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Dalla terra alla sedia

Yoga

Dalla terra alla sedia

Yoga

Dalla terra alla sedia

Se «yoga non è asana», cioè se «fare yoga» non significa solo fare le posizioni particolari che lo contraddistinguono, allora cos'è?

Si potrebbe rispondere che «yoga è meditazione», e che tutte le tecniche praticate hanno l'unico scopo di insegnare a restare seduti in modo «stabile e comodo» (cioè in sanscrito shtira-sukham, che è la definizione di asana).


Cinzia Picchioni

Scopri il libro Yoga con la sedia

YOGA CON LA SEDIA

 

 Se sai respirare puoi meditare

Ma perché imparare a stare «in posizione seduta stabile e comoda»? Perché – risponde lo yoga – così si possono fare tutte le altre cose che compongono la disciplina dello yoga:

  • pranayama (tecniche di respirazione)
  • prana-dharana (osservazione del respiro)
  • pratyahara (ritrazione dei sensi)
  • dharana (concentrazione)
  • dhyana (meditazione)
  • mudra (gesti con le mani)
  • drishti (gesti con gli occhi)
  • màndala (creare/osservare disegni circolari)
  • yantra (simboli geometrici da osservare)
  • mantra (formule da ripetersi – a voce o interiormente)
  • chakra (centri energetici dell'anatomia sottile)
  • kriya (tecniche di purificazione)

Tutto questo elenco è a disposizione di chiunque sia capace di restare seduto a lungo, immobile e a suo agio, respirando. Avete letto? Ho scritto «seduto», non «seduto per terra a gambe incrociate nella posizione del loto (padmasana)».

C'è ancora tempo (e modo)!

Queste riflessioni abitano la mia mente da molti anni. Da quando ho assistito per la prima volta a una lezione di yoga «dalla sedia» rivolta a persone ultracinquantenni. Il mio insegnante principale alla Scuola di formazione, il dottor Rosario Porrovecchio (medico/insegnante di yoga) aveva «inventato» quel sistema per tutti i praticanti di yoga impossibilitati – temporaneamente, definitivamente o per età – a fare yoga nel modo classico, cioè a terra. E stava dando proprio a me l'occasione e il privilegio di vedere come si conducesse una lezione di quel tipo perché intendeva che lo facessi io di lì a poco. Io che avevo scelto come «specializzazione» proprio la terza età (alla Scuola che frequentavo, nel 1986, per diplomarmi insegnante di yoga).

Da sempre vedevo e ascoltavo persone che avrebbero voluto fare yoga ma poi dicevano «non so stare seduto a gambe incrociate», o «sono troppo rigido», o «una volta ero flessibile, ma ora, alla mia età...», o «sono in sovrappeso, devo mettermi a dieta...», o «mi si addormentano le gambe a stare seduto come un indiano», o ancora «ho mal di schiena, non mi tocco i piedi con le mani»... il danno ormai era stato fatto: le foto, i libri, i Centri e gli insegnanti di yoga avevano già trasmesso l'errata idea che quella disciplina millenaria fosse solo per asceti-fachiri-denutriti-giovani-single-individui, a testa in giù!

Benedetti editori coraggiosi

Ma per fortuna ci sono anche editori innovativi come il primo che ha pubblicato, tantissimi anni fa, il primo libro Yoga per la terza età. La casa editrice era la mitica red, di Como, e quel libro è rimasto l'unico in Italia, per decenni.

Poi altri editori temerari, come Macro, decisero di sfatare un po' il mito – sbagliato, ripeto – dello «yoga selettivo» e aprirono a tutti la conoscenza dell'antica  disciplina.

Yoga per tutti

Yoga per tutti è stato un po' l'«apripista» per un altro titolo, ancora più coraggioso, come Yoga con la sedia, tradotto dal tedesco e scritto da un insegnante che col suo «metodo» 50plus si rivolge soprattutto a chi vuol fare yoga ma non è (più) giovane, o non è (più) elastico, o non può (per ora) sedersi per terra. Pensate a chi stia facendo una riabilitazione dopo un incidente, o dopo un intervento di protesi dell'anca, o dopo essersi rotto una caviglia, o ha problemi agli occhi (ed è meglio che non si metta a testa in giù)... per questo non deve fare yoga? Sbagliato! Anzi, si potrebbe dire che proprio per affrontare delle difficoltà dovrebbe fare (più) yoga! Perché, come abbiamo detto all'inizio, «yoga non è asana». Yoga è una disciplina spirituale che può aiutare proprio quando abbiamo delle difficoltà. Basta una sedia.

 

Il privilegio della sedia

Quando riusciremo a sentire (più che capire) quanto l'utilizzo della sedia sia un privilegio per conoscere davvero lo yoga (perfino più che con le posizioni), potremo godere appieno di tecniche come I poli della vita (p. 79 del libro Yoga con la sedia); proseguendo poi, potremo inoltrarci nel magico mondo delle tecniche riservate agli esperti. Scegliendo dall'elenco stilato all'inizio potremo imparare pratiche che richiedono anni di lezioni regolari di yoga tradizionale.

Ogni insegnante preparato sa – per esempio – di non potere (né dovere) insegnare alcune misteriose tecniche di respiro, o di meditazione, o di visualizzazione, o di recitazione di certe formule se il corpo non è allenato a riceverle, finché i praticanti non siano «maturi», capaci di stare con la schiena eretta – senza distrazioni né interruzioni. E con la sedia impariamo a farlo in breve tempo, rinforzando i muscoli laterali della colonna perché non dobbiamo preoccuparci delle gambe, che non ci «distraggono» come quando stiamo per terra, vero?

In piedi, e perfino il Saluto al Sole!

In questo libro trovate anche il famoso Saluto al Sole, praticato con la sedia. L'impossibile sequenza di 12 posizioni, impraticabile all'inizio anche per i giovani e flessibili, è qui proposta in modo che il corpo faccia lo stesso tipo di posizione ogni volta, ma senza le difficoltà che si incontrano praticando a terra. Risulta quasi un allenamento anche per chi poi voglia cimentarsi col Saluto al Sole tradizionale!

Ognuna delle posizioni proposte dalla sedia può ritenersi come allenamento per poi provare a praticarla da terra – volendo – ma col corpo un po' più «abituato». Pensiamo, come detto, a chi stia facendo una riabilitazione: per un po' usa dei supporti, mentre i muscoli si riabituano, si rassodano e tonificano, no? Poi non ne ha più bisogno.

Le posizioni in piedi, che in genere creano meno problemi, sono proposte anche con la sedia come supporto iniziale, mentre cerchiamo l'equilibrio, mentre rinforziamo le gambe, mentre impariamo a spostare il peso da un lato all'altro del corpo, senza temere di cadere! Proprio come quando nostro padre ha messo le rotelline laterali alla bicicletta per insegnarci a stare in equilibrio, e poi forse ne ha tolto una, e poi tutt'e due, e poi ci ha sorretto per il sellino correndoci accanto... Io ho avuto questa fortuna... mio padre ha preferito essere lui il «supporto» vivente finché non sono stata capace di stare in equilibrio da sola sulla bicicletta. E andando in montagna con lui ho imparato che si cammina alla velocità di chi va più piano. Forse è per queste esperienze (d'amore) che amo trovare modi affinché chiunque possa conoscere e praticare la meravigliosa disciplina dello yoga anche in tarda età, o in momenti difficili, e possibilmente fino alla fine dell'esperienza terrena.


Cinzia Picchioni
Inizia a praticare yoga nel 1979 a Milano, la sua città natale; nel 1985 si trasferisce a Torino per frequentare la scuola di formazione triennale... Leggi la biografia
Inizia a praticare yoga nel 1979 a Milano, la sua città natale; nel 1985 si trasferisce a Torino per frequentare la scuola di formazione triennale per insegnanti dell’Istituto Kuvalayananda, dove studia con insegnanti italiani e indiani e si diploma nel 1987. Co-fondatrice dell'Isyco (Istituto per lo Studio dello Yoga e delle Culture... Leggi la biografia

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