Emozioni e disfunzioni cardiache
Salute e Benessere Naturali
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Tratto da Scienza e Conoscenza 72 In che modo lo stress affettivo causa disfunzioni cardiache? Sebbene la maggior parte dei medici riconosca il ruolo svolto dall’alimentazione, dalla mancanza di esercizio fisico e dal fumo come fonte principale delle malattie cardiovascolari, è solo negli ultimi anni che l’importanza dello stress emotivo come seme profondo della malattia cardiaca sta ricevendo una più approfondita attenzione da parte della ricerca.
Carmen Di Muro
Tratto da Scienza e Conoscenza 72
Lo stress emotivo si divide in acuto e cronico, di cui la tendenza a rispondere adeguatamente al primo è maggiormente sviluppata rispetto al secondo. Infatti, l’organismo reagisce allo stress attivando una serie di meccanismi fisiologici, noti come risposta fight or flight, che preparano a “lottare o a scappare”.
Il corpo svolge questo compito in due modi: in primis, ci sono connessioni dirette tra cervello e cuore. Questi nervi, che fanno capo al Sistema Nervoso Simpatico, stimolano i recettori del cuore che lo fanno battere più velocemente e più forte, causando una restrizione delle arterie coronarie. In secondo luogo, il cervello fa sì che altri organi, come le ghiandole surrenali, attivino la secrezione di ormoni dello stress, come l’adrenalina, e steroidi come il cortisolo che circolano nel sangue finché non raggiungono il cuore.
Lo stress acuto tende a causare innalzamenti nella produzione di adrenalina e noradrenalina, mentre lo stress cronico causa aumenti nella produzione di cortisolo.
Come risultato dei segnali provenienti da questi ormoni, avvengono una serie di reazioni fisiologiche: i muscoli cominciano a contrarsi, il metabolismo viene accelerato, il ritmo respiratorio aumenta, l’apparato digerente comincia a chiudersi – spostando una maggiore quantità di sangue ed energia verso i grandi muscoli – le arterie delle braccia e delle gambe cominciano a contrarsi, il sangue coagula più velocemente. Tali meccanismi si sono evoluti nel corso dei secoli per aiutarci a sopravvivere, funzionando meglio quando il pericolo è chiaro, definito e a breve termine.
Purtroppo lo stress emotivo al giorno d’oggi tende ad essere cronico più che acuto. Infatti, quando i meccanismi connessi alla gestione dello stress perdono la capacità di tornare alla linea di base – fase di calma – è lì che lo stress diventa cronico e le stesse risposte programmate per proteggerci diventano dannose, a volte perfino letali. Le arterie non si contraggono solo in braccia e gambe, ma anche all’interno del cuore, aumentando la probabilità che coaguli di sangue si formino e si mettano in circolo, fino ad ostruire le arterie (Ornish, 2014).
Blocchi psico-affettivi
Dobbiamo sapere che i disturbi cardiovascolari – i blocchi nelle arterie e il ridotto flusso di sangue al cuore – sono il risultato finale di una catena di eventi occorsa durante tutta una vita. Il cuore è l’organo maggiormente influenzato dai nostri sentimenti, la sede delle nostre emozioni. Infatti, non di rado, per “proteggerlo” dal dolore, da ciò che ci ha fatto male, ergiamo difese e muri intorno ad esso. Ma questa è un’arma a doppio taglio, poiché lo stesso muro che ci preserva, può anche bloccarci e isolarci. Infatti, ciò che inizia come protettivo può trasformarsi in distruttivo se i muri continuano a rimanere alzati.
Allo stesso modo, la risposta attacco o fuga, che comincia come difensiva e necessaria per la nostra sopravvivenza emozionale, può diventare dannosa se rimane sempre attiva, se reagiamo come se fossimo costantemente in uno stato di minaccia. Se percepiamo di essere in pericolo, siamo in pericolo. Se percepiamo di vivere in un mondo temibile ed ostile, i nostri meccanismi fight or flight saranno cronicamente stimolati, fino al punto da creare situazioni pericolose per noi stessi.
Pertanto, la paura perdurante di essere colpiti o rifiutati, fa sì che si creino muri interni, veri e propri “blocchi” intorno al cuore che ci tengono isolati e separati da noi e dagli altri, precludendo la possibilità di sentire non soltanto il dolore, ma anche il piacere e la felicità. Oggi, sempre più ricerche mostrano che qualsiasi cosa promuova un senso di isolamento porta a stress cronico e, quindi, a malattie cardiache (Ornish, 1984).
Al contrario, tutto ciò che porta ad una vera vicinanza e a sentimenti di connessione può avere un effetto curativo in termini di salute emotiva, che è essenziale per la salute del nostro cuore: una vera e propria intimità che può essere accresciuta attraverso lo sviluppo di sentimenti di fiducia, di perdono e compassione.
Quando ci sentiamo arrabbiati, impauriti o tristi, la sofferenza e lo stress ci ricordano che stiamo cercando pace e felicità nei luoghi sbagliati. Se smettiamo di considerare il dolore – fisico ed emotivo – come punizione e cominciamo a vederlo come informazione, le cose invece cambiano.
La malattia e la sofferenza possono essere finestre di opportunità, potenti catalizzatori non solo per cambiare comportamenti come dieta e movimento fisico, ma altri più profondi, in modo da iniziare a guardare a quelle parti scisse del- la nostra vita. E solo e soltanto reintegrando noi stessi, trascendendo il muro delle paure, che i nostri cuori potranno cominciare ad aprirsi emotivamente, come pure le nostre arterie.
BIBLIOGRAFIA
Ornish D.M. Il metodo Ornish per curare le malattie cardiache. Senza farmaci e interventi chirurgici, Macro Edizioni, 2014.
Ornish D.M., Stress, Diet &Your Heart. New American Library/Sig- net Books, New York, 1984.
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