Come i Fiori di Bach hanno riportato la serenità nella vita di Arianna, una ragazzina di 16 anni
Salute e Benessere Naturali
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Un caso di ansia con manifestazioni psicosomatiche causato dal covid e dal conseguente lockdown. I Fior di Bach hanno risolto questo problema in maniera semplice e naturale, sciogliendo le paure dell’adolescente come neve al sole. Il rischio maggiore è che essere troppo ansiosi da giovani, senza risolvere il problema, può portare all’ipocondria nell’adultità perché la paura genera paura e diventa come un gatto che si morde la coda.
Annalisa Arrigo
Mimulus. La paura della paura di Arianna
Arianna è una dolce ragazzina di 16 anni, da poco compiuti, che riferisce di non sentirsi bene sia fisicamente che psicologicamente. Il primo sintomo è cominciato circa 6 mesi fa, durante il primo lockdown dovuto al covid. Subito dopo la notizia, Arianna ha cominciato a vivere in uno stato di preoccupazione costante che la rendeva tesa e nervosa. Nonostante la madre la rassicurasse quotidianamente sull’andamento del covid, dicendole che sarebbe stato un problema momentaneo, risolvibile dai medici che lavoravano notte e giorno per capire la gravità della situazione e che non ci sarebbero state conseguenze per la loro famiglia se avessero seguito tutte le indicazioni date, l’ansia di Arianna non migliorava affatto, a tal punto che non riusciva a parlare della faccenda con la madre ma nemmeno con la sorella Nives con la quale ha un legame affettivo molto stretto. Peraltro, la sorella, che ha 22 anni, frequenta l’università in un’altra città ma non è tornata a casa nemmeno quando avrebbe potuto con l’autocertificazione, perché aveva troppa paura del contatto con estranei. Questo timore veniva alimentato ulteriormente dalla madre perché pur soffrendo per il fatto di non avere la maggiore a casa, allo stesso tempo si preoccupava per la possibilità che rischiasse di contrarre il virus prendendo il treno. Questa lontananza della sorella non ha certo giovato alla serenità della famiglia in un periodo così difficile e tragico come quello vissuto all’esordio del covid. Arianna è peggiorata quando ha cominciato a sentire che alcuni dei suoi amici si sono ammalati e sono stati costretti a rimanere in casa separati dal resto dei propri familiari.
La madre riferisce che Arianna ha sempre il raffreddore nonostante non esca di casa e che continua a indagare con i test rapidi per scartare l’ipotesi di contagio. In seguito, Arianna comincia ad avere degli attacchi d’asma seguiti da problematiche di pelle tipo orticaria mista a dermatite. La madre consulta un amico dermatologo al telefono, spiega i sintomi della figlia, e si sfoga esternando le sue perplessità aggiungendo anche che la figlia non vuole più chiamare o sentire le amiche, al punto da negarsi al telefono, e tantomeno provare ad uscire con loro per una passeggiata nel quartiere secondo la normativa in atto. L’amico dermatologo dice alla madre che lo stress che sta provando sua figlia sta dando espressione di sé con le problematiche descritte e che si tratta sicuramente di una dermatite atopica mista, forse seborroica, considerato lo sfogo sul cuoio capelluto, e quindi la rassicura dicendo che è abbastanza tipica negli adolescenti e in quelle persone che trattengono le emozioni a lungo senza verbalizzarle.
In campo psicosomatico sappiamo che la cute ha una funzione di protezione, contribuisce alla conoscenza del mondo esterno come organo della comunicazione e della relazione con gli altri e quindi rappresenta la parte visibile del nostro corpo. Il fatto che Arianna abbia anche la zona della testa coinvolta in questo problema ci richiama a una energia compressa nella parte alta del corpo dove avvengono tutti i processi cognitivi mentali. La dermatite atopica può essere vista anche come una sorta di difesa nei confronti di un mondo sentito pericoloso. Gli attacchi d’asma, sempre in chiave psicosomatica, si possono interpretare come la paura di perdere la continuità degli affetti, un forte stress psicofisico e anche una rappresentazione dei tanti volti del materno.
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Arianna teme di non poter vedere la sorella, teme che possa contrarre il covid se dovesse decidere di tornare a casa, si sente oppressa dalla madre che le ripete in continuazione di stare attenta, di mettere la mascherina, di non toccare le persone, di mantenere le distanze, di lavarsi le mani ogni volta che tocca qualcosa e tutto questo alimenta lo stress e la tensione della figlia che però non ne parla apertamente e si tiene tutto dentro.
Anche il semplice raffreddore scambiato spesso per covid ci riporta al bisogno di chiudere momentaneamente i rapporti con il mondo perché si percepisce il pericolo, la sofferenza emotiva, un’atmosfera sgradevole e conflittuale nell’ambiente in cui si vive e il bisogno di isolarsi e proteggersi. Nell’attesa della risoluzione del problema, come si vive la situazione? Come si affrontano le notizie alla radio, televisione, telegiornali, social in generale? Si vive nella paura di ammalarsi, di rimanere al chiuso e isolati, di non poter tornare a vivere liberamente e frequentare i locali, le scuole, le persone. Si vive una fuga dalla società che non può portare a vivere in equilibrio e in serenità.
Il problema di Arianna di fatto è legato alla “paura della paura” di contrarre il covid, di ammalarsi come è successo agli amici, di dover rimanere in casa come da regolamento, di non poter essere più libera come prima del covid e del conseguente lockdown, di non potersi più relazionare con la gente o con gli amici come un tempo, e ancor più di rimanere sola per paura che le amiche non la considerino più dopo i tanti inviti rifiutati.
Arianna sta vivendo uno stato Mimulus che può essere vissuto da chiunque in qualsiasi momento della vita. Spesso attraversare questo stato porta a molti sintomi e disturbi non solo a livello cutaneo o respiratorio come in Arianna, ma anche a livello digestivo, intestinale, come il classico mal di pancia da colite, oculare con congiuntiviti, senza apparente motivo relazionale e quindi personale. Il rischio maggiore è che essere troppo ansiosi da giovani, senza risolvere il problema, può portare all’ipocondria nell’adultità perché la paura genera paura e diventa come un gatto che si morde la coda.
*** Mimulus Mimolo giallo - Mimulus guttatus
Il Mimolo giallo è una pianta acquatica dai fusti carnosi e dai graziosi fiori di colore giallo brillante. Cresce nei luoghi umidi e lungo i corsi d’acqua, dove si aggrappa alle pietre e ai ciottoli sulle sponde fino a mettere radici sul fondo, riuscendo a sopravvivere coraggiosamente alla forza delle correnti. La stessa informazione energetica di coraggio e forza vitale viene trasmessa da Mimulus, il Fiore di Bach preparato in piena estate con i fiori di questa pianta. L’essenza di Mimulus ridona calma e serenità. Risveglia il coraggio di affrontare la vita e il mondo in cui viviamo. Aiuta ad accettare le esperienze della vita con ottimismo e allegria. Dona sicurezza nel fronteggiare le situazioni peggiori. Questo fiore svolge un ruolo importante nel sistema terapeutico ideato dal dottor Bach. Corrisponde al rimedio delle paure di origine conosciuta, le infinite fobie o ansie che influenzano la nostra vita quotidiana cariche di sensazioni di grande disagio con conseguenze a livello fisico, conosciute come disturbi psicosomatici perché sono la risposta fisica ad un disagio psicologico.
Arianna dopo aver assunto Mimulus per un certo periodo di tempo riferisce che la sua paura piano piano, giorno dopo giorno, si è sciolta come neve al sole ed è tornata a guardare agli eventi che le accadono con quel giusto equilibrio e forza interiore da poter trovare da sola le soluzioni adeguate, gestendo le emozioni, che prima teneva dentro in segreto, in tranquillità evitando così di somatizzarle sul corpo.