Re-Imparare a mangiare con l'Ayurveda
Salute e Benessere Naturali
Salute e Benessere Naturali
da Alimentazione e fuoco digestivo, intervista al dottor Ior Guglielmi, tratta dal libro “Ayurveda scientifico” di G. Grosso Menon e N. Manente La salute e la sopravvivenza del genere umano sono strettamente legate alle qualità dell’acqua, dell’aria, del calore e del cibo. Afferma il Charaka: “Il cibo è il respiro vitale degli esseri viventi” e Ippocrate, padre della medicina occidentale, come l’Ayurveda dichiara: “Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”. Il termine AYURVEDA significa conoscenza della vita e ci offre una visione a 360 gradi che ci permette di correggere gli errori e tornare come eravamo alle origini, cioè sani. L’Ayurveda è efficace proprio grazie alla sua capacità di sostenere l’intima relazione tra tutti gli aspetti della vita. La maggior parte delle malattie origina dal tratto alimentare ed è da qui che deve iniziare la cura.
Annalisa Arrigo
L’Ayurveda afferma che non vi è guarigione completa possibile dalla malattia se non si modifica la dieta. In natura noi non vediamo animali obesi, gli unici sono quelli che vivono in casa o negli zoo. Questo perché l’animale, al contrario dell’uomo, segue l’istinto: se ha fame, va a caccia, se non ha fame, si riposa all’ombra di un albero.
Solo l’uomo mangia per convenzione: perché è pronto in tavola, perché è ora di pranzo o perché è stato invitato a cena, questa è la causa di tanti errori e problemi nella dieta. Il motivo del sedersi a tavola dovrebbe essere quindi il sentire la fame, ascoltare il proprio corpo e il mondo che lo circonda; dunque, il punto di forza dell’alimentazione ayurvedica è insegnare a riconquistare un certo istinto, una naturalezza nel cibarsi.
Se abbiamo appetito, il corpo è pronto a ricevere e digerire il cibo in modo corretto, a scegliere spontaneamente e in modo naturale ciò che ci fa bene in quel momento ed escludere ciò che contribuisce a generare malattia e squilibrio. Se mangiamo con appetito, sappiamo riconoscere in modo chiaro e nitido quale dei sei sapori sia più adatto al mantenimento della salute in quel particolare momento e questo grazie all’attrazione e desiderio naturale e spontaneo verso uno o più sapori.
In Occidente siamo fortemente carenti nell’amaro (verdure amare e alcune spezie) e nell’astringente (legumi e alcune spezie), i due sapori che hanno a che fare con il mantenersi in forma e con l’opporsi a malattie cardiocircolatorie, tumori, allergie, obesità, intolleranze alimentari, ipercolesterolemie, artrosi, etc. Se questi sapori non vengono introdotti, afferma l’Ayurveda Maharishi, l’intelligenza interna del corpo ci manderà un segnale del tipo “mi manca qualcosa”, un segnale che qualcosa non va, ma senza la specifica di come riparare, perché manca la relazione mente-corpo, e quindi non saremo in grado di riconoscere che mancano specificatamente l’amaro e l’astringente.
Il “mi manca qualcosa” ci porterà ad aprire il frigo o la dispensa, e a prendere la scatola dei dolci per soddisfare quel bisogno di “qualcosa” e commetteremo un altro errore: non prendere quell’amaro o astringente che soli sono in grado di ristabilire la salute e l’equilibrio. Il dolce, poi, non fornendo l’elemento realmente mancante, lascia insoddisfatti anche se sazi e da qui le fami improprie e il non trovare mai appagamento nel cibo.
Poiché la mente e il corpo non funzionano più insieme, dobbiamo rieducarli e armonizzarli e questo possiamo farlo semplicemente ponendo una mano all’altezza dello stomaco chiedendoci se sentiamo fame lì dove abbiamo la mano (visto che è lo stomaco a digerire il cibo e non la mente) e comportarci di conseguenza.
C’è fame? Mangiamo. Non c’è? Non mangiamo. Ce n’è poca? Mangiamo poco.
Questa regola, così semplice ed elementare, è preziosissima secondo l’Ayurveda Maharishi e in sostanza è uno dei due elementi mancanti alla moderna dietetica, che enfatizza il ruolo del cibo per la salute e la cura, ma si scorda completamente di chi deve digerire quel cibo.