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Saper creare sequenze di yoga

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Creare o scegliere sequenze di yoga equilibrate da proporre a lezione (o anche sui manuali di yoga) è un compito importante e delicato per ogni insegnante di yoga, che può fare la differenza nella qualità del suo insegnamento e anche nella progressione nella pratica dei suoi allievi.


Redazione Le Vie del Dharma

Creare o scegliere sequenze di yoga equilibrate da proporre a lezione (o anche sui manuali di yoga) è un compito importante e delicato per ogni insegnante di yoga, che può fare la differenza nella qualità del suo insegnamento e anche nella progressione nella pratica dei suoi allievi.

Perché si praticano le asana in sequenza? Perché un insegnante preparato deve prestare attenzione a come ideare
e proporre una sequenza? Quali difficoltà incontra?
Perché e come una sequenza ben formulata migliora la pratica per l’allievo?

 

Una sequenza di yoga completa ed efficace deve permettere all’allievo di progredire nella pratica in modo costante, in tutta sicurezza e con facilità.
(Mark Stephens, Yoga Le Sequenze)

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Lezione o sequenza?

Insegnante: bene, ora ho imparato tutte le posizioni previste nel programma del corso di formazione insegnanti. Ma come le scelgo per proporle? Che strada prendo? Le organizzo per “famiglie”? Per gli effetti che producono? Prima tutte quelle in piedi? Che cosa metto prima, che cosa alla fine della lezione? E soprattutto: perché?

Allievo/a: sto imparando molte posizioni yoga, ma alla fine di certe lezioni mi sento benissimo e alla fine di altre mi fa male tutto e sono contento/a che sia finita. Magari ha a che fare con la scelta delle posizioni?

Ecco i pensieri che possono affacciarsi alla mente di insegnanti e allievi durante i corsi di yoga e i corsi di formazione per chi voglia diventare insegnante. La domanda più frequente tra gli aspiranti insegnanti è “come si costruisce una sequenza?”

E tra chi frequenta i corsi di yoga serpeggia il dubbio: perché mi sento così bene dopo una certa lezione/sequenza e non dopo altre?

Creare una sequenza yoga

Creare una sequenza di yoga equilibrata non è facile: a volte sono infarcite di asana (le posizioni dello yoga) tanto che dovrebbero durare 3 ore; oppure si parte in piedi, poi ci si siede, poi ci si alza di nuovo, poi a pancia in giù, poi in ginocchio, poi a pancia in su…

Ma esistono delle “regole”! Ci sono delle motivazioni serie e precise per mettere le posizioni in quella precisa sequenza (appunto). Motivazioni che derivano dalle conoscenze tradizionali, dalle scoperte scientifiche, dall’esperienza degli antichi rishi, e da quella dei nuovi insegnanti moderni. Come Mark Stephens, autore di Yoga Le Sequenze e del precedente (e collegato) volume Le tecniche e le Basi.

LEGGI LA NOSTRA INTERVISTA A MARK STEPHENS

 

“Il vinyasa krama richiede […] di avvicinarsi allo yoga seguendo un metodo sistematico, integrando il respiro, la mente e il corpo durante l’esecuzione di movimenti in sequenza, in vista di una pratica sempre più profonda, Il concetto di vinyasa krama deriva dagli insegnamenti di Tirumalai Krishnamacharya. Verso la fine del ventesimo secolo i suoi allievi più celebri, come T.K.V. Desikachar, Indra Devi, B.K.S. Iyengar e Pattabhi Jois, sono divenuti alcuni degli insegnanti di yoga più influenti del mondo. […] tutti sottolineano l’importanza di offrire una pratica graduale basata sui bisogni del singolo allievo o del gruppo.”

(tratto da Yoga Le Sequenze, di Mark Stephens, p. 9)

Insegnare yoga è un apprendimento continuo

Questo libro è stupendo per superare l’“horror vacui” e il senso di abbandono che tutti noi insegnanti, abbiamo provato alla fine della scuola di formazione frequentata. Chi non conosce questi dubbi forse ha fatto un corso troppo breve e si butta allo sbaraglio a insegnare. Sbagli se non ti accorgi, una volta ottenuto il diploma o l’attestato, che quando cominci a insegnare “sai di non sapere niente” – succede a chi ha studiato per 3 o 4 anni, figuriamoci se il corso di formazione insegnanti dura solo 3 o 4 mesi.

“Che siamo principianti o praticanti avanzati, non c’è limite a quanto possiamo imparare, a quanto possiamo crescere e a quanto profondamente possiamo cambiare noi stessi. Il processo di apprendimento dello yoga e l’approfondimento della pratica […] non solo necessitano di tempo e di pazienza, ma anche di un approccio graduale che ne accresca l’efficacia".

(tratto da Yoga Le Sequenze, di Mark Stephens, p. 22)

La mia sequenza di yoga sarà giusta?

C’è un sistema utilissimo per superare le difficoltà nel costruire una sequenza: provarla! Con l’aiuto di un orologio, dopo averla scritta, facciamo finta di essere noi l’allievo che la riceve. Lo yoga è una scienza pratica e facendo capiamo molto più che solo parlando.

Vedremo se è troppo lunga o troppo corta; “sentiremo” se è armoniosa, testando la nostra schiena; ci sono parti del corpo che non sono state per nulla coinvolte? Altre che lo sono state troppo?

Che una buona lezione di yoga debba essere veloce e stancante è un mito da sfatare!

Osservando il nostro respiro sapremo se ci sono abbastanza informazioni su come respirare; se ci annoiamo sapremo che è sotto-stimata; se dobbiamo continuamente guardare l’elenco forse ci sono troppe posizioni nuove. E così via.

Possiamo anche farci aiutare da un affezionato seguace che voglia fare da cavia (ma che poi sia sincero nelle critiche).

I consigli dell'insegnante

E ci sono i consigli del nostro autore: “Ci sono modalità potenzialmente infinite di strutturare una lezione, e questo è in parte il motivo per cui c’è bisogno di una serie di linee guida per sapere cosa fare, quando farlo e in che modo mettere in relazione i vari elementi della pratica tra loro.

Ciascuna sequenza ha effetti diversi su ciascun allievo, così come la stessa sequenza ha effetti diversi se praticata a livelli diversi di intensità, di ritmo e di durata. La sfida che deve affrontare l’insegnante è creare sequenze che permettano all’allievo di praticare in armonia con la sua condizione, rispettando lo stato della sua evoluzione personale […] Il ruolo dell’insegnante […] è triplice:

  1. pianifica in modo intelligente l’itinerario da seguire tenendo conto dell’ambiente e degli allievi che ha di fronte;
  2. osserva e comunica con gli allievi per verificare che abbiano integrato l’esperienza stabilmente e agevolmente;
  3. fornisce istruzioni corrette e cerca di ispirare gli allievi lungo il cammino.

Questo libro si concentra principalmente sul primo punto, ovvero sulla creazione e l’insegnamento di lezioni […] basate su informazioni corrette, efficaci, efficienti, belle e integrate.

Nel loro insieme, queste qualità ci permettono di riconoscere e definire i principi fondamentali della creazione di sequenze che dovrebbero essere idealmente presenti in ogni lezione: passare dal semplice al complesso; passare dall’esplorazione dinamica a quella statica (ovvero arrivare all’immobilità); sviluppare l’equilibrio energetico; integrare lo sforzo e l’agio; trasformare se stessi in modo sostenibile”.

(tratto da Yoga Le Sequenze, di Mark Stephens, p. 10-11)

La mia sequenza piacerà agli allievi che vengono a lezione?

Ricordo le parole del mio insegnante indiano di “Metodologia dell’insegnamento”. Ci ricordava di arrivare ben prima dell’inizio della nostra lezione, per vedere la sala, per “sentirla”, connettendoci con la sua energia, per accendere un incenso, per mettere una musica, per controllare che tutto fosse a posto, che ci fosse la luce giusta.

E oltre a queste preparazioni “esteriori” ci rammentava il ruolo dell’insegnante: creare un ambiente che favorisca l’apprendimento. Naturalmente questo non riguarda solo assicurarsi che ci siano cuscini per tutti. Per imparare bene l’allievo deve sentirsi accolto, non deve annoiarsi, ma non deve neanche sentirsi del tutto inadeguato, deve conoscere qualcuna delle posizioni proposte e qualcuna dev’essere nuova, proposta al momento giusto. Il livello deve essere “giusto” per tutti.

Se ci saranno tutte queste condizioni, se le posizioni proposte saranno “giuste”, armoniose nel loro succedersi, né troppo difficili né troppo facili, se si sarà trasmesso il concetto di non forzare, l’allievo tornerà, proseguirà e migliorerà. È sicuro. È scritto.

L’insegnante che crea le sequenze è come una guida di montagna che porta gli allievi a fare un’escursione. Li invita a unirsi a lui in un’avventura nella quale si vive un’esperienza di autosservazione e di evoluzione personale consapevole all’interno del costante cambiamento che avviene dentro di sé e intorno a sé.

Per permettere di vivere al meglio questa avventura, l’insegnante dev’essere preparato mentalmente e fisicamente, deve tracciare un itinerario percorribile tenendo conto dell’ambiente e dei partecipanti, deve tenere conto del tempo necessario per esplorare le vette dell’esperienza, e deve sapere come riportare tutti sani e salvi al punto di partenza, facendo sì che l’esperienza sia per tutti piena e significativa. Questa metafora “alpinistica” rimanda al concetto di struttura ad arco della lezione.

Nell’arco del vinyasa krama ci sono cinque fasi:

  1. L’inizio del processo dello yoga.
  2. Il riscaldamento del corpo.
  3. Il percorso verso il culmine della pratica.
  4. L’esplorazione del culmine della pratica.
  5. L’integrazione. 

(tratto da Yoga Le Sequenze, di Mark Stephens, p. 22)

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