Perché le profezie non si avverano?
Nuove Scienze
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Cosa sono davvero le profezie e a cosa servono? Gregg Braden racconta in L’Effetto Isaia, anni di ricerche, sperimentazioni e viaggi, che lo hanno condotto a riscoprire quel ponte dimenticato tra i nostri intenti e il piano della nostra esistenza, elevando a nuove altezze, che fino ad oggi sembravano impossibili, il legame tra scienza religione e misticismo. Ha senso oggi parlare ancora di profezie? Che cos’hanno da insegnarci? La preghiera ha ancora una valenza? A cura della collana Scienza e Conoscenza
Redazione Web Macro
Il manoscritto di Isaia
Dai Maya a Nostradamus, dai misteriosi Esseni ad Edgard Cayce, dagli indiani d’America alle profezie bibliche … Al di là dei dettagli che forniscono su eventi specifici, non si può far a meno di notare come la visione globale delle predizioni antiche e moderne, riveli un tema comune: in ognuno degli sguardi sul futuro, le parole dei profeti riproducono un chiaro modello, in cui le descrizioni di catastrofi sono immediatamente seguite da visioni vitali e gioiose che sembrano accennare nuove possibilità. È così anche per il manoscritto di Isaia, il più antico manoscritto biblico.
Isaia inizia la sua visione di futuri possibili presentando un’epoca di distruzione globale senza precedenti, “il tempo in cui sarà tutta spaccata la terra, sarà tutta saccheggiata”, rispecchiando molte profezie di altre culture. Nei versi che fa seguire al suo scenario di devastazione però la visione si sposta bruscamente sul tema della pace e della guarigione: “scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua”. Inoltre Isaia suggerisce che “in quel giorno i sordi udranno le parole di un libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno”.
Per circa 25 secoli gli esperti hanno ampiamente interpretato questa e altre visioni come descrizioni di eventi che dovrebbero accadere precisamente nell’ordine in cui sono descritte: prima le tribolazioni, poi un tempo di guarigione. Ma ciò sembra non essere mai accaduto, o per lo meno, non in modo così preciso. Come considerare allora le profezie? Prima di rinnegarle come inutili superstizioni è doveroso, per ogni anima attenta e indagatrice, porsi un’ulteriore domanda: è possibile che tali visioni provenienti da altre epoche significhino qualcos’altro? È possibile che le intuizioni dei profeti riflettano la loro esperienza e maestria nell’insinuarsi fra molteplici mondi possibili per registravi le loro percezioni a beneficio delle generazioni future? Se ciò fosse vero i dati raccolti nei loro viaggi potrebbero offrirci indicazioni fondamentali sui tempi a venire.
Il vero significato delle profezie
Nei loro manoscritti più antichi i profeti ci trasmisero i segreti di una scienza perduta che ci consente di trascendere con garbo profezie, predizioni catastrofiche e grandi sfide della vita. A prima vista i concetti scientifici riportati in questi preziosi documenti possono sembrare più che altro finzione o materia di film di fantascienza, ma se vengono filtrati attraverso la fisica del ventesimo secolo essi gettano nuova luce sul nostro ruolo e ampliano le nostre possibilità di imporre una direzione all’attuale momento storico. Esistono frammenti di questi antichi testi in cui si descrive una scienza perduta che ha il potere di porre fine per sempre a guerre, malattie e sofferenza, di dare inizio a un’era di pace e cooperazione senza precedenti fra governi e nazioni, di rendere inoffensivi i modelli climatici distruttivi, di guarire per sempre il corpo umano.
Di che cosa si tratta? Ebbene è una tecnologia interiore che noi tutti possediamo. Ci viene semplicemente richiesto di ricordare quel ponte dimenticato capace di collegare il regno delle nostre preghiere con il piano della nostra esperienza di vita.
Tutto sta nel capire COME pregare
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La visione profetica di possibilità lontane spesso ci rammenta un’analogia con l’immagine di strade parallele, sentieri di possibilità che scorrono sia nel futuro che nel passato. Una volta ogni tanto le strade deviano e si avvicinano l’una all’altra. È in questi punti che, secondo gli antichi profeti, i veli che separano i mondi diventano molto più sottili. Più impalpabili sono i veli, più facile diventa scegliere nuovi corsi per il futuro, saltando da un sentiero ad un altro.
La scienza moderna ha studiato attentamente tali possibilità, dando un nome agli eventi e ai luoghi in cui i mondi si incontrano. Profezie come quella di Isaia acquistano un significato allora nuovo: non sono altro che “onde temporali”, “risultati quantistici”, “punti di scelta”. Anziché essere semplici previsioni di eventi attesi in un dato momento del futuro, le profezie si configurano come rapide occhiate sulle conseguenze di scelte effettuate nel presente.
Perché dunque le profezie non si avverano? Tutto appare più chiaro e affascinante: semplicemente perché tutto è in nostro potere!
In modo sorpredementeme simile al principio dei quanti, secondo cui il tempo è costituito da un insieme di risultati finali differenziati e malleabili, Isaia si spinge oltre e rammenta che le possibilità insite nel nostro futuro, sono effettivamente determinate da scelte collettive fatte nel presente. Isaia come gli altri profeti, non intendeva prevedere eventi reali che sarebbero accaduti con certezza, quanto piuttosto descriveva delle possibilità quantiche. Non risultati effettivi ma onde di possibilità.
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