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Il nome di Dio è impresso nel DNA umano!

Nuove Scienze

Il nome di Dio è impresso nel DNA umano!

Nuove Scienze

Il nome di Dio è impresso nel DNA umano!

Le origini divine del DNA

Nel 1953 il periodico britannico «Nature» ha pubblicato un rapporto di James Watson e Francis Crick dal titolo "La Struttura molecolare degli acidi nucleici: una struttura per l’acido desossiribonucleico". Grazie alla pubblicazione di questo articolo, si sono spalancate le porte della possibilità di alterare, manipolare e costruire l’essenza stessa della vita: la molecola del DNA. Francis Crick fece scalpore dando la notizia delle enormi scoperte che avevano fatto quel giorno. Come più tardi ha ricordato Watson, Crick dichiarò che grazie ai loro sforzi erano riusciti a «trovare il segreto della vita» !

Gregg Braden ci svela i segreti nascosti del nostro DNA nel suo bestseller internazionale Il Codice della Vita!

A cura della redazione della collana Scienza e Conoscenza 


Redazione Web Macro

 

L’alfabeto del DNA è stato tradotto

Quasi a partire dal momento in cui fu scoperto il codice della vita, scienziati e profani hanno definito la matrice genetica della vita come un “linguaggio”. Nel 1962, il Premio Nobel in fisiologia e medicina è stato assegnato a Watson, Crick e Wilkins per il lavoro da loro svolto nella scoperta della struttura del DNA. Grazie ai loro sforzi congiunti, erano riusciti a produrre la prima mappa del nostro codice genetico e avevano spalancato le porte a una nuova era delle scienze mediche e biologiche nel XXI secolo.

Oggi il DNA può essere concepito come un linguaggio molto concreto che fa capo a un alfabeto arcaico e traducibile. In quel linguaggio è stato tramandato il singolo messaggio, che trascende qualunque differenza possa mai separare i membri della famiglia umana. Per svelare il messaggio contenuto nei nostri corpi fisici, dobbiamo prima comprendere l’alfabeto della vita. Il genio di Watson e Crick consiste nell’aver scoperto come descrivere la molecola stessa del DNA. In termini non tecnici, diremmo che i mattoni della vita sono sorprendentemente semplici e che sono organizzati in una struttura non solo notevolmente efficiente, ma anche esteticamente gradevole. Il nocciolo della ricerca genetica si basa sul concetto secondo cui tutte le forme viventi sono formate dalla combinazione di quattro soli composti chimici. Le unità di base della vita – adenina, timina, guanina e citosina (rispettivamente A, T, G e C) – chiamate basi azotate del DNA, contengono tutte le informazioni necessarie a produrre qualunque forma di vita esistente e conosciuta: il codice di ogni forma di vita è fatto di combinazioni differenti di queste sole quattro basi.

Attraverso un processo che oggi è compreso solo in parte, le basi si dispongono a coppie, dette coppie di basi, in modo che ogni coppia contenga modelli combinabili con altre coppie per poter produrre le matrici della vita. In altre parole, ogni base si accoppia con un criterio specifico, vale a dire: la molecola di guanina si unisce esclusivamente alla molecola di citosina (G-C), mentre quella di adenina si unisce esclusivamente alla molecola di timina (A-T). Le coppie contengono unità di base sistemate l’una di fronte all’altra, in modo da formare i pioli di una struttura attorcigliata a forma di scala, la nota doppia elica.

Il 26 giugno 2000 il mondo intero rimase col fiato sospeso nel ricevere l’annuncio che due società in competizione fra loro, una privata e una federale, avevano unito le risorse per produrre la prima mappa della disposizione delle basi che formano il DNA umano. Per illustrare la mappa, sono apparse sui nostri teleschermi e sulle pagine di noti rotocalchi delle sequenze di lettere apparentemente infinite. Le sequenze, alcune delle quali erano lunghe centinaia di lettere, rappresentavano le basi che erano già state identificate in vari punti della molecola del DNA umano. Tali combinazioni di particelle genetiche sono conosciute sotto il nome di geni. I gruppi di geni formano le 23 coppie di informazioni viventi (i cromosomi) che ci rendono unici in quanto specie.

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IL CODICE DELLA VITA

 

La chiave di traduzione del codice del DNA in un linguaggio dotato di senso risiede nell’applicare a questo processo la scoperta che converte gli elementi chimici in lettere ebraiche. Sulla base dei loro rispettivi valori, l’idrogeno diventa la lettera Yod (Y), l’azoto diventa la lettera Hey (H), l’ossigeno diventa la lettera Vav (V) e il carbonio diventa la lettera Gimel (G). Queste sostituzioni ci rivelano che la forma arcaica del nome di Dio, YH, esiste letteralmente sotto forma chimica nel nostro codice genetico. Attraverso questo nesso fra il nome di Dio e gli elementi chimici della scienza moderna, ora è possibile svelare interamente il mistero e trovare un significato ancora più vasto nell’antico codice che sopravvive in ciascuna cellula del nostro organismo. Le quattro basi del DNA in realtà costituiscono una sorta di notazione stenografica, un’abbreviazione degli elementi rappresentati dalle lettere. Sebbene gli stessi elementi (idrogeno, azoto, ossigeno e carbonio) siano presenti in ciascuna base del DNA, è la quantità di ciascun elemento a variare. Anziché passare per il noioso processo di scrivere, ogni volta che si annota una base, quante volte un elemento vi è presente, gli elementi sono semplicemente indicati per implicazione, attraverso le lettere A, T, C o G.

In ogni cellula di ogni forma di vita c’è un codice, ora svelato!

Poiché il nostro codice genetico è composto da combinazioni di basi del DNA, che talvolta raggiungono la lunghezza di centinaia di lettere, esiste un elevatissimo numero di modi in cui YHVG può essere combinato nelle cellule umane. La scoperta che crea un nesso fra quell’intelligenza e gli elementi chimici della vita conferisce un significato stupefacente. Quando sostituiamo gli elementi chimici moderni alle quattro lettere del nome arcaico di Dio osserviamo un risultato inatteso. Sostituendo alla lettera H finale di YHVH il suo equivalente chimico dell’azoto, il nome di Dio diventa gli elementi di idrogeno, azoto, ossigeno e azoto (HNON), tutti gas invisibili privi di colore e di odore! In altre parole, sostituendo il cento per cento del nome personale di Dio con gli elementi chimici di questo mondo, si delinea una sostanza che è intangibile e tuttavia è una forma molto reale di creazione! In effetti, nelle antiche descrizioni di Dio, ci viene detto che Egli è onnipresente e assume nel nostro mondo una forma che non può essere percepita con lo sguardo. Perciò Egli può essere conosciuto solo attraverso le sue manifestazioni. La prima lettera ebraica che emerge dal vuoto della creazione come la Lettera Madre che ha reso possibile l’universo è Alef. Attraverso un grande e mistico “segreto” Alef si è poi evoluta nel primo elemento che sia apparso nel nostro universo, l’idrogeno, e anche nella prima lettera del nome di Dio: Yod. Le teorie moderne del Big Bang indicano che l’idrogeno è stato il primo elemento a formarsi dall’energia rilasciata nell’istante della creazione e che resta il singolo elemento più abbondante dell’universo. Entrambe le descrizioni sembrano proprio riferirsi allo stesso elemento chimico.

Il nome dell’Uomo è iscritto nel nome di Dio

YHVH = il nome di Dio

YHVG = il nome dell’Uomo

YH (Dio/Eterno) forma una metà del nome di Dio e del nome codificato nelle nostre cellule

Se sostituiamo alle antiche lettere ebraiche gli elementi chimici moderni, risulta evidente che sebbene in quanto esseri umani condividiamo le prime tre lettere che rappresentano il 75% del nome del nostro Creatore, la quarta e ultima lettera del nome chimico degli esseri umani ci separa da Dio. Sebbene la presenza di Dio sia la forma invisibile e intangibile dei tre gas di idrogeno, azoto e ossigeno, l’ultima lettera del nostro nome è la “cosa” che ci conferisce il colore, il gusto, la tessitura e i suoni del nostro corpo fisico: il carbonio. La sola lettera che ci separa da Dio è quindi anche l’elemento che ci rende “reali” nel nostro mondo. Questo non equivale ad affermare che Dio sia semplicemente un gas evanescente fatto di elementi invisibili. Significa piuttosto che sotto forma di idrogeno, il singolo elemento chimico più abbondante nell’universo, Egli fa parte di tutto ciò che sia mai esistito, è e sarà.

 

Il nome di dio           equivalente chimico           il nome dell’uomo           equivalente chimico

Y                             Idrogeno                                        Y                         Idrogeno

H                             Azoto                                            H                        Azoto

V                             Ossigeno                                        V                    Ossigeno  

H                             Azoto                                             G                    Carbonio

 

Sebbene le versioni originali dei testi biblici riconoscano pienamente che il nome di Dio è YHVH, si riferiscono anche alla versione abbreviata YH. Gli studiosi generalmente considerano entrambi i nomi, YHVH e YH, come interscambiabili. Tradotto, il nome YH può essere interpretato come “l’Eterno”. Il significato della parola eterno implica un’esistenza che non ha avuto inizio e che non avrà fine e che funziona al di là dei limiti del tempo e che durerà sempre. È questo aspetto “eterno” a essere comune sia al nome di Dio, YHVH, che al corpo umano, YHVG. I codici segreti dell’antichità e la traduzione letterale del DNA come alfabeto ci mostrano che qualcosa della nostra esistenza rimane duraturo ed eterno. Condividiamo quella qualità infinita col nostro Creatore.

La straordinaria scoperta annunciata dall’autore Gregg Braden è che nel DNA umano risiede il principio unificatore della vita stessa e che siamo esseri divini, abbiamo dentro di noi il potere della creazione e siamo i creatori del mondo che verrà!

 

 

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