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I chakra e lo yoga: il radicamento

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I chakra e lo yoga: il radicamento

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I chakra e lo yoga: il radicamento
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A chi, facendo yoga, non è mai capitato di perdere l’equilibrio o di sentirsi vacillare un po’ durante una posizione in piedi? Succede quando il nostro radicamento a terra non è ben saldo e infatti in questi casi l’insegnante di yoga ci ricorda di aprire completamente i palmi delle mani e l’intera pianta del piede, di premere bene a terra con tutta la superficie della mano o del piede, dal primo all’ultimo dito: più spingiamo le gambe (e le braccia, se la posizione lo prevede) come fossero radici nel terreno, più ci riesce facile salire, allungarci e distendere la colonna vertebrale.


Redazione Le Vie del Dharma

A chi, facendo yoga, non è mai capitato di perdere l’equilibrio o di sentirsi vacillare un po’ durante una posizione in piedi?

Oppure di avvertire fastidio ai polsi mentre le mani sono appoggiate a terra in posizioni come Adho Mukha Svanasana (il cane a testa in giù)?

Succede quando il nostro radicamento a terra non è ben saldo e infatti in questi casi l’insegnante di yoga ci ricorda di aprire completamente i palmi delle mani e l’intera pianta del piede, di premere bene a terra con tutta la superficie della mano o del piede, dal primo all’ultimo dito: più spingiamo le gambe (e le braccia, se la posizione lo prevede) come fossero radici nel terreno, più ci riesce facile salire, allungarci e distendere la colonna vertebrale.

Nello yoga un solido radicamento è la basa per eseguire le asana. Più una cosa è solida, maggiore è la gravità che agisce su di essa e questa dinamica entra in gioco anche quando eseguiamo una posizione yoga: la forza di gravità ci attira verso il pavimento e la solidità (del terreno su cui poggiamo, ma anche delle nostre ossa e dei nostri muscoli) ci sostiene.

Asana: le posizioni dello yoga

  

Radicarci a un solido appoggio ci carica di energia, non solo fisicamente, ma anche a livello delle energie sottili. Un esempio pratico: quando ci prepariamo a saltare, premere bene con i piedi per terra ci permette di generare l’energia per spiccare il balzo.

Allo stesso modo, a livello energetico e secondo il sistema dei chakra, il punto di partenza da cui il prana (l’energia sottile che ci pervade) si raccoglie e va a colmare il corpo è il primo chakra, Muladhara, chiamato non a caso “il chakra della radice”.

I CHAKRA E LE LORO FUNZIONI

 

Yoga e chakra nell’opera di Anodea Judith

Il sistema dei chakra è una chiave di lettura, una mappa dal valore inestimabile per muoverci sulla via dello yoga verso una maggiore consapevolezza.

Una delle figure che meglio sanno interpretare e divulgare questo tema è senza dubbio Anodea Judith, la terapeuta americana autrice di alcuni dei più autorevoli libri mai scritti sui chakra.

Anodea Judith è molto nota come psicoterapeuta somatica, esperta di bioenergetica, relatrice e conduttrice di workshop, autrice di libri, ma è forse meno risaputo il fatto che sia anche un’insegnante di yoga. Come scrive lei stessa, prima ancora che i suoi studi sul sistema dei chakra diventasse “il lavoro della mia vita”, Anodea Judith è stata un’appassionata praticante di yoga e meditazione e ha iniziato a insegnare fin dal 1975, quando lo yoga era ben lontano dalla popolarità e diffusione di cui gode oggi in occidente.

Il libro più noto di Anodea Judith è Chakra Ruote di Vita, un testo fondamentale in cui tratta in modo approfondito il sistema dei chakra, descrivendolo come una mappa per un percorso di consapevolezza e di crescita personale. In seguito ha scritto dei chakra anche alla luce delle moderne teorie psicanalitiche.

In tutti questi libri c’è spazio anche per lo yoga, con tanto di consigli pratici e proposte di esercizi, ma il volume in cui meglio emerge l’esperienza di Anodea come insegnante di yoga è senza alcun dubbio Yoga e Chakra, che completa la sua opera sui chakra mostrando in concreto come si possono esplorare i chakra praticando specifiche posizioni e sequenze yoga e come si può comprendere lo yoga dal punto di vista chakra.

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È un manuale molto pratico, ma con una solida base nella teoria del sistema dei chakra, ricco di suggerimenti ed esercizi per focalizzare la propria pratica yoga sui chakra e per usare lo yoga per accedere all’energia sottile e riequilibrarla: vediamo come può aiutarci anche a capire meglio l’importanza del radicamento.

YOGA E CHAKRA

 

Il primo chakra e il radicamento

Muladhara è collocato alla base della colonna verticale, dove riposa l’energia kundalini in attesa del risveglio, ed è qui che origine il nostro radicamento, in senso concreto, psicologico, metaforico e spirituale: il primo chakra ci radica al terreno, alla vita e a noi stessi.

Gli organi associati al primo chakra sono il perineo (come viene mostrato in gran parte degli schemi dei chakra, che ritraggono una figura seduta sui propri ischi, da cui parte la sequenza dei sette chakra principali lungo la colonna vertebrale), ma anche i piedi, le gambe, le ossa: tutto quanto ci sostiene e ci radica alla terra, l’elemento collegato al primo chakra.

La terra rappresenta non solo il suolo, ma tutto ciò che è materia, incluso il nostro corpo fisico, solido e soggetto alla gravità.

Anodea Judith parla del radicamento come “il paradosso del primo chakra”, ovvero: che si tratti di allungare bene la colonna vertebrale e riequilibrare il corpo, o di risvegliare e far salire le energie sottili attraverso i sette chakra principali, per salire in alto occorre spingere bene i piedi nel terreno.

I 7 Chakra: posizione e significato


 

“Radicarsi non è l’antitesi dell’esperienza spirituale; è, al contrario, proprio la sua base necessaria. Esattamente come una pianta deve avere radici profonde per poter crescere e svilupparsi, la vostra capacità di radicarvi a terra vi permetterà di risalire ai vostri chakra superiori. Stabilire delle salde fondamenta nella solidità della terra dà inizio all’intero processo di risalita lungo la colonna vertebrale.”

Radicare i quattro angoli

Nel simbolo del primo chakra compare un quadrato. È l’unico caso, poiché nelle antiche rappresentazioni grafiche dei chakra tutti gli altri centri energetici sono rappresentati con triangoli o linee curve.

Nello yoga si dice che, proprio come un quadrato (simbolo di solidità) piedi, mani e tronco abbiano quattro angoli.
Per essere adeguatamente radicati,” scrive Anodea Judith, “tutti e quattro gli angoli dei piedi premono verso terra ugualmente, così come le mani se sono appoggiate a terra.

Mi piace pensare ai quattro angoli del busto come agli angoli di un lenzuolo preformato che mettiamo sopra un materasso. Quando vi sdraiate sulla schiena in una posizione come Apanasana, la Posizione con le Ginocchia al Petto, tirate le spalle e le anche giù verso terra come se tiraste gli angoli di un lenzuolo sopra un letto, radicando il busto a terra offrendo così sostegno e una maggiore apertura alla parte anteriore del corpo. Quando siete in piedi in una posizione base come Tadasana, la Posizione della Montagna, portate le spalle all’indietro e radicatevi nelle anche mentre posate consapevolmente i quattro angoli dei vostri piedi sul materassino.”

 

Un esempio pratico: Adho Mukha Svanasana

Una tipica posizione yoga in cui sia le gambe sia le braccia diventano radici è Adho Mukha Svanasana, “il cane a testa in giù”.

Vengono anche accentuati i quattro angoli del busto, raddrizzandolo bene grazie alla pressione a terra dei quattro angoli di ogni piede e di ogni mano. Premendo fermamente al suolo entrambi i piedi ed entrambe le mani, sperimenterete veramente come la spinta verso il basso vi risveglierà. Questa posizione è utile per bilanciare e integrare i chakra superiori e inferiori: l’inversione porta il prana ai chakra superiori, mentre il radicamento a terra attraverso gambe e talloni fornisce una base ai chakra inferiori”.

Come si esegue la posizione (tratto da Yoga e Chakra, pag. 74)

  1. Iniziate a quattro zampe. Appoggiate con fermezza le mani sul materassino, con le dita bene aperte, gli indici paralleli l’uno all’altro, le pieghe dei polsi parallele alla linea superiore del materassino.

  2. Impegnate le gambe appoggiando le dita dei piedi sul materassino e spingendo mani e piedi a terra. Stabilizzate le scapole, portandole verso il basso. Sentite questo contatto attivo con la terra prima di sollevare le anche.

  3. Basandovi su questo contatto, sollevate le anche fino a formare con il vostro corpo un triangolo la cui base sarà il pavimento.

  4. Potete desiderare di piegare e raddrizzare alternatamente le ginocchia alcune volte e trovate il vostro modo di entrare nella posizione.

  5. Con i piedi distanti tra loro quanto la larghezza delle anche, premete i talloni in basso, verso il materassino. Non preoccupatevi se non arrivate a terra; possono essere necessari anni di pratica per riuscire a portare i talloni a toccare il pavimento.

 

Ecco alcuni consigli per eseguire Adho Mukha dal libro di Anodea Judith:

  • Energizzate la posizione premendo più fermamente mani e piedi a terra, come se voleste cercare di allungare il vostro materassino, distribuendo egualmente il vostro peso sui quattro angoli della posizione: le due mani e i due piedi. Osservate come questa azione di radicamento trasmette energia al corpo.

  • Gambe: attivate i muscoli contraendoli verso l’interno, sollevando le rotule. Premete la parte anteriore delle cosce verso la zona posteriore, ruotando leggermente l’interno coscia verso l’interno, creando più spazio nel pavimento pelvico e ampliando la parte posteriore del sacro.

  • Braccia: la parte carnosa della mano tra il pollice e l’indice racchiude un punto che nella medicina cinese viene usato per la creazione di una base stabile. Premere questa parte con fermezza al suolo provocherà una leggera rotazione degli avambracci verso l’interno. Simultaneamente, ruotate verso l’esterno la parte superiore delle braccia, aprendo le spalle e il petto. Rendete morbido il cuore mentre vi allungate dal cuore ai polsi e dal cuore al bacino.

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