La scienza è sulla strada giusta? Parte seconda
Nuove Scienze
Nuove Scienze
Sebbene taluni critici si stiano chiedendo se la scienza sia bloccata, altri si stanno domandando se non ci abbia traditi. La realtà in cui viviamo è indiscutibilmente migliore, e si vive una vita migliore grazie ai benefici della scienza. Quest’ultima ha sicuramente fatto centro in alcuni settori, e noi tutti continuiamo a mietere i frutti di scoperte scientifiche come lo sono i progressi della medicina, che hanno aggiunto anni, e perfino decenni, all’aspettativa di vita umana. Ma in altri settori i vuoti e le incongruenze della visione scientifica si sono trasformati in ostinate barriere di fronte al nostro tentativo di svelare i misteri della vita e della natura. Si tratta dei proverbiali “elefanti in salotto”: teorie incomplete che fanno da base alle credenze scientifiche, questioni irrisolte che, pur non essendo state del tutto spiegate, informano la nostra concezione di noi stessi. A cura della redazione della collana Scienza e Conoscenza
Redazione Web Macro
Ci sono elefanti in salotto!
Oltre alla presunta corrispondenza biunivoca tra geni e proteine a cui abbiamo già accennato, e al fatto che oggi sappiamo che non esiste, gli altri elefanti presenti nel salotto della scienza includono la mancata capacità di tener conto del campo di energia che rende possibile l’entanglement quantistico, l’incapacità dimostrata dalla teoria evolutiva di dar conto delle origini della vita e dell’umanità, e il mancato riconoscimento delle prove a sostegno dell’esistenza di antiche civiltà avanzate, che fanno parte di un modello ciclico di civiltà.
Il metodo scientifico afferma che, quando nuove prove non sostengono più una concezione già esistente, è giunto il momento di “riformulare” la concezione. Grazie a un crescente numero di scoperte scientifiche che ci distolgono dalle nostre vecchie credenze, l’evidenza scientifica che in passato era stata considerata come un’anomalia oggi non può più essere ignorata; dev’essere incorporata nella scienza tradizionale. Talune ipotesi cadono sotto quelle categorie di credenze che ci impediscono di avanzare verso una visione realmente sostenibile del mondo e del ruolo che noi stessi vi ricopriamo.
Proprio come loro hanno dovuto modificare il proprio modo di pensare per far posto all’evidenza della teoria quantistica, così anche noi dobbiamo fare spazio alle scoperte più recenti, che hanno messo a soqquadro alcune delle credenze più care alla scienza. Se non riusciamo a far questo, resteremo bloccati nelle credenze e negli stili di vita che ci fanno avanzare sul sentiero distruttivo che stiamo attualmente percorrendo.
Le false ipotesi della scienza
Il mondo è spazzato da una rivoluzione nel nostro modo di concepire noi stessi. Essa ci sta costringendo a riscrivere la storia delle origini dell’uomo e del nostro passato, la storia di quanto tempo è trascorso dal nostro arrivo qui, e di dove stiamo andando.
Un paradigma obsoleto dell’universo e del rapporto che ci lega a esso si fondava su una serie di ipotesi scientifiche – false ipotesi – che, alla luce della nuova evidenza, non è più possibile insegnare in quanto fatti.
Alcuni esempi includono:
● Falsa ipotesi n. 1: La nascita delle civiltà risale circa 5000-5500 anni fa.
● Falsa ipotesi n. 2: La natura si fonda sulla cosiddetta “sopravvivenza del più forte”.
● Falsa ipotesi n. 3: Le origini umane sono spiegabili per mezzo di eventi evolutivi casuali.
● Falsa ipotesi n. 4: La coscienza è separata dal nostro mondo fisico.
● Falsa ipotesi n. 5: Lo spazio all’interno della materia è vuoto.
Quando si pensa alla vita quotidiana, vale a dire al modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi e delle nostre famiglie, a come risolviamo i problemi e alle scelte che facciamo, si scopre che molto di ciò che accettiamo come conoscenza condivisa affonda le sue radici nelle credenze su cui si fondano queste false ipotesi, che rappresentano le vestigia di una scienza superata che vide gli albori tre secoli fa. Forse non è per caso che durante lo stesso momento temporale il mondo si sia ritrovato a fronteggiare le grandi crisi della storia in tema di guerra, sofferenza e malattia. Queste idee sulle nostre origini chimiche che così prendono connotazioni sterili, e i concetti di un nostro arrivo relativamente recente sulla Terra e della nostra separatezza dalla natura, ci hanno indotti a credere di essere poco più che granelli di polvere nell’universo, una sorta di “spalla” biologica nello schema generale della vita.
C’è dunque da stupirsi se spesso ci sentiamo impotenti nell’aiutare i nostri cari e noi stessi a fronteggiare le grandi crisi della vita?
C’è da stupirsi se ci sentiamo altrettanto inermi quando assistiamo alla rapidità con la quale cambia il mondo, tanto da poter dire che si sta letteralmente “scucendo”?
Il cittadino medio che non conosce la scienza, che non è specialista, non percepisce l’impatto delle nuove scoperte, poiché viene escluso dal dibattito. Ed è proprio lì che entra in scena la nostra rivoluzione. Anziché adeguarsi ai primi tre secoli di visione scientifica, che ci dipingono come esseri insignificanti che si sono evoluti mediante una miracolosa serie di “colpi di fortuna” biologici, per poi sopravvivere a cinquemila anni di civiltà in veste di vittime impotenti e separate dalla dura realtà in cui ci siamo ritrovati a vivere, la nuova visione della scienza dipinge una scena radicalmente diversa.
Alla fine degli anni Novanta e nei primi anni del 2000 alcuni studi convalidati dai pari hanno svelato i seguenti fatti:
● Fatto n. 1: La civiltà ha almeno il doppio dell’età di 5.000-5.500 anni che le viene tradizionalmente attribuita dalle cronologie convenzionali.
● Fatto n. 2: La natura si affida alla cooperazione e all’aiuto reciproco, non alla competizione, ai fini della sopravvivenza.
● Fatto n. 3: La vita umana mostra i tratti inconfondibili di un disegno intelligente.
● Fatto n. 4: Le nostre emozioni hanno un influsso diretto su ciò che accade nel mare di energia in cui siamo immersi.
● Fatto n. 5: L’universo, il nostro mondo e i nostri corpi fisici sono fatti di un campo di energia condiviso (una matrice) che rende possibile quella forma di correlazione nota sotto il nome di “entanglement”.
La “pazzia” consiste nel continuare a fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.
Per cercare di risolvere le crisi senza precedenti del nostro tempo, l’atto di osservarle con gli occhi delle stesse credenze che hanno lastricato la strada alle crisi stesse ha ben poco senso. Farlo adesso, sapendo che quelle credenze non sono più vere, ha ancor meno senso.
Per affrontare le sfide del nostro tempo dobbiamo essere disposti a cambiare la concezione di noi stessi.
E per fare questo dobbiamo oltrepassare alcuni dei confini tradizionali che hanno mantenuto separate le scoperte avvenute in un dato campo di studio scientifico da quelle avvenute in un altro. Facendo questo si inizia ad assistere a qualcosa di meraviglioso.
Durante una conversazione con Albert Einstein, il premio Nobel per la fisica Niels Bohr una volta ha espresso quella che ha tutta l’aria di essere una contraddizione riguardo a ciò che noi concepiamo in termini di “verità”. Ha descritto l’esistenza di due tipi molto diversi di verità:
«A un tipo appartengono affermazioni talmente semplici e chiare che l’asserzione contraria ovviamente risulta indifendibile. L’altro tipo, le cosiddette profonde verità, è costituito da affermazioni il cui contrario contiene anch’esso una profonda verità».
Le verità nascoste sono affermazioni il cui contrario contiene anch’esso una verità nascosta.
Successivamente, Bohr riformulò il paradosso delle profonde verità in termini più semplici, dichiarando che «ogni profonda verità è contraddistinta dal fatto che la sua negazione rappresenta anch’essa una profonda verità». La chiave della nostra sopravvivenza risiede nella scoperta delle profonde verità che definiscono la nostra stessa natura. Una scienza ancora da inventare.