Einstein: il genio insuperato e i misteri che ha lasciato dietro di sé.
Nuove Scienze
Nuove Scienze
Albert Einstein, il genio che ha rivoluzionato la nostra comprensione dell'universo con la sua teoria della relatività, è senza dubbio uno dei più grandi pensatori della storia. Nonostante i suoi innumerevoli contributi alla comprensione della natura della luce, del concetto di gravità, della formulazione del concetto di spazio-tempo e ad altri campi della fisica teorica, la sua eredità non ha segnato solo punti fermi nella scienza, ma ha anche lasciato una serie di questioni irrisolte che ancora sfidano i ricercatori oggi.
Redazione Web Macro
Uno dei principali enigmi rimasti irrisolti è la possibilità di unificare la teoria della relatività di Einstein, che descrive la gravità su larga scala, con la meccanica quantistica, che governa il mondo subatomico. Questo tentativo di integrazione ha portato alla ricerca di una Teoria del Tutto, un quadro unificato che spieghi tutti i fenomeni fisici dell'universo con un'unica equazione coerente, che finora nessun fisico, nemmeno il grande Stephen Hawking, è riuscito a formulare con successo.
Il paradosso dei buchi neri
Teoria della relatività e fisica dei quanti, nonostante abbiano dimostrato di essere incredibilmente accurate nei rispettivi ambiti di validità, ovvero il macrocosmo e il mondo delle particelle subatomiche, si scontrano in situazioni estreme come accade per le ipotesi su che cosa siano i buchi neri o su quale sia l’origine dell’universo.
Ad esempio, nei pressi di un buco nero, dove la gravità è estremamente intensa, la relatività generale predice che lo spazio e il tempo si curvino in modo significativo, mentre la meccanica quantistica suggerisce che le particelle debbano comportarsi in modi che sembrano violare le leggi della fisica nota.
Secondo il paradosso dei buchi neri, che Einstein stesso non ha mai completamente risolto, seguendo le leggi della relatività generale, nulla può sfuggire alla sua gravità, nemmeno la luce. Tuttavia, la meccanica quantistica suggerisce che l'informazione non può essere distrutta, portando al cosiddetto "paradosso dell'informazione nei buchi neri". La risoluzione di questo enigma potrebbe richiedere una comprensione più profonda della natura della gravità e della struttura dello spazio-tempo.
Allo stesso modo, nel momento di creazione dell'universo, noto come il Big Bang, le condizioni estreme e le dimensioni infinitamente piccole richiedono una descrizione quantistica della gravità, che attualmente manca.
La materia oscura
L’universo noto è composto principalmente da materia invisibile (96%), mentre solo una piccola frazione è costituita da materia visibile (4%). Quest’ultima è rappresentata da una densità di materia che emette luce, mentre la parte invisibile è composta per il 22% da materia oscura e per il 74% da energia oscura di cui si rivela la presenza dagli effetti gravitazionali che esercita sulla materia visibile.
È paradossale notare come le scienze empiriche, che si basano sulla parte visibile della realtà, assumano leggi o modelli che pretendono di essere universali, cioè applicabili all'intera realtà, senza considerare che si riferiscono solo a una frazione molto piccola dell'universo. Questo concetto di una realtà più ampia e complessa è stato approfondito anche attraverso la fisica quantistica, con contributi significativi da parte di accademici di Massimo Teodorani e Vittorio Marchi, che hanno contribuito a ridimensionare la nostra visione scientifica della realtà.
Nel 1915 Einstein sviluppo la sua teoria della gravità basata sulla curvatura dello spazio-tempo, nota come relatività generale che ha fornito una descrizione accurata del comportamento della gravità su scala cosmica, senza tener conto della materia oscura e dell’energia oscura. Pur non escludendole, non le incluse nei suoi calcoli perché queste nozioni sono emerse successivamente come risultato dell'osservazione astronomica e della ricerca cosmologica.
L’energia oscura è stata introdotta per spiegare l’espansione accelerata dell’universo, ma le sue proprietà fondamentali sono ancora oggetto di intensa ricerca e dibattito scientifico.
Il modello cosmologico di Einstein
Einstein nella sua teoria originale della relatività generale, ha avanzato l’idea di un “universo statico”, aggiungendo una costante cosmologica per bilanciare la forza di gravità e mantenere l’universo immobile. Tuttavia, quando nel 1929 l’astronomo Edwin Hubble scoprì che le galassie si allontanano una dall’altra, suggerendo che l’universo in realtà si stia espandendo, egli considerò la costante cosmologica come il suo “più grande errore”.
Recenti osservazioni basate sulla radiazione cosmica di fondo (CMB) hanno suggerito la presenza di un’energia oscura che riapre le ipotesi sulla teoria del Big Bang.
In conclusione, nonostante le innumerevoli conquiste di Einstein nel campo della fisica teorica, ci sono ancora molti problemi che rimangono irrisolti e che continuano a stimolare la ricerca scientifica. Il suo lavoro ha gettato le basi per gran parte della fisica moderna, ma, ciò nonostante, ci sono ancora molte domande senza risposta che attendono di essere risolte dagli scienziati del futuro.
Una prospettiva originale è quella offerta da Amrit Sorli( https://www.gruppomacro.com/autori/amrit-srecko-sorli), direttore dell’Istituto di Fisica Biettiva ( https://bijective-physics.org/) di cui fa parte anche il fisico italiano Davide Fiscaletti
Possiamo considerare ancora valida l’ipotesi del Big Bang? Che cosa sono i buchi neri? Possiamo considerare valido il modello cosmologico di Einstein? Quale l’evoluzione della sua teoria scientifica?
Il gruppo di ricerca del Dott. Sorli propone un modello cosmologico basato sull’evidenza, ovvero solo su osservazioni astronomiche e senza previsioni teoriche. In questo nuovo modello, esplorando il concetto di spazio superfluido come origine dei fotoni e della massa inerziale, viene proposta una soluzione unificante a enigmi della fisica moderna come la gravità, la materia oscura e l'energia oscura.