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Le Sfere di Luce di Hessdalen

Nuove Scienze

Le Sfere di Luce di Hessdalen

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Le Sfere di Luce di Hessdalen

Luce intelligente o UFO?

All’inizio degli anni '80 i fenomeni luminosi anomali che si verificarono ad Hessdalen, una piccola località norvegese, furono così numerosi da attirare l'attenzione dei mass-media nazionali e stranieri su questa vallata. Alcuni ricercatori appassionati decisero di dare vita ad un progetto di studio permanente, per comprendere e spiegare l'origine di queste luci. Nacque così nel 1983 il "Project Hessdalen" ad opera di Erling Strand del Østfold College.

Negli anni 2000 e 2002, alcuni ricercatori italiani (tra i quali dr. Massimo Teodorani) hanno intrapreso due campagne di ricerca a Hessdalen, che è diventato un luogo di straordinario interesse scientifico.

A cura della redazione della collana Scienza e Conoscenza.


Redazione Web Macro

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Cosa sono le luci di Hessdalen?

Il fenomeno luminoso più noto in Europa – e probabilmente il più famoso al mondo – è quello di Hessdalen in Norvegia. La ragione della notorietà di questa località non risiede tanto nei fenomeni di luce che vengono visti con ricorrenza (che tuttora si vedono molto meno spesso), ma per il fatto che è quella, tra una controversia e l’altra, più intensamente investigata scientificamente. Il fenomeno di luce è classico: luci multicolori, prevalentemente bianche, rosse e blu, con caratteristiche di moto erratico, pulsazione, elevatissima luminosità e talvolta lunga durata (fino a due ore), accompagnate da improvvisi e frequentissimi flash nel cielo. Anche in questo caso i fenomeni di luce vengono visti prevalentemente fluttuare a poche decine di metri sulla superficie del terreno, in particolare sulla cima di colline e montagne, ma a volte anche a quote molto più basse. Le luci appaiono spesso in gruppo, talvolta la loro forma passa da una configurazione vagamente sferica ad apparenti strutture nettamente geometriche (triangoli, rettangoli, losanghe).

In che cosa consistono le investigazioni scientifiche?

Proprio grazie all’imponente iniziativa scientifica che ha prontamente accompagnato le manifestazioni del fenomeno di Hessdalen, esso non è stato studiato solo otticamente, ma anche con molti altri strumenti (in particolare magnetometri, spettrometri nelle onde radio, intensificatori di luminescenza, rivelatori di particelle elettrostatiche, radar e reticoli per spettrografia ottica) che hanno dimostra to che il fenomeno mostra una forte segnatura radar anche quando non è in vista, una fortissima marcatura infrarossa, manifestazioni oscillanti nelle onde radio HF, una probabile (ma non ancora accertata) correlazione con alcuni segnali anomali rilevati nella gamma VLF, e perturbazioni pulsanti – a volte molto marcate – del campo magnetico.

Dal 1998 a Hessdalen è operativa una stazione osservativa denominata “Automatic Measurement Station” (AMS) provvista di magnetometro, strumenti per la misura di parametri atmosferici, una panoplia di videocamere automatiche e radar. Questo vero e proprio osservatorio ha funzionato a pieno ritmo fino al 2003. Allo stato attuale il sistema di rilevamento con videocamere – per quanto esse non registrino più automaticamente il fenomeno, ma funzionino solo come una finestra che fornisce continuamente le immagini in streaming – permette a chiunque si colleghi al sito web del “Project Hessdalen di visualizzare sequenze di immagini del paesaggio in tempo reale, guardando le quali accade ogni tanto di rilevare fenomeni di luce che attraversano il campo ripreso dalla videocamera.

Cosa dicono i fisici?

Nel 1994 a Hessdalen si svolse un importantissimo congresso sulla fisica dei fulmini globulari e fenomeni simili, che senz’altro fu utile a sollevare l’attenzione mondiale sul fenomeno nella zona e a stimolare un’indagine scientifica accurata. Nonostante i notevoli sforzi per implementare nell’area strumentazione di misurazione, pochissimi hanno studiato il fenomeno di Hessdalen dal punto di vista fisico: si potrebbero ricordare a questo proposito i preziosi contributi teorici del fisico nucleare statunitense David Fryberger dello Stanford Linear Accelerator Center (SLAC), del fisico cinese-americano Yuo Suo-Zou e, in parte, anche del chimico-fisico britannico David Turner. Sicuramente dr. Massimo Teodorani, l’autore del libro Sfere di luce, oltre ad aver permesso che nascesse una collaborazione tra gli ingegneri norvegesi e italiani, è colui che ha prodotto di più per quello che riguarda gli aspetti di fisica sperimentale e dei relativi modelli interpretativi, non solo in base alla massiccia analisi di dati multi-strumentali effettuata, ma anche e soprattutto sulla base di missioni strumentali, per l’acquisizione di dati, effettuate in loco.

Ma che cosa di Hessdalen poteva tanto appassionare le persone, al punto tale da dare il via alla più imponente iniziativa scientifica mai creata al mondo per studiare i fenomeni luminosi?

Il periodo tra il 1981 e il 1985 è stato davvero cruciale, dal momento che il fenomeno di luce ebbe proprio in quel periodo una vera e propria esplosione di casi (un po’ come successe nel 1976 a Colares in Messico e nel periodo 1973-80 a Piedmont in USA), e infatti già nel 1984 ebbe luogo la prima campagna osservativa, utilizzando strumenti scientifici di misurazione. Nello stesso periodo furono scattate probabilmente le foto più spettacolari mai acquisite del fenomeno di Hessdalen, e sicuramente il protagonista di tutto questo è stato il tecnico Leif Havik, che per circa 40 giorni ebbe la costanza di fare da vedetta all’interno di una roulotte piena di strumenti, completamente coperta dalla neve di quel memorabile inverno del 1984.

Luci intelligenti o fenomeni UFO?

Nel 1984, degno di nota fu l’esperimento effettuato da Erling Strand e collaboratori, quando puntarono ripetutamente un fascio di luce Laser contro uno dei fenomeni di luce, il quale reagì immediatamente cambiando la frequenza di pulsazione 8 volte su 9, come se quel fenomeno davvero manifestasse una sua forma di intelligenza: ancora una volta assistiamo a questo fantomatico comportamento, ma questa volta ci fu chi si prese la briga di testarlo con uno strumento. In quel periodo Hessdalen fu interessata da un’attività davvero imponente, e una parte dei fenomeni di luce rilevati fu da alcuni, incluso Erling Strand, interpretata come “fenomeni UFO” a tutti gli effetti: in quel periodo i fenomeni di luce assumevano spesso caratteristiche in tutto simili a quelle osservate qualche anno prima nell’area di Piedmont negli USA.

Questa strana commistione di fenomeni apparentemente naturali (il 90%), e fenomeni che naturali non sembrano (10%), è stata confermata in almeno una delle prime missioni italiane effettuate a Hessdalen, soprattutto delle missioni dell’astrofisico Massimo Teodorani a Hessdalen e della relativa analisi scientifica realizzata.

 

 

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