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Ayurveda e Scienza: nuove ricerche e il riconoscimento ufficiale della medicina tradizionale.

Salute e Benessere Naturali

Ayurveda e Scienza: nuove ricerche e il riconoscimento ufficiale della medicina tradizionale.

Salute e Benessere Naturali

Ayurveda e Scienza: nuove ricerche e il riconoscimento ufficiale della medicina tradizionale.

Il caso dell’arsenico che cura la leucemia promielocitica acuta L’Ayurveda, la millenaria scienza della salute indiana, sta guadagnando sempre più attenzione a livello internazionale grazie a nuove ricerche scientifiche che ne confermano l’efficacia. Ma qual è il suo reale impatto sulla medicina moderna? In questa seconda intervista a Gianantonio Grosso – autore del libro Ayurveda Scientifico vol 2 – approfondiamo il legame tra Ayurveda e ricerca scientifica, esplorando studi recenti e il riconoscimento che questa disciplina sta ottenendo in ambito medico. Dalla nanotecnologia dei Bhasma alle evidenze cliniche sull’integrazione con la medicina occidentale, scopriamo come l’Ayurveda stia influenzando la sanità globale.

A cura di Ivano Barocci


Redazione Web Macro

Nel libro menziona numerosi studi scientifici che dimostrano l’efficacia dell’Ayurveda. Quale studio recente l’ha colpita di più?

Da oltre 2000 anni la scienza dei Bhasma è probabilmente una delle risorse più famose in Ayurveda. Si tratta di una nanotecnologia medico-chimica, consistente in un sistema complesso e coerente di procedure (Shodana) che permette di utilizzare terapeuticamente minerali e metalli, portandoli a dimensioni tali da renderli biocompatibili.

Il ben noto veleno, l’arsenico, è usato fin dall’antichità in Ayurveda come rimedio contro malaria, sifilide, gotta, herpes e leucemia sotto forma di Bhasma (nella foto, ndr). Ma, udite udite, qualche anno fa, un'equipe di scienziati occidentali scopre, nell'ambito di profonde ricerche finanziate generosamente, che l'arsenico cura la leucemia promielocitica acuta. Secondo i ricercatori occidentali: la scoperta dimostra ‘per la prima volta al mondo’ il successo di una strategia terapeutica per curare una leucemia acuta basata esclusivamente su terapie mirate (senza ovviamente citare la fonte scientifica ayurvedica da cui gli occidentali avevano attinto). Il nuovo schema di terapia si impone subito in ambito internazionale, convincendo l’ente europeo che regola l’accesso gratuito ai farmaci di provata efficacia e sicurezza (EMA, European Medicine Agency) ad esprimere parere positivo in merito all’approvazione del triossido di arsenico (l’Arsenolite) per tutti i pazienti europei nell'ottobre 2016. Un caso emblematico di contraffazione che sicuramente non è e non sarà, né il primo, né l'ultimo.

Crede che l’Ayurveda possa integrarsi con la medicina moderna? Ci sono esempi concreti di ospedali o centri di ricerca in cui questo sta già avvenendo?

L’Ayurveda pone le sue radici storiche in India, ma ai giorni nostri tale situazione si è internazionalizzata e sta guadagnando popolarità nei paesi occidentali, in parte tramite la migrazione e in parte attraverso un maggiore interesse per le medicine tradizionali in occidente, dove gli studi scientifici puntano a un loro maggior utilizzo. L'Ayurveda ai fini della cura e della guarigione, accetta approcci alternativi, o addirittura contrapposti, come verità parallele, che non devono necessariamente contraddirsi l'una con l'altra.

L'Ayurveda è sempre stata progressiva e inclusiva, capace di adottare un approccio integrato ad altri sistemi che portano salute alla persona. È così che l'Ayurveda può integrare conoscenza; ma integrarsi alla medicina occidentale, questo vuol dire soccombere ad una visione materialista limitata che vede solo corpi, tessuti e organi e disdegna qualsiasi tipo di approccio spirituale alla salute e alla malattia.

Riguardo alle informazioni scientifiche che mostrano la diffusione dell'Ayurveda nel mondo posso citare quanto rivelano le ricerche scientifiche. In Germania sono stati inaugurati i 20 anni di attività dell’European Academy of Ayurveda fondata nel 1993. In una ricerca effettuata sul suolo tedesco si evince che il paziente intrattiene col medico ayurvedico un rapporto più profondo e personalizzato rispetto al medico di base. I risultati iniziali di un programma innovativo ayurvedico online europeo di disintossicazione e stile di vita per la salute mentale e fisica degli adulti che vivono a casa, suggeriscono che “Il programma Ayurveda per la disintossicazione e lo stile di vita” è sicuro ed è associato a significativi miglioramenti nella salute mentale e fisica dei partecipanti. Questo studio evidenzia inoltre i potenziali benefici dell'integrazione di protocolli complementari personalizzati sugli stili di vita nelle pratiche standard di assistenza sanitaria primaria e mentale.

In Svezia ad esempio è stato studiato il funzionamento di un centro di assistenza sanitaria, per verificare il grado di apprezzamento da parte dei pazienti dei metodi di cura e diagnosi della medicina ayurvedica con esperienze ed effetti positivi e significativi. Negli stati dell’ex Unione Sovietica è nato un forte interesse per l’Ayurveda dopo il disastro di Chernobyl, tanto che la medicina ayurvedica si sta sviluppando attivamente anche in Russia. Negli ultimi 20 anni la conoscenza dell’Ayurveda si sta diffondendo anche in tutta l’America meridionale e centrale. La Fondazione Salud de Ayurved Prema Argentina ha sede a Buenos Aires, e realizza corsi di studio in due delle principali scuole mediche del Paese: la Scuola di Medicina dell’Università di Buenos Aires e la Scuola di Medicina dell’Università Nazionale di Cordoba. Mentre in Cina il processo di integrazione tra la medicina tradizionale cinese e quella moderna è molto avanzato, in India il rapporto tra la medicina ayurvedica e quella allopatica sta mostrando i primi frutti. Si assiste con sempre maggior frequenza ad uno scambio informativo tra medici ayurvedici e medici allopatici che spesso operano nelle stesse strutture sanitarie. In base a un sondaggio compiuto su tutto il territorio indiano nel 2014, il ricorso a cure alternative riconosciute dal governo dell’India come l'Ayurveda è più elevato nei pazienti con malattie croniche, con disturbi della pelle e muscolo-scheletrici.

Leggi la prima intervista a Gianantonio Grosso clicca nell'immagine:

L’OMS ha riconosciuto l’Ayurveda come medicina tradizionale, ma in molti paesi occidentali è ancora poco regolamentata. Quali passi sarebbero necessari per un riconoscimento più ampio?

Vi è oggi la forte necessità di incrementare la ricerca scientifica sulle medicine orientali e in particolare sull’Ayurveda, soprattutto per quanto concerne le sperimentazioni cliniche, nella prospettiva di implementare l’impiego di “nuovi” trattamenti che si dimostrano efficaci agli occhi della scienza moderna. Inoltre si sta assistendo ad un avvicinamento tra medicina occidentale e orientale, man mano che la prima va riscoprendo Ippocrate e le sue origini olistiche, con l'aumentata esigenza di cure personalizzate, con il riconoscimento dell’utilità di interventi non farmacologici o chirurgici, e così via. Le raccomandazioni dietetiche e sullo stile di vita delle due medicine, orientali e occidentali, spesso sono in accordo, ad esempio sull’evitare alimenti ricchi di carboidrati semplici e sull’assumere alimenti ricchi di fibre e a basso indice glicemico per la prevenzione e cura di diabete e obesità.

Inoltre, i promettenti risultati della sperimentazione di base e dell’esperienza clinica su vaste casistiche a livello mondiale, anche in paesi occidentali, costituiscono un motivo più che valido per passare alle verifiche cliniche sull’uomo. In generale tuttavia, le terapie ayurvediche vengono viste come complementari ai trattamenti di medicina occidentale. Ad esempio, in un diabetico in cura con anti-diabetici orali o con insulina, l’impiego di prodotti erboristici, massaggi, oleazioni, e altri trattamenti, potrebbe servire a ridurre le dosi dei farmaci, controllare meglio la glicemia e gli altri parametri, far perdere peso al soggetto, e quindi aumentando la sensibilità all’insulina, ridurre le complicanze a carico del macro e microcircolo, in particolare del piede diabetico, e, in senso lato, a ridurre ricoveri e interventi specialistici e migliorarne la qualità della vita.

Nel suo lavoro, ha trovato resistenze da parte della comunità scientifica o medica nel riconoscere i benefici dell’Ayurveda?

Sembra un paradosso che i più antichi sistemi sanitari al mondo abbiano oggi bisogno di una validazione scientifica per essere applicati, invece di essere studiati con una particolare attenzione. La FNOMCEO (l'Ordine dei Medici) nel suo sito https://dottoremaeveroche.it/ così conclude la sua analisi approssimativa e vacillante: “In breve, la base di evidenze a supporto di una buona pratica clinica, delle linee guida e della documentazione in tema di medicina ayurvedica resta inadeguata.”

Spero che questo secondo volume di Ayurveda Scientifico possa aiutare la percezione di chi emette giudizi a priori senza riconoscere e approfondire una Medicina Tradizionale che opera da migliaia di anni nella cura di intere popolazioni. Se l'Ayurveda non funzionasse, anche la sua filosofia di vita e le sue pratiche terapeutiche sarebbero state abbandonate già da molto tempo sia dai medici che dai pazienti. Come sottolinea il Dr. Antonio Morandi in uno studio sul futuro dell'Ayurveda, la ricerca in Ayurveda deve servire alla conoscenza dell’Ayurveda stessa e non a confermare i limiti della scienza moderna. Essa va fatta quindi secondo il costrutto logico dell’Ayurveda e non secondo i criteri di giudizio dello scientismo attuale.

Affinché l’Ayurveda possa essere compresa dalla scienza moderna essa deve essere solamente tradotta, con mezzi ad essa coerenti, e non deve essere giustificata secondo principi non suoi, cioè quelli di una biomedicina occidentale oggi paralizzata da strategie mercantili che impongono.

 

 


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