resilienza di comunità

Come potete immaginare, probabilmente vi sono infinite ragioni che determinano la creazione delle comunità, e questo si riflette nel numero di comunità che si sono formate e disgregate col passare degli anni. Per esempio, la comunità di Fairhope, in Alabama, fu fondata nel 1894 e si basava su un sistema di imposizione fiscale adatto a tutti i suoi membri. Anziché avere la proprietà diretta del terreno coltivabile, i soci della comunità prendevano in affitto i terreni per un periodo di 99 anni, come accade oggi in alcune comunità di nativi americani. In tal modo la terra viene bene utilizzata da singoli individui e famiglie nel corso della loro vita, pur rimanendo patrimonio della comunità quando i proprietari non possono più usarla. La sola tassa esistente nella comunità di Fairhope era una tassa demaniale, che copriva le spese relative alle scuole, alla viabilità e al governo della comunità. La visione aggregante che ha portato alla creazione di Fairhope un secolo fa continua ancora oggi a sostenere una piccola e vitale comunità di successo.

Altre comunità si fondano su vari tipi di princìpi di base, quali i valori spirituali, l’amore per la semplicità del vivere e il desiderio di crescere la prole in un ambiente comunitario. Alcuni esempi di comunità vincenti fondate nel XX secolo e attive ancora oggi includono la Findhorn Foundation, nata nel 1962 in Scozia, l’Ananda Village, fondato nel 1968 in California e vari altri ecovillaggi. Per quanto le motivazioni specifiche che portarono alla creazione di tali comunità possano essere diverse, il protrarsi del loro successo è dovuto ad alcuni tratti comuni. Il Berkana Institute fu fondato nel 1992 per costituire una fucina di idee innovative riferite allo stile di vita resiliente. Nelle parole della sua cofondatrice, Margaret J. Wheatley, la funzione dell’istituto è la seguente:

«Fin dal 1991 abbiamo imparato dalla vita (dai sistemi viventi) come fare per creare sistemi interdipendenti, adattivi e resilienti. Tutto ciò che abbiamo fatto ha rappresentato un esperimento consapevole per comprendere meglio due delle più vigorose capacità vitali: l’auto-organizzazione, cioè quel processo mediante il quale la vita crea ordine (efficacia) senza fare ricorso al controllo; e l’emergenza, vale a dire i mezzi di cui la vita si serve per creare un cambiamento a livello di tutto il sistema, portando le cose in scala».

 

 

Un modello affermato di resilienza rivolta alla comunità include i seguenti princìpi:

  • spare capacity,
  • flessibilità,
  • insuccesso contenuto,
  • recupero rapido
  • apprendimento costante (feedback).

Il principio di resilienza della comunità di Berkana è questo:

La natura è semplice; le leggi della natura sono semplici ed esistono perché funzionano.

Siamo circondati dalla natura e, se abbiamo abbastanza saggezza per riconoscere ciò che funziona per tutte le altre forme di vita del pianeta, probabilmente quella cosa funzionerà anche per noi. Questo è il nucleo centrale della filosofia di Berkana, che parte dalla convinzione che la comunità custodisca all’interno di sé i sistemi intelligenti che detengono la chiave di risoluzione dei propri problemi, quando si presentano.

In breve, tali princìpi affermano quanto segue:

  • Ogni comunità è ricca di leader.
  • Qualunque sia il problema, la comunità stessa ne detiene la soluzione.
  • Non dobbiamo aspettare alcuno. Abbiamo molte risorse di cui servirci per migliorare le cose adesso.
  • Abbiamo bisogno di un chiaro senso della direzione in cui stiamo andando, e anche di sapere quale sarà il prossimo elegante, minuscolo passo da fare.
  • Procediamo un passo alla volta, costruendo il sentiero, mano a mano che lo percorriamo.
  • L’azione locale si evolve per creare un cambiamento sociale trasformativo quando è collegata a un’azione similare nel resto del mondo.

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Anche se i valori spirituali, economici, sociali e politici hanno costituito il nucleo principale di molte comunità alternative del passato, costruite intenzionalmente e capaci di resilienza, oggi esiste un altro fattore in grado di innescare lo sviluppo di nuove e più vaste comunità: l’affermarsi di una ulteriore diffusione delle comunità trae origine dalla sensazione che un giorno avremo bisogno di ciò che esse hanno scoperto, per rimpiazzare quelle modalità di vita insostenibili attuali che sono sicuramente destinate a fallire. Se si prendono in considerazione gli effetti del cambiamento climatico e della globalizzazione, oltre all’impatto di altri estremi, sembra che quel momento possa essere ormai arrivato.

Un modello di riferimento per la resilienza di comunità

È un luogo comune dire che ogni viaggio ha inizio dal primo passo. Il corollario, meno diffuso, di questa affermazione, è che spesso proprio ciò che accade per portarci a compiere quel passo rappresenta la parte più ardua del viaggio. La nostra disponibilità a riconoscere un bisogno, la nostra scelta di fare un cambiamento positivo e la nostra promessa di impegnarci a svolgere il lavoro necessario per realizzarlo, unite alla disciplina che tale viaggio esige da noi, danno credito a questa affermazione.

A livello formale o informale, ogni comunità resiliente deve cominciare da qualche tipo di premessa, una filosofia come quella espressa dal Berkana Institute. Se voi e i membri della vostra comunità nascente siete onestamente in grado di riconoscere che quei princìpi vi si addicono, allora state già avviandovi sullo stesso percorso e avete già a disposizione le fondamenta di una solida filosofia su cui basare i vostri prossimi passi. Quando è in ballo la creazione di una comunità vincente e resiliente, è importante incorporare i princìpi necessari all’interno del suo stesso modello. Uno dei modi per farlo è la messa a punto di ogni fase in chiave olistica, tenendo a mente queste idee fin da subito, anziché cercare di dare dei ritocchi a posteriori.

In altre parole, queste idee, per poter funzionare, devono essere concepite secondo una modalità che funzioni per la comunità. Si può spaziare da un insieme formale di norme scritte che descrivano i livelli di finalità e di sviluppo di una data comunità, a una semplice conversazione che stabilisca un accordo occasionale tra due famiglie e si concluda con una stretta di mano, in vista di realizzare un obiettivo comune. Il vero fattore chiave è che i passi da intraprendere devono funzionare per tutti. Le seguenti fasi presentano un modello di riferimento contenente le linee guida che ogni comunità resiliente è tenuta a sviluppare per conto proprio, formalmente o informalmente.

  1. Individuate i bisogni della vostra comunità. Perché avete scelto di aggregarvi? Identificate l’esigenza comune che sperate di soddisfare attraverso la condivisione del vostro impegno.
  2. Individuate la visione della vostra comunità. Chiarite l’obiettivo o gli obiettivi della vostra comunità, la forma in cui si manifesterà il successo una volta che lo avrete ottenuto, e come farete a sapere di averlo raggiunto. Fra i fattori da prendere in considerazione vi sono i seguenti: i vostri obiettivi sono specifici e progettati per un bisogno una tantum, oppure sono progettati per trasformarsi in uno stile di vita? Sono obiettivi sostenibili e possono essere accettati da una comunità allargata o dalla società in genere? Siate specifici su cosa sperate di realizzare e sulle pietre miliari che vi segnaleranno la vostra riuscita.
  3. Individuate il vostro piano di azione. Identificate le fasi che conducono alla realizzazione dei vostri obiettivi. Decidete scadenze realistiche e assumete ruoli e responsabilità in vista della realizzazione di ciascuna fase del piano.
  4. Comunicate. Reperite una modalità di condivisione di pensieri, idee, emozioni e preoccupazioni che inevitabilmente si presenteranno in qualsiasi ambiente di vita in comunità. Può trattarsi di qualcosa di informale, come un accordo che preveda la condivisione di tali problematiche appena si presentano, oppure di qualcosa di più formale, come stabilire un momento preciso in cui incontrarsi a tale scopo. In questo modo la comunità si mantiene costantemente informata su ciò che funziona o non funziona e su quali sono gli aspetti che necessitano di revisione rispetto a metodi e procedimenti.

Questo è un esempio del tipo di modello che potreste voler utilizzare per dare avvìo alla vostra comunità. È di natura volutamente generale, per poter essere applicato a quasi ogni tipo di comunità. Ora che abbiamo il modello, il metodo migliore per verificare il funzionamento di questi princìpi nella realtà quotidiana fa appello alle storie di casi. Avendo vissuto in varie zone rurali e anche in alcune delle più vaste aree urbane degli Stati Uniti, ho avuto l’opportunità di osservare personalmente la vita di svariate comunità. Inoltre ho potuto verificare cosa funziona e cosa non funziona nel caso in cui un gruppo di persone cerchi di applicare su larga scala ciò che ha imparato nell’ambito di piccole comunità. In base ai risultati riscontrati, il quadro di riferimento minimo per costruire con successo una comunità resiliente include le seguenti azioni:

  • identificare il motivo per cui la vostra comunità si sta aggregando,
  • identificare la visione comune che caratterizza la vostra comunità, 
  • identificare il vostro piano comunitario,
  • identificare come intende procedere la vostra comunità per comunicare il feedback.

 

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