La paura è uno stato mentale?
Nuove Scienze
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Fabio Fracas, giovane fisico italiano che ha lasciato il corpo lo scorso dicembre, è oggi ancora qui, a raccontarci qualcosa proprio su di noi, su chi siamo e come funzioniamo con i suoi libri e video interviste sui social. Cosa c’è tra ciò che sentiamo e proviamo a livello emotivo, la mente e il corpo? Ne parla la nostra autrice Daniela Cristina Napoletano
Redazione Web Macro
La mente umana e la memoria
La mente umana è una macchina complessa: produce energia sotto forma di pensieri che sono anche onde informazionali ed è collegata al corpo fisico a livello biochimico con modificazioni fisiologiche. In questo collegamento mente-corpo è coinvolta anche la memoria.
Fabio Fracas, sollecitato da una domanda sulla natura e sul ruolo della memoria, risponde che, sebbene negli ultimi decenni siano state fatte molte supposizioni dalla scienza, l’unica cosa di cui si è certi è che non esite una sola memoria. Si può infatti parlare di diversi tipi di memoria. Ad esempio, è possibile innanzitutto catalogarla sotto due principali tipologie:
- Memoria Filogenetica
- Memoria Personale.
La memoria filogenetica è la nostra memoria come specie. Come fa un bambino appena nasce a sapere che deve succhiare il latte dal seno materno? Non glielo ha insegnato nessuno ma sa in qualche modo come compiere quell’azione specifica!
La memoria personale invece è la memoria che si forma con il nostro contesto sociale, culturale, familiare… con le nostre esperienze di vita! Noi siamo tutto ciò che nella vita impariamo, conosciamo e scopriamo. In questo senso quindi possiamo dire che noi siamo tutte le nostre memorie.
Dove risiede la memoria?
Nel corso dei secoli, la questione della localizzazione della memoria ha affascinato filosofi e scienziati, portando a dibattiti su dove esattamente la memoria risieda nel cervello umano. Cartesio, ad esempio, propose che la mente fosse separata dal corpo e che la ghiandola pineale fosse il punto di interazione tra mente e corpo. Tuttavia, nel tempo, altre teorie hanno suggerito diverse ipotesi sulla conservazione della memoria. Alcuni hanno ipotizzato che la memoria potrebbe essere distribuita in tutto il cervello anziché confinata in una singola regione, mentre altri hanno focalizzato l'attenzione su specifiche aree cerebrali come l'ippocampo.
Gli scienziati di oggi suppongono che la memoria risieda nelle strutture neuronali e sia localizzata in determinate aree del cervello in relazione al tipo di memoria in questione. In particolare, per quanto riguarda le memorie personali, si distinguono due tipi principali: la memoria dichiarativa o esplicita, che coinvolge i processi relativi alla coscienza e consente di ricordare eventi specifici in maniera cosciente, e la memoria procedurale o implicita, che si manifesta attraverso azioni automatizzate che non richiedono la coscienza, come il guidare una bicicletta.
Ciò che è indubbio, è che vi sia una connessione tra la nostra struttura biologica e il nostro pensiero, evidente nel modo in cui il corpo reagisce durante esperienze emotive. Che cosa accade ad esempio quando abbiamo paura? Quando affrontiamo una situazione spaventosa, il nostro corpo reagisce istintivamente contraendosi, innescando una serie di risposte fisiologiche ben evidenti. Quali informazioni, dunque, sono coinvolte a questo livello di interazione tra mente e corpo? È qui che Fracas ci fa notare che la risposta a questa domanda è davvero articolata perché ciò che interviene è tutto ciò che siamo, inteso proprio nel senso più ampio possibile. Intervengono quindi nella parte filogenetica le nostre paure ancestrali e nella parte personale le paure che abbiamo imparato a riconoscere dalle esperienze della nostra vita e che sono localizzate nei processi neurologici e sedimentate e implicate probabilmente nelle aree prefrontali o occipitali del nostro cervello.
Ma non è solo la parte fisica importante, bensì tutto questo processo nel quale costruiamo “tutto ciò che siamo”.
Emozioni e consapevolezza: il punto di vista di Peter Russell
Nell’intervista all’esperto britannico in tema di coscienza, Peter Russell, autore nelle Edizioni di Eckhart Tolle, estrapolata dalle pagine del libro Gli Algoritmi di Elia Tropeano ci viene suggerita una chiave per liberarci dal gioco delle emozioni limitanti, e trovare una profonda e duratura felicità.
“Le emozioni sono profondamente radicate nel nostro sistema nervoso e sono state una parte fondamentale della nostra evoluzione come specie. Hanno un ruolo cruciale nel guidare il nostro comportamento verso ciò che è benefico per noi e lontano da ciò che potrebbe essere dannoso. Ad esempio, la paura è un’emozione che si sviluppa in risposta a una minaccia percepita. Questa risposta emotiva ci prepara a combattere o a fuggire, proteggendo così la nostra sopravvivenza. Allo stesso modo, sentimenti come la gioia o il piacere ci spingono a cercare esperienze che soddisfano i nostri bisogni primari, come il cibo, l’acqua, il riparo e la compagnia. Tuttavia, è importante ricordare che, sebbene le emozioni siano fondamentali per la nostra sopravvivenza e il benessere, non dovremmo permettere loro di dominare completamente la nostra vita. Come ho scritto nel mio libro Letting Go of Nothing in uscita in lingua italiana nei prossimi mesi con Macro Edizioni, possiamo imparare a osservare le nostre emozioni senza identificarci completamente con esse. Questo ci permette di rispondere alle nostre emozioni in modo più consapevole e deliberato, piuttosto che reagire in modo impulsivo.
Inoltre, mentre le emozioni possono aiutarci a soddisfare i nostri bisogni primari e a cercare il piacere, la vera pace e la gioia vengono dal riconoscere che siamo l’essenza consapevole che sperimenta queste emozioni. Questa è la chiave per liberarci dalla sofferenza e trovare una profonda, duratura felicità.”