Il Respiro Essenziale: respirare bene per ritrovare energia e benessere
Yoga
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Respirare è un’azione semplice che eseguiamo in modo istintivo e automatico. Sembra un’affermazione ovvia, ma respirare è davvero così “semplice”?
Redazione Le Vie del Dharma
Il respiro è sempre con noi, dal momento della nostra nascita e per tutta la vita: inspirare ed espirare può apparire una delle cose più semplici al mondo.
In realtà “respirare bene” non è scontato come può sembrare: non solo respiriamo in modo problematico quando particolari disturbi o condizioni fisiologiche ce lo rendono difficile (riniti, naso chiuso, asma, ostruzioni ai seni nasali, bronchite…), ma anche nella routine di tutti i giorni il nostro modo di respirare è sì automatico, ma molto meno libero di quanto pensiamo, più condizionato dal nostro stato psicofisico, dall’abitudine, dallo stress e dall’ambiente in cui ci troviamo.
Come tutti i processi vitali, la respirazione avviene in modo autonomo e non richiede il nostro controllo cosciente - per fortuna non abbiamo bisogno di “ricordarci” tutto il tempo di respirare! I muscoli coinvolti nella respirazione però sono muscoli striati, controllati dal sistema nervoso volontario; ciò significa che esercitiamo sul respiro sia un controllo involontario che volontario.
Per questo per restare in vita non dobbiamo pensare costantemente a inspirare ed espirare, il respiro è spesso soggetto a variazioni non del tutto volontarie (per esempio si fa più profondo quando siamo addormentati o rilassati, affannoso quando facciamo fatica, o superficiale quando siamo agitati) e per questo possiamo anche controllarlo direttamente: quando decidiamo di trattenere il respiro per tuffarci, quando il medico ci chiede di fare un inspiro profondo e, naturalmente, quando pratichiamo esercizi di respirazione.
Lo yoga e il potere del respiro
Se hai mai fatto yoga saprai già che il controllo del respiro, o per meglio dire del soffio vitale, è un elemento fondamentale di questa disciplina e prende il nome di Pranayama.
Come scrive il maestro di yoga Swami Kuvalayananda nel suo manuale intitolato proprio Pranayama:
“I veggenti yogici dell’antica India consideravano il pranayama come l’esercizio in grado di rendere sommamente sano ogni processo vitale (…) Alla luce della nostra esperienza, possiamo dire con sicurezza che nessun altro esercizio fisico può avere un centesimo dell’efficacia del pranayama, che infatti non controlla solo le diverse funzioni fisiologiche, ma anche i processi vitali dell’organismo umano. Ugualmente grande è il suo valore spirituale”.
Pranayama: il respiro di fuoco
I saggi dell’antichità hanno intuito migliaia di anni fa la profonda correlazione tra il respiro e la salute del corpo e della mente. Oggi gli studi scientifici stanno supportando queste sagge intuizioni, confermando che una buona respirazione, agevole e profonda, influisce molto positivamente sul benessere e attenua alcuni dei problemi di salute più insidiosi e diffusi nel mondo moderno.
“È stato riscontrato che la terapia del respiro, combinata a volte con altre pratiche di guarigione come il biofeedback o lo yoga, può alleviare (e talvolta curare) emicranie, patologie croniche, ipertensione, epilessia, asma, attacchi di panico e sindrome iperventilatoria, così come cardiopatie coronariche.
Uno studio condotto da Suzanne Woodward e Robert Freedman ha dimostrato che respirare in modo lento e profondo gioca già di per sé un importante ruolo per ridurre le vampate di calore tipiche della menopausa. Uno studio pilota condotto in precedenza aveva mostrato come esercizi di rilassamento progressivo dei muscoli e una respirazione lenta e profonda riducano l’incidenza delle vampate di calore di un impressionante 50%. Le tecniche di respirazione vengono anche usate per aiutare i malati terminali a entrare in uno stato meditativo e a placare il terrore che spesso accompagna la malattia e la morte.”
Il brano che abbiamo citato è tratto da un eccellente libro sul respiro scritto da un’insegnate di yoga che qui in redazione stimiamo davvero molto, Donna Farhi (qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di parlare con lei del ruolo e dell’etica dell’insegnante di yoga: leggi la nostra intervista a Donna Farhi).
Il Grande Libro del Respiro può essere considerato anche un libro di yoga e di certo è una lettura estremamente interessante per chi pratica questa disciplina, ma è in realtà molto di più e ha una portata ampia e universale, proprio come il respiro.
Ritrovare il respiro naturale
Riappropriarci del nostro respiro significa liberarci delle cattive abitudini e dei condizionamenti che ne hanno peggiorato la qualità e tornare ad attingere pienamente a una grande risorsa di energia vitale e di salute. Donna Farhi chiama questa modalità di respirazione naturale (e per molti di noi dimenticata) il respiro essenziale:
“Si tratta del respiro che ci riempiva i polmoni da bambini”, scrive Farhi, “la maggior parte di noi ha perso la connessione con questo respiro e così anche il legame con un modo di essere naturali e con la propria risorsa di energia innata. Aprire le porte a questa forza vitale significa riscoprire la natura vergine del respiro”.
Prova a osservare come respirano i neonati e i bambini piccoli, così pieni di energie: inspirano gonfiando bene la pancia e poi il petto, utilizzano il diaframma e mantengono i muscoli di ventre, petto e spalle ben rilassati; espirano profondamente e liberamente. Crescendo purtroppo perdiamo questa capacità e la nostra respirazione si fa più disordinata.
Fai attenzione al modo in cui stai respirando in questo momento, mentre leggi, e poi pensa a come il tuo respiro cambia nel corso della giornata: ti sorprendi mai a trattenere il fiato, anche senza un motivo apparente?
Questa sospensione del respiro, soprattutto quando si è molto impegnati, preoccupati o sotto stress, è un problema respiratorio oggi molto comune; così come lo è la tendenza a invertire la respirazione addominale, cioè a ritirare il ventre durante l’inspirazione (sarà una risposta inconscia a tutti quegli sciocchi consigli di “tirare dentro la pancia” per sembrare più snelli?): così facendo tendiamo a riempire subito d’aria il petto, raccogliendo meno ossigeno e respirando in modo superficiale.
Meditazione del respiro in 4 tempi per combattere ansia e stress
Un altro schema respiratorio non corretto e purtroppo molto comune nella vita moderna è quello che, nel suo libro, Farhi chiama respirazione congelata:
“Forse avrete notato che nei giorni molto freddi vi sostenete contraendo tutti i muscoli del corpo. Quando si tengono i muscoli contratti, di fatto si ha una respirazione poco profonda. Nella respirazione congelata tutto lo strato più esterno del corpo si contrae e reprime i movimenti di risalita del respiro, proprio come un serpente che stritola la sua sfortunata preda. (…) Chi ha una respirazione congelata si deve concentrare per ammorbidire e sciogliere la rigidità dei muscoli. Lo yoga, il tai chi, il ballo e il massaggio sono delle pratiche eccellenti per questo tipo di persone”.
Crescendo, dunque, abbiamo appreso delle modalità di respirazione disordinate e lontane dal respiro essenziale della nostra infanzia. Per fortuna, con un po’ di impegno e la giusta guida, possiamo imparare anche a correggere le nostre cattive abitudini respiratorie, con specifiche strategie e tecniche.
Qui ti proponiamo un esercizio di ascolto del proprio respiro tratto dal Grande Libro del Respiro. Ascoltare e prendere coscienza di come avviene la respirazione è il primo fondamentale passo per tornare respirare in modo lento, profondo e consapevole.
In pratica: il respiro essenziale
Sedete comodamente su una sedia e iniziate a osservare la vostra respirazione senza tentare di alterarla o di renderla in un qualche modo diversa da com’è. Semplicemente, lasciate che il vostro respiro fluisca in modo naturale.
Iniziate lentamente a soffermare l’attenzione sull’espirazione e lasciate che la vostra consapevolezza corra lungo un’intera espirazione. Fatelo diverse volte, assaporando la sensazione del respiro che fuoriesce dal corpo senza alcuna fatica.
Che cosa trovate alla fine dell’espirazione? Sentite la brevissima pausa successiva alla fine dell’espirazione? Questa pausa potrebbe essere corta, una fugace esitazione, ma in questa pausa avviene qualcosa di molto speciale. Non cercate di creare questa pausa né di allungarla forzatamente. Semplicemente rilassatevi e lasciate che si crei.
Quando nella pausa vi abbandonerete a uno stato di rilassamento, vi accorgerete che essa si allunga automaticamente. Abbiate fiducia nel fatto che il respiro successivo possa nascere dalla pausa senza che voi dobbiate “afferrarlo”. In questa pausa non vi sono pensieri né movimenti. Potreste viverlo come un silenzio pregnante, simile al silenzio che si avverte quando si entra in un bosco. Il nuovo respiro si genera da questa pausa.
Il movimento successivo sorge da questa pausa. L’inspirazione è nata dalla calma della pausa e l’espirazione si dissolve in essa. Questa pausa è un bene, una risorsa che avete sempre a vostra disposizione.
Sappiate che in ogni momento in cui vi sentite stanchi o confusi, affrettati o sopraffatti, potete attingere a questo bene per riposarvi e ricaricarvi semplicemente entrando nella pausa che segue l’espirazione. Senza volere anticipare o proiettare l’esito del momento seguente, non vedete forse l’ora di scoprire che cosa porta in serbo il respiro successivo?
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