Respiro consapevole e sistema immunitario
Salute e Benessere Naturali
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Max Damioli, grande esperto di respiro e fondatore della Scuola Skills, racconta la sua esperienza ventennale con il respiro puro alla redazione di Scienza e Conoscenza in questa intervista, tratta da Scienza e Conoscenza n. 50.
Redazione Scienza e Conoscenza
Max Damioli, grande esperto di respiro e fondatore della Scuola Skills, racconta la sua esperienza ventennale con il respiro puro alla redazione di Scienza e Conoscenza in questa intervista, tratta da Scienza e Conoscenza n. 50.
Da dove nasce il tuo interesse nei confronti del respiro?
La prima volta che si parla di respiro è nella Genesi quando Dio, fatta la statua di fango di Adamo, gli soffia nelle narici, inducendolo ad un sonno profondo. Iposi e respiro. Nei primi anni Novanta vi è stata una grande diffusione del Rebirthing in tutto l’Occidente. L’esperienza di una sessione di respiro (ancorché molto differente da come la intendiamo noi oggi) è stata letteralmente illuminante e non ha dato adito a dubbi o ambiguità: è stata una delle esperienze più intense e profonde della mia vita e non potevo evitare di approfondire questo tema, all'interno della mia ricerca per diffondere lo sviluppo personale autonomo nel mondo.
Nella tradizione yogica l'uomo nasce con un numero finito di respiri che non deve sprecare se vuole vivere a lungo e in salute. Come ti poni rispetto a questa tradizione?
Ogni tradizione ha le sue radici nel respiro. Ogni respiro ha un obiettivo. Obiettivi diversi, respiri diversi. Lo Yoga, con il Pranayama, ha l’obiettivo di educare la mente attraverso il controllo del Respiro. Il sollevamento pesi ha bisogno di trattenere il respiro per l’alzata. Il parto ha bisogno di un respiro superficiale e veloce, soffiando durante le spinte espulsive. In ogni condizione umana possiamo raggiungere più facilmente l’obiettivo con il Respiro. Il respiro della Scuola SKILLS ha come obiettivo quello di re-integrare energia bloccata nel sistema e portare una migliore funzionalità vitale, cellulare e mentale. Ecco perché è così diverso – anzi opposto – allo Yoga: ha obiettivi ed effetti diversi.
Quali sono, e sono stati, i tuoi maestri?
Dai primi anni Novante ho incontrato tutti i più importanti insegnanti (pochi Maestri) che utilizzavano il respiro per accedere a risorse dimenticate. A cominciare con l’antesignano del respiro occidentale (rebirthing), Leonard Orr e in seguito con tre suoi allievi: Jim Leonard e Phil Laut (Vivation) e Judith Kravitz (Transformational Breath). E poi il Mastro Muhen (Monaco Tibetano che insegnava il Soffio), MantakChia (Iron Skirt), John Coleman (Vipassana), SriSri Ravi Shankar (Art of Living), WuoMenShou (ChiGong) e molti altri che hanno ampliato il mio orizzonte di quello che si poteva immaginare di raggiungere con il respiro. La sintesi di tutto questo peregrinare, di scuola in scuola, di tecnica in tecnica ha prodotto due effetti: in primo luogo ho sentito la necessità di semplificare l’approccio rimanendo asciutti sulla tecnica del respiro, in secondo luogo ho sentito il desiderio di eliminare tutta l’ideologia collegata al respiro che utilizzava la sua potenza per “vendere” anche idee. Ora mi sento di dire che io uso il respiro puro per lasciar emergere le risorse personali di ciascuno, senza indirizzarle verso un’idea perfetta di mondo: sono molto soddisfatto di questa “laicità” e rigore tecnico.
Intervista a cura di Marianna Gualazzi per Scienza e Conoscenza n. 50 - ottobre/dicembre 2014