L’arte della longevità: la dieta, i consigli, cosa fare ogni giorno per vivere più a lungo
Salute e Benessere Naturali
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Da cosa dipende la longevità? E come mai alcune persone vivono più a lungo – e in salute – di altre? È un fattore genetico o ci sono altre motivazioni? Ce lo spiega il dottor Mario Martinez nel suo libro Impara la Longevità.
Romina Rossi
La longevità è definita come la durata della vita notevolmente superiore alla media. Di solito vi si guarda come a una condizione privilegiata, a cui solo in pochi sembrano avere la fortuna di accedere. Sappiamo che ci sono popoli che sono in grado di vivere molto più a lungo rispetto alla media comune. Ma sembrano culture a noi estranee, con un tipo di vita lontano anni luce dal nostro.
In realtà la longevità non dovrebbe essere un fatto eccezionale. Secondo alcuni studi l’uomo sarebbe perfettamente in grado di vivere fino a 120 anni.
Lo stile di vita e l’alimentazione sono fra i principali fattori che impediscono di avere una durata della vita più lunga di quello che oggi è in realtà. Ma non sono gli unici. Molta influenza ce l'hanno anche le credenze culturali.
Da cosa dipende, quindi, questo divario e perché alcune persone arrivano in salute alla tarda età mentre altri hanno una vita molto più corta? Vediamo di capirne le cause.
Maturare è inevitabile, invecchiare è opzionale
La vita umana non ha una scandenza. Siamo abituati a pensare che debba inevitabilemte finire attorno ai 70 anni, 80 anni per i più fortunati. Eppure ci sono esempi di persone che arrivano in maniera eccellente ai 100 anni e qualcuno anche oltre. Si tratta di persone fortunate, benedette da una genetica che li ha conservati arzilli e in salute fino a un’età così avanzata?
In realtà no. Siamo noi, semmai, a non essere conformi al programma di vita umana. L’uomo infatti potrebbe benissimo vivere fino a 120 anni. E non sto parlando solo di asceti, yogi o eremiti che hanno abbandonato ogni tipo di piacere sulla terra in cambio della vita lunga.
Se infatti è vero che la maturazione è un processo naturale, che non possiamo evitare, è anche vero che il concetto di invecchiamento è disfunzionale. Si basa cioè sulle credenze e sulle nozioni che una data cultura ha nei confronti di questa tematica. Addirittura, secondo alcuni studi condotti dal dottor Martinez, quando i centenari raggiungono il livello superiore e ancor meno comune di longevità, diventando quelli che “supercentenari” (dai 110 anni in su), la frequenza con la quale si presentano gli effetti deleteri dell’invecchiamento si riduce. E uno dei motivi per cui questo sparuto gruppo di uomini e donne godono di tale longevità va ricercato nelle pratiche che allungano la vita, che hanno avuto modo di esercitare negli anni.
Quando la vecchiaia è un fatto culturale
Le credenze e i portali culturali hanno una grossa responsabilità nella percezione del mondo di una determinata cosa. A me, ad esempio è capitato spesso di sentirmi chiedere perchè mi fossi rimessa a studiare nonostante avessi già una laurea e un lavoro. Perchè nella credenza culturale dominante, gli studi finiscono con l'università e con l'ottenimento del lavoro.
Allo stesso modo, se è opinione generale che a una certa età una persona sia troppo vecchia per fare uan certa cosa, questa verrà codificata a livello culturale e influenzerà la visione che abbiamo della vecchiaia. A poco a poco, diventerà cioè convinzione comune che a una certa età le persone siano più limitate e abbiano meno possibilità di fare determinate cose. Di conseguenza, la maggior parte di noi, a 70 anni, non si mette di certo a studiare nuovamente, o non si avventura in un viaggio intorno al mondo e meno che meno impara una nuova disciplina sportiva.
I centenari di tutto il mondo dimostrano, invece, che le credenze sub-culturali più resilienti sono i fattori determinanti in fatto di longevità, più della genetica stessa. Anche se queste persone appartengono a culture le cui convinzioni culturali non sono troppo dissimili da quelle che contribuiscono all’invecchiamento hanno una forte determinazione che permette loro di mettere in dubbio ciò che a livello personale sembra non avere senso.
Si liberano, in poche parole, dalle restrizioni tribali: preferiscono di fatto adottare un sano atteggiamento di sfida nei confronti della tribù che conformarsi a credenze dai risvolti poco salutari. Probabilmente queste persone non si conformano alla visione generale culturale, perché hanno imparato presto nella vita a immaginare un mondo che si estende ben oltre quanto descritto dalle ottuse definizioni culturali. Infatti, se incontriamo un centenario in salute, ci accorgiamo che non corrisponde agli stereotipi che ci aspetteremmo.
Le caratteristiche dei centenari
Cosa accomuna, quindi, i centenari oltre al fatto che non si conformano alle idee culturali di massa? Secondo il dottor Martinez, le caratteristiche che hanno in comune sono:
- la resilienza,
- la perseveranza,
- la creatività,
- la flessibilità.
Sembrano godere di una consapevolezza centenaria che consiste nella ricerca di novità e saggezza in tutte le sfide che affrontano nella vita quotidiana.
Sono persone che, pur sperimentando il dolore, trovano dentro di loro il potere personale che permette loro di trarre insegnamento da queste esperienze.
Inoltre, i centenari condividono 4 credenze essenziali che possiamo fare nostre per godere di una maggiore longevità. Secondo queste 4 chiavi.
- La maturazione dipende dal passaggio del tempo; l’invecchiamento è ciò che che facciamo con il tempo basandoci sulle nostre credenze culturali.
I centenari rimangono curiosi, attivi e impegnati anche in tarda età. Non tirano i remi in barca, come fa la maggior parte delle persone giunta a una certa età o alla pensione, ad esempio. È come se per loro lo scorrere del tempo non avesse importanza, per cui vivono emozioni e nuove sfide a 70 anni come a 20. - Non è mai troppo tardi per prendersi un impegno.
Anche la programmazione del futuro dipende dagli stereotipi culturali. Iscriversi a un corso di ballo dopo una certa età è vista più come una stranezza più che come un pregio. I centenari, invece, hanno sempre dei progetti, anche a cent’anni suonati. Non si lasciano tarpare le ali dall’età anagrafica. Sono persone attive: molte di loro vanno a correre quotidianamente o fanno attività fisica, vanno in vacanza, e svolgono ancora tante attività, che le occupa anche a livello cerebrale, non solo fisico. Rimangono giovani dentro. E per questo preferiscono non trascorrere troppo tempo con gli anziani, che a dire loro, non fanno che lamentarsi dei propri acciacchi. - Le malattie si imparano; le cause della salute vengono ereditate. Salute e malattia non sono solo una questione genetica. La PNEI, la psiconeuroimmunoendocrinologia, ha ampiamente dimostrato lo stretto legame interdipendente fra mente, emozioni, sistema endocrino, sistema immunitario e stati di coscienza con le loro mediazioni chimiche. Vale a dire che se non stiamo bene emotivamente, non ci piace il nostro lavoro, non siamo soddisfatti della nostra vita, viviamo una vita continuamente sotto stress, le malattie, grandi o piccole che siano, non tarderanno a manifestarsi sul piano fisico. Il sistema immunitario risente infatti di questi fattori e tende a indebolirsi, lasciando un varco aperto ai virus.
- Il perdono è un atto liberatorio di auto-amore. Il perdono è fondamentale per la salute e la longevità. Quando viviamo nel rancore per i torti subiti, togliamo energie e potere a noi stessi. Lasciar andare e perdonare sono atti liberatori che si rivelano dei gesti di amore verso noi stessi. Trasformare la rabbia in qualcosa di positivo può solo che far bene alla salute. Perchè le energie, che verrebbero sprecate quando proviamo odio, rancore e rabbia verso qualcuno, vengono impiegate per la costruzione di qualcosa di positivo, benefico alla nostra vita.
Non una dieta ferrea ma un’alimentazione consapevole
Si sa che una sana alimentazione allunga la vita. Ma non si deve pensare che sia necessario stare a stecchetto o mangiare solo cose insipide e carote o verdure per vivere a lungo. Per sana alimentazione si intende piuttosto un’alimentazione consapevole, una via di mezzo che permetta di godersi un buon pasto ma senza esagerare.
La longevità dei centenari non dipende tanto da cosa mangiano, quanto piuttosto dalla moderazione con cui lo fanno. I centenari intervistati dal dottor Martinez, infatti, affermano di non seguire una dieta particolare, ma di mangiare quello di cui hanno voglia. Di fatto si tratta di cibi semplici, a base di vegetali e cereali, non confezionati. Spesso e volentieri coltivano le proprie verdure o allevano gli animali di cui usano la carne. Ogni tanto, però, non si negano qualche cibo più sostanzioso, come una frittura, qualche dolce o un bicchiere di vino.
Queste persone hanno infatti raggiunto una consapevolezza che riguarda la via di mezzo, proprio la stessa che insegnavano Aristotele o Buddha. Invece che privarsi di qualcosa, come un alimento o un bicchiere di vino, preferiscono adottare il piacere della via di mezzo.
Una sigaretta prima di andare a letto, ad esempio, è per questi centenari un rituale benefico che segna la fine della giornata. Piuttosto che soffrire per l’astinenza verso qualcosa che ci piacerebbe mangiare o bere, è preferibile mangiarne in quantità morigerate gustandolo. Fa sicuramente meglio alla nostra salute. La privazione infatti non fa che aumentare la necessità di ciò da cui ci si astiene. L’astinenza forzata ritarda il desiderio compulsivo di cibo.
Allena la tua longevità: prova l’esercizio per esercitare la creatività
Per allungare la vita ed entrare nel club dei centenari non servono chissà quali esercizi. Un buon modo per non farsi condizionare dall’invecchiamento, ad esempio, è esercitare la creatività e saperla trovare anche negli eventi quotidiani. Ecco come fare.
- Richiama alla mente un evento straordinario doloroso: qualcosa che sia ancora irrisolto emotivamente o che sembri casuale e immotivato.
- Sperimenta la manifestazione del ricordo e lascia che passi senza interferire, come una nuvola che attraversa l’orizzonte. Concentrati sull’aspetto irrisolto o incompreso dell’esperienza. Rivivilo finché le circostanze non si chiariscono.
- Immagina di essere dieci anni nel futuro e di conoscere già la risoluzione dell’evento. Non cercare di trovare realmente la risoluzione o di fare chiarezza. Immagina semplicemente di sapere come finirà, e sperimenta cosa provi. In questo modo puoi accedere alle risoluzioni prima che avvengano nella tua storia personale.
- Sorridi per la semplicità del problema, ora che l’hai risolto. Continua l’esperienza senza cercare di trovare la soluzione. Immagina di celebrare il fatto che conosci la soluzione. È un processo analogo al sapere di sapere qualcosa senza doverlo spiegare: un precursore della conoscenza. Stai creando il terreno fertile da cui spunterà qualcosa di ignoto.
- Ora permetti alla tua creatività di sbizzarrirsi e immagina soluzioni e risposte alla tua domanda senza analizzarne praticabilità e logica. Lascia che le risposte credibili e incredibili fluiscano senza giudicarne il merito.
- Fai caso a ciò che provi mentre il fiume di risposte e soluzioni sgorga. Evita di giudicare la praticità di quanto immagini. Per esempio, il sogno di Einstein di cavalcare un arcobaleno l’ha aiutato a formulare la teoria della relatività.
- Scarta tutte le soluzioni e immagina di averne un’altra migliore. Non provare a escogitare davvero una nuova soluzione: limitati a immaginare di conoscerla.
- Pensa a come sarà la tua vita tra quindici anni. Non considerare solo gli aspetti correlati alla risposta che cerchi. Lo scopo di questo passaggio è quello di lasciare che la tua mente si libri e raggiunga un luogo al quale la logica le precluderebbe l’accesso.
- Sorridi ripensando a quanto ti sei preoccupato per qualcosa che ora sembra così irrilevante, dato che hai risolto il problema ormai anni fa. Continua a non cercare risposte. Ti stai godendo la conoscenza senza preoccuparti di ciò che conosci.
- Cerca di trovare nuove risposte e soluzioni. Lo scopo dell’esercizio è quello di innalzare la creatività a un nuovo registro. Praticando l’esercizio, prima o poi riuscirai a escogitare nuove soluzioni. Non avere fretta.
- Ogni volta che il ricordo dell’evento straordinario irrisolto riaffiora, fai un bel respiro profondo e immagina di possedere già la risposta. Ripeti a te stesso: “Conosco già la risposta”, e lascia andare. Troverai una risposta nuova o resterai tranquillo nella consapevolezza di conoscere già la risposta a un livello più profondo.
- Impegnati a eseguire una celebrazione anticipativa. Senza crearti aspettative, goditi l’attesa del momento in cui la conoscenza che hai celebrato si dispiegherà.
[PRODOTTO_PH_6802]