VITA FRENETICA, STRESS E INQUINAMENTO: È POSSIBILE VIVERE L’AYURVEDA NELLA NOSTRA QUOTIDIANITÀ?
Salute e Benessere Naturali
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Intervista a Gianantonio Grosso Menon e a Nicola Manente che hanno dato vita a un vero e proprio “manuale ayurvedico di sopravvivenza” che non ha la pretesa di essere esaustivo (attendiamo il secondo volume il prossimo anno), ma si propone di offrire a tutti gli operatori del settore e al vasto pubblico di appassionati e divulgatori della medicina naturale un panorama ampio e attuale della Medicina Ayurvedica Evidence-Based, dotato di fonti autorevoli condivise e caratterizzato da evidenze scientifiche internazionali.
Annalisa Arrigo
Nella società occidentale è possibile perseguire la visione ayurvedica della salute, considerando le nostre frenetiche esistenze?
L’Ayurveda letteralmente significa “Scienza della Vita”, e al contrario della medicina moderna, non si occupa primariamente della malattia, ma dello stato di salute dell’individuo. La sua efficacia consiste principalmente nella struttura logica delle regole di vita da perseguire: un sistema codificato, documentato, classificato e strutturato in modo sistematico e scientifico. Una scienza del vivere che previene ancor prima di curare, uno stile di vita che rende impossibile o quanto meno difficile ammalarsi. Partendo da questa definizione, potremmo dire che seguire strettamente le regole di vita dell’Ayurveda nella nostra società competitiva, frenetica e ansiogena risulta molto difficile, ma non impossibile; riuscire ad introdurre inizialmente nel proprio quotidiano alcune regole ayurvediche può essere di grande beneficio, come hanno dimostrato alcuni studi scientifici (vedi ad esempio Ritucharya: Answer to the lifestyle disorders, Jayesh Thakkar, 2021). Gli effetti benefici che si percepiscono sul proprio stato di salute possono a loro volta portare ad adottare sempre di più e in modo sempre più completo questo stile di vita. Alla luce di tutto ciò si può affermare che i principi ayurvedici costituiscono sicuramente un antidoto efficace ai disequilibri indotti dagli stili di vita degenerati della moderna società occidentale.
L’Ayurveda può essere d’aiuto nella situazione di catastrofe ambientale che stiamo vivendo, considerato che l’inquinamento individuale sta raggiungendo livelli mai visti prima?
In questi ultimi anni, soprattutto a partire dal 25 settembre 2015, quando i 193 Paesi membri dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, le problematiche relative all’ambiente hanno cominciato a rivestire un’importanza sempre più prioritaria nelle decisioni politiche. Lo stato degradato dell’ambiente in cui viviamo è sotto gli occhi di tutti e il nostro organismo, che interagisce continuamente con l’ambiente circostante, ne risente portando il livello di inquinamento anche al suo interno. In questo contesto l’Ayurveda può essere un aiuto efficace: le sue regole di vita non trattano l’ambiente come qualcosa di subalterno su cui l’uomo ha il totale potere, ma lo considerano qualcosa di cui l’uomo fa parte; è l’uomo che deve obbedire alle leggi della natura e non la natura a doversi piegare alle leggi dell’uomo. Nel suo aspetto più sottile l’Ayurveda considera l’ambiente come un prolungamento del corpo individuale e quindi prendersene cura e preservarlo equivale a mantenere un corpo sano e forte. Il rispetto che nell’Ayurveda si ha per la natura e le sue leggi può fare molto nel migliorare una situazione al momento senza via d’uscita.
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Quali sono i pilastri della medicina ayurvedica?
La medicina ayurvedica applica una strategia di cura multimodale e personalizzata attraverso una serie di azioni terapeutiche che considerano olisticamente il corpo, i sensi, il comportamento, la mente e l’ambiente.
- IL CORPO: è prescritta un’attenta valutazione della nutrizione e del processo digestivo, l’utilizzo di piante o minerali con particolari azioni farmacologiche, massaggi e trattamenti fisici esterni effettuati con manipolazioni e tecniche particolari utilizzando svariati materiali (olii medicati, polveri di piante, ecc.) e non ultimo il Panchakarma (le Cinque Azioni di purificazione);
- I SENSI: vengono considerati tutti i trattamenti, quali aromaterapia, musica (gandharva veda), consapevolezza dei sapori, di cibi, spazi, forme e colori, stimolazioni tattili e di contatto, mirati ad una sollecitazione sensoriale adeguata per una precisa risposta terapeutica;
- IL COMPORTAMENTO: per armonizzare ciò che ci lega all’ambiente possono essere prescritti rasayana comportamentali, moduli di comportamento bioetici, improntati alla saggezza dell’esperienza, e comprendenti ad esempio: la routine quotidiana (dinacharya), i ritmi psicofisici legati agli orari giornalieri, le modificazioni stagionali e i ritmi della natura in generale;
- LA MENTE: l’Ayurveda pone particolare accento sull’ecologia della mente e dei suoi processi come chiave dell’equilibrio individuale in quanto legata ai meccanismi adattogeni e suggerisce diversi metodi di riequilibrio basati su tecniche di respirazione, meditazione e yoga;
- L’AMBIENTE: l’ambiente è la sorgente degli stimoli sensoriali che possono determinare il nostro equilibrio o squilibrio, e l’Ayurveda ne prevede quindi una disamina accurata attraverso l’analisi ambientale, lo Sthapatya Veda, e lo studio dello spazio abitativo chiamato Vastu Vidya.
È possibile una collaborazione tra terapie convenzionali e terapie ayurvediche? Se sì, in che modo?
In India il governo incoraggia e promuove l’uso dell’Ayurveda e di altre medicine complementari nel sistema sanitario pubblico e nella pratica farmaceutica. Nel mondo si assiste con sempre maggior frequenza ad uno scambio informativo tra medici ayurvedici e medici allopatici che spesso operano nelle stesse strutture sanitarie. I risultati delle ricerche suggeriscono che per i pazienti la medicina ayurvedica serve a conservare la salute e che i medici ayurvedici favoriscono l’integrazione con la biomedicina utilizzando metodi e pratiche proprie della stessa. Una possibile via di integrazione tra terapie ayurvediche e terapie convenzionali consiste nell’utilizzare l’impianto strutturale della medicina occidentale in forma olistica, mantenendo però inalterati i processi diagnostico-clinici propri dell’Ayurveda, scienza che considera prioritario il maggior beneficio per la salute del singolo paziente.
Qual è il contributo che ha dato la medicina ayurvedica durante il periodo del Covid-19?
Durante il periodo Covid, ma tuttora ancora presenti nel sito ufficiale del Ministero dell’AYUSH (https://yoga.ayush.gov.in/public/assets/ayush-Protocol-covid-19.pdf) sono a disposizione le linee guida per la prevenzione, la gestione e il decorso da Covid-19, attraverso una serie di indicazioni provenienti dallo yoga e dalle conoscenze e dalle pratiche dell’Ayurveda. Il Charaka Samhita, il testo classico dell’Ayurveda, descrive la gestione delle epidemie e definisce l’immunità personale come la capacità di prevenire la malattia e arrestarne il progresso. L’Ayurveda presta particolare attenzione all’ospite del virus e raccomanda misure per uno stile di vita sano oltre che la prescrizione di medicinali. I diversi preparati botanici per la longevità, chiamati Rasayana, descritti nell’Ayurveda sono stati usati e vengono utilizzati nella pratica clinica per rafforzare l’immunità, e questo anche nel periodo del COVID-19. Sulla base dei nostri dati di ricerca più recenti durante il periodo COVID, sono stati utilizzati questi potenziali agenti immunomodulatori:
- Withania Somnifera (Ashwagandha);
- Tinospora cordifolia (Guduchi);
- Asparagus racemosus (Shatavari);
- Phyllanthus emblica (Amalaki);
- Glycyrrhiza glabra (Yashtimadhu) e molti altri.
Ruolo essenziale della medicina ayurvedica è quello di creare equilibrio e omeostasi, i quali sono essenziali per la prevenzione delle malattie, mentre ora siamo tutti concentrati sulla medicina che distrugge la malattia e sul concetto di “curare la malattia”. L’approccio al trattamento ayurvedico comporta il rafforzamento della capacità del paziente di combattere le malattie e incoraggia le persone ad assumersi la responsabilità della propria salute, rifiutando il ruolo privo di potere del paziente totalmente sottomesso.