Come ritrovare la salute grazie alla terapia del microbioma
Salute e Benessere Naturali
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Che il microbioma intestinale sia indispensabile alla nostra salute è indubbio e che il suo ruolo sia fondamentale nel combattere patogeni causa di malattie anche gravi è ormai assodato anche dagli studi clinici. Gli ultimi, ad esempio, mostrano le potenzialità, in buona parte ancora da scoprire, di un microbioma sano e in equilibrio di combattere persino le cellule responsabili del cancro. Di questo affascinante organo e dei suoi pregi e della terapia del microbioma ci parla la dottoressa Anne Katharina Zschocke nei suoi libri: I Nostri Amici Batteri e I Batteri Intestinali.
Romina Rossi
Cosa dicono gli ultimi studi sul microbioma
Mano a mano che si moltiplicano gli studi, le ricerche indicano che il microbioma è forse uno degli organi più affascinanti del nostro organismo, sebbene sia di più recente scoperta: fino a qualche anno fa la flora batterica era ritenuta una semplice colonia batterica importante solo per il benessere intestinale, e molto meno non “nobile” delle cellule.
Oggi sappiamo che tale colonia non solo è composta da miliardi di batteri, virus e funghi, che sovrastano per numero quello delle cellule, ma che il ruolo è di importanza uguale se non superiore a quella delle cellule. Intestino a parte, il microbioma si trova sulla pelle, nello stomaco, in bocca e nel tratto urogenitale. Ciò che affascina di questa colonia è la varietà che la contraddistingue: solo nell’intestino e sulla pelle possono essere presenti fino a 1000 specie diverse di microrganismi, che cooperano fra di loro per la nostra salute.
Questo patrimonio della salute ci viene dato ancora prima della nascita: le prime colonizzazioni batteriche avvengono infatti in utero, e secondo gli ultimi studi, queste sono sia da parte materna che paterna, trasmesso attraverso lo sperma e il cordone ombelicale. Lo stile di vita influenza molto la salute del nostro microbioma, sia in positivo che in negativo.
Un microbioma indebolito da un’alimentazione priva di nutrienti, intestino irregolare, fumo, uso di farmaci, stress e tanto altro, è un microbioma che non è in grado di espletare le sue funzioni primarie: la difesa nel nostro organismo dagli attacchi di microrganismi patogeni; le difese immunitarie infatti dipendono proprio da questa colonia aliena formata da virus e batteri.
A indebolire il nostro organismo è sia un indebolimento del microbioma sia uno squilibrio fra i diversi ceppi: alcune patologie sarebbero infatti causate da un predominio di alcuni ceppi sugli altri, come nel caso delle infiammazioni intestinali causate da un aumento del ceppo Enterobacteriaceae e del diabete di tipo 2 che si presenta più facilmente quando la colonia batterica viene invasa da Escherichia coli.
Gli studi hanno dimostrato che esiste una relazione fra un microbioma indebolito e molte delle patologie anche croniche di cui buona parte della popolazione soffre oggi. Fra queste ci sono:
- malattie infiammatorie intestinali croniche, come morbo di Crohn e colite ulcerosa,
- obesità,
- diabete di tipo 2,
- depressione,
- artrite reumatoide,
- patologie epatiche, fra cui la steatosi,
- autismo,
- cancro allo stomaco.
Da qualche anno, quindi, da più parti non si fa che ripetere di quanto è importante curare la nostra flora batterica, con l’alimentazione e con integrazioni di fermenti lattici e probiotici, al fine di preservare anche la nostra omeostasi ed evitare di ammalarci. Gli ultimi studi, però, si spingono ancora oltre: tutto è cominciato quando nel 2015 uno studente di dottorato di Oncologia in un ospedale di Parigi, ha cominciato a studiare le feci dei malati di cancro sottoposti a terapia chemioterapica.
“Mister Cacca”, com’era scherzosamente soprannominato dai colleghi, ha scoperto i pazienti nelle cui feci erano presenti i batteri intestinali rispondevano meglio alle terapie.
Da ricerche condotte in laboratorio è emerso che i topi che erano privi di batteri rispondevano peggio alle terapie, mentre i topi trattati con bifidobatteri avevano una migliore risposta immunitaria, in grado di migliorare, a sua volta, la risposta dell’organismo contro le cellule tumorali.
Ancora, tuttavia, non è chiaro in che modo questi batteri agiscano con l’immunoterapia, e sono necessari ancora molti studi ed esperimenti prima di poter affermare che il microbioma sia importante anche nella lotta contro il cancro, ma i primi risultati lasciano ben sperare, tanto che la ricerca si sta concentrando sulla terapia del microbioma, basata sull'introduzione di questi batteri per ripristinare la salute.
Gli ultimi risultati mostrano anche che lo squilibrio all’interno del nostro organo batterico dove un ceppo batterico prevale sugli altri può facilitare l’insorgenza di tumori: è il caso dell’Helicobacter pylori che quando è in sovrannumero può facilitare il carcinoma colonrettale, oppure dell’Helicobacter hepaticus che può favorire la comparsa del cancro al fegato.
Questi batteri sarebbero infatti in grado di produrre infiammazioni dei tessuti e tossine che possono creare un ambiente favorevole alla proliferazione delle cellule tumorali. Queste correlazioni sono state trattate anche durante ASCO, il meeting americano che riunisce gli oncologi a stelle e strisce – tenutosi lo scorso giugno – per fare il punto sullo stato degli studi e delle terapie in questo ambito, durante il quale si è discusso della necessità di approfondire la delicata relazione fra il microbiota, la salute e la sua mancanza.
L’efficacia della terapia del microbioma
“Il microbioma come organo collettivo è organizzato in gruppi di attività collegati da innumerevoli interconnessioni. Maggiori sono la biodiversità e la ricchezza che lo caratterizzano, e tanto meglio sarà possibile traslare le alterne richieste del mondo esterno, cibo compreso, nella continuità dell’organismo, formando un ponte flessibile fra l’essere umano e il suo ambiente.
Se un individuo è malato, il microbioma è inevitabilmente coinvolto, spesso prima ancora che compaiano sintomi fisici. Di norma l’insorgenza della malattia è preceduta da un qualche squilibrio che oltrepassa la soglia di tolleranza dell’individuo, a volte sul piano fisico-materiale, a volte su quello sociale o a un livello più profondo.
Se i batteri non riescono a compensare questo superamento della soglia di tolleranza, così da mantenere l’omeostasi nell’organismo, si hanno tentativi di regolazione che per il corpo rappresentano uno stress eccessivo. Tutto questo si manifesta sotto forma di malattia. Per un ritorno nella fascia di tolleranza all’interno della quale l’equilibrio dell’organismo riprende a regolarsi da solo, una persona gravemente malata ha bisogno di sostegno. E la terapia del microbioma glielo può fornire”.
È quanto afferma la dottoressa Zschocke nel suo libro I Nostri Amici Batteri, spiegando appunto che, data l’importanza del nostro microbioma, l’uso sapiente di batteri può aiutare a ripristinare il nostro organismo nei casi in cui questo appare chiaramente in disequilibrio.
L’obiettivo principale della terapia del microbioma è il ripristino del microbioma e di tutta la sua varietà, ricchezza, comunicazione e attività, così come le sue altre qualità in relazione con l’organismo: se queste vengono curate con successo, tutto il corpo si rigenera. Ovviamente, questo tipo di terapia non va a sostituirsi alla medicina tradizionale, ma ne rappresenta un suo naturale ampliamento. Ma cosa comprende nello specifico questa terapia del microbioma?
Ecco cosa ci dice l’Autrice a questo proposito: “L’attuazione di una terapia del microbioma comprende sia un aiuto medico, sia un non meno importante stile di vita favorevole al microbioma stesso. Di questo è pienamente responsabile il malato con la sua situazione personale.
I batteri sono esseri viventi: applicarli o ingerirli senza condurre una vita che ne favorisca la buona salute è una contraddizione che comporta uno spreco di energia, e l’esperienza indica che è insufficiente ai fini di una vera guarigione".
Lo stile di vita e l’alimentazione sono quindi una componente fondamentale di questo percorso, che richiede che la persona prenda in mano la propria salute, eliminando quei fattori, come l’alimentazione squilibrata e le cattive abitudini, che portano all’insorgenza della malattia. Accanto a uno stile di vita più favorevole per un microbiota più sano, si procederà anche all’applicazione pratica e all’aiuto dei batteri sotto forma di microbi vivi.
La dottoressa Zschocke spiega: “A monte c’è l’esperienza che nelle malattie che coinvolgono il microbioma non è sufficiente l’apporto di ceppi isolati. Finora i batteri sono stati somministrati a scopi terapeutici in ceppi singoli o come preparato composto da più ceppi, ma quando un microbioma è disturbato a causa di uno shock o per carenza microbica, il disturbo si riferisce sempre anche alla struttura complessiva.
In questo caso non basta introdurre in un simile quadro caotico singoli ceppi batterici: la situazione di caos ne risulta senza dubbio arricchita, ma non necessariamente regolata. Per ottenere la guarigione occorre riorganizzare la comunità batterica. Poiché però tuttora non sappiamo quasi niente su questa organizzazione, gli interventi umani possono avere effetti di ancor maggiore disturbo rispetto ai fattori che avevano scatenato il disordine originario.
È dunque meglio guardarsi dalle manipolazioni con i batteri e semmai affidare a loro i compiti che svolgono ininterrottamente da miliardi di anni sulla Terra: regolare da soli la propria vita di comunità”.
Ed è qui che entrano in gioco i microrganismi effettivi, che una volta inseriti riorganizzano la comunità batterica con cui entrano in contatto, come un vero e proprio direttore d’orchestra. Il modo migliore di assumere batteri vivi è attraverso:
- l’alimentazione quotidiana, i batteri vivi si trovano infatti in frutta e verdura di stagione, semi oleosi e tutti i prodotti della terra, i quali, anche se vengono lavati, contengono ugualmente un certo numero di batteri provenienti dall’ambiente originario. Anche le erbe aromatiche che coltiviamo sul davanzale della finestra apportano batteri freschi;
- il consumo di alimenti fermentati, che contengono naturalmente batteri che si moltiplicano grazie al processo di fermentazione, che è per lo più lattico. La fermentazione batterica con acido lattico prodotto in modo spontaneo è il più antico metodo di conservazione del mondo. Il contenuto di vitamine e di minerali rimane inalterato o si trasforma o addirittura aumenta grazie al metabolismo batterico;
- l’applicazione di batteri sulla pelle, che può essere fatta con i microrganismi effettivi.
Questi suggerimenti vanno completati con uno stile di vita pro-microbiota, che comprende:
- una masticazione accurata,
- l’attività fisica,
- una adeguata igiene corporea in grado di favorire l’equilibrio batterico,
- dei sani obiettivi di vita,
- un ambiente sano per il microbioma,
- la rimozione dei fattori di disturbo.
Questo tipo di terapia potrebbe rivelarsi particolarmente interessante per tutti coloro che hanno un problema per il quale la medicina finora non ha individuato né una causa né una cura. Poiché fino a poco tempo fa non si conosceva il microbioma come organo collettivo, rispetto alla causa di molte malattie si brancolava ampiamente nel buio.
L’Autrice però fa un’ultima raccomandazione verso quei prodotti che si trovano sul mercato che sono totalmente inadeguati: la terapia del microbioma non consiste soltanto nel riempirsi esternamente o internamente di costosi batteri liofilizzati o coltivati allo scopo che, secondo lei, di norma non funzionano.
Semmai il senso è ripristinare la salute generale di un sistema vitale disturbato o addirittura collassato. Con intervento a tutto tondo che coinvolga anche lo stile di vita e che sia tarato sulla singola persona.
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