Come trovare il partner ideale grazie ai batteri della pelle
Salute e Benessere Naturali
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L’innamoramento è una delle fasi più romantiche della vita, un periodo magico e pieno di emozioni, che ci fa sentire in modo speciale. Se però analizzassimo le fasi dell’innamoramento, ci renderemmo conto che Cupido non c’entra granché e che di romantico c’è molto poco. Innamorarsi è infatti una questione di chimica, scatenata dai feromoni. Sono queste molecole che determinano se una persona ci piace meno, attraverso l’odore. Oltre ai feromoni anche i batteri della pelle hanno un ruolo importante nel farci battere il cuore per qualcuno. In che modo questi agiscono ce lo spiega la dottoressa Anne Katharina Zschocke nel suo ultimo libro I Nostri Amici Batteri.
Romina Rossi
La pelle è una enorme colonia di batteri
Non ci pensiamo quasi mai ma anche la pelle è un organo, ed è anche il più esteso che abbiamo: in un adulto misura quasi 2 metri quadrati per 7 chili di peso. È composta da 3 strati:
- epidermide, che è lo strato più superficiale, dove si trovano le cellule germinative, che sono responsabili della produzione di tutte le componenti cutanee;
- derma, la parte intermedia, formata dal tessuto connettivo e percorso da capillari, vasi linfatici e recettori nervosi;
- ipoderma, che è lo strato più sottocutaneo ed interno che permette l’ancoraggio della pelle a muscoli e ossa.
La pelle ha diverse funzioni, fra cui quella importantissima di difenderci da attacchi di nemici esterni. Se non avessimo la pelle, saremmo infatti continuamente esposti a infezioni e contaminazioni di vario genere. Le altre funzioni di questo organo sono:
- la protezione da agenti chimici, traumi e radiazioni ultraviolette;
- la termoregolazione attraverso le ghiandole sudoripare. Inoltre partecipa alla regolazione del flusso sanguigno, aumentando o rallentando la dispersione del calore;
- la secrezione di vitamina D, svolgendo anche funzioni metaboliche;
- il coordinamento della risposta immunitaria contro agenti patogeni;
- impedisce l’eccessiva perdita di liquidi;
- la funzione sensoriale, poiché registra e trasmette gli stimoli tattili, del dolore e quelli termici, riuscendo anche a captare i segnali vibratori.
La flora cutanea: le funzioni e le caratteristiche
La flora non è solo intestinale o vaginale: anche sulla cute si estende una vasta colonia di batteri buoni, che svolgono funzione di protezione dai cattivi, che rischiano di contaminarci o infettarci.
Anche la flora cutanea, al pari di quella intestinale è determinata dalla genetica, trasmessa dalla madre durante la gestazione e dall’ambiente in cui viviamo, ma può essere influenzata anche dalla dieta, dallo stile di vita e dai cambiamenti ormonali.
Quando la flora della pelle subisce delle modificazioni o si indebolisce, è più facile che compaiano problematiche come dermatiti, acne o psoriasi.
Alcuni studi hanno dimostrato che mentre sulla pelle dei piedi è più facile trovare colonie di funghi, su quella delle mani si trovano più frequentemente colonie di batteri. Questi vivono prevalentemente sulle cellule epiteliali, nelle ghiandole sudoripare, nei follicoli piliferi e nelle ghiandole sebacee. Sono, queste, le zone del corpo più ricche di sebo.
Le secrezioni della pelle vengono elaborate dai batteri della pelle: quelli propionici, ad esempio, rilasciano enzimi che scindono i lipidi contenuti nel sebo in acidi grassi liberi. Sono responsabili della formazione dell’acne e di altri fenomeni infiammatori. Avendo un pH intorno a 5 questi permettono la colonizzazione di quei batteri che vivono meglio in un ambiente acido.
I cattivi odori sono dati dai batteri
Da cosa è determinato il cattivo odore? Non sempre deriva da una scarsa igiene, come si crede. A volte si può verificare quando la flora batterica cutanea subisce un'alterazione o una crescita eccessiva.
In questi casi il metabolismo dei lipidi cutanei porta alla formazione di ammoniaca e acidi grassi a catena corta, che causano il cattivo odore. Quando questo si verifica è importante utilizzare deodoranti che non ostacolano la flora batterica ma che la possono "tenere a bada", in modo da limitare la produzione di cattivi odori.
E – udite, udite – sempre da questi batteri cutanei dipende la nostra attrazione e innamoramento di una persona!
L’amore è una questione di chimica… e di batteri
A seconda del tipo di pelle e di umori corporei, infatti, i batteri convertono i composti in sostanze solubili percettibili all’olfatto, che creano sul corpo umano un variegato paesaggio odoroso. Ed è proprio qui che entrano in gioco i feromoni, le molecole prodotte dalle ghiandole apocrine, che si trovano sotto le ascelle, intorno ai capezzoli e nell’inguine.
Queste molecole non sono percettibili “a naso”, ma lo sono dal sistema vomeronasale. Lo scopo dei feromoni è quello di inviare informazioni fra gli individui della stessa specie; tali informazioni cambiano a seconda che siamo donne o uomini. In questi ultimi i feromoni producono androsterolo, mentre nelle donne producono copulina. E sono questi due odori ad attrarci l’un l’altra.
Se la combinazione di questi odori è positiva, allora scatta il meccanismo di attrazione, mentre se l’odore dell’altro non ci piace, avremo una reazione di allontanamento e rifiuto.
Questa chimica, che determina la preferenza per un odore piuttosto che di un altro, è determinata dalla compatibilità genetica fra i due partner. La funzione dell’innamoramento è infatti quella ancestrale che porta all’accoppiamento per la riproduzione della specie. Da questo punto di vista quindi, i nostri feromoni cercano il partner più compatibile per la continuazione della specie.
Ma se al nostro sistema vomeronasale non piace l’odore di una persona, non ce ne innamoreremo mai! Vi è mai successo ad esempio di provare attrazione fisica per qualcuno che avete visto solo in foto, ma di non riuscire a stabilire un contatto, perché la scintilla non è scattata, la prima volta che lo avere incontrato? La “colpa” è dei reciproci feromoni!
Durante il tempo dell’innamoramento si verifica anche uno sconvolgimento ormonale: quando siamo innamorati, infatti, tendiamo a produrre in maggiori quantità neurotrasmettitori quali: noradrenalina, dopamina e feniletilamina. Sono le stesse sostanze che si attivano, ad esempio, quando si è dipendenti dalle sostanze stupefacenti. Non a caso, quando siamo innamorati ci sentiamo dipendenti dall’altro e non riusciamo a stare lontani per molto tempo!
Anche la produzione di testosterone tende a modificarsi durante l’innamoramento:
- negli uomini tende a diminuire: ciò spiega come mai anche i più burberi o che "non devono chiedere mai" si ammorbidiscano e diventino più dolci. Il testosterone nell’uomo, infatti, è responsabile del maggior comportamento aggressivo e degli impulsi sessuali;
- nelle donne invece tende ad aumentare: ecco perché quando sono innamorate hanno maggiore temperamento.
Le reazioni ormonali che si innescano quando siamo innamorati non finiscono qui: anche dopamina e serotonina sono chiamate in causa e, insieme all’ossitocina e alle endorfine, riescono a trasformare l’innamoramento in un sentimento più profondo.
La fase di innamoramento non dura per sempre, ma tende pian piano a trasformarsi in un sentimento più stabile e duraturo ma, per certi versi, meno elettrizzante. Ciò è possibile grazie alla secrezione di ossitocina, un altro ormone che viene secreto dall’ipofisi ogni volta che raggiungiamo l’orgasmo.
La relazione affettiva diventa più duratura e profonda, non più solo basata sulla reazione chimica e l’attrazione fisica ma sull’amore per il nostro partner, che impariamo ad accettare con i suoi pregi e difetti.
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