Yoga per gli occhi
Yoga
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Da quando nel 1920 William Bates pubblicò a New York il suo libro “Vista perfetta senza occhiali” ponendo le basi della visione naturale, tanti altri volumi hanno visto la luce un po’ in tutti i continenti insieme all’espansione del Metodo Bates, una sorta di pacifica colonizzazione editoriale che è proceduta di pari passo con le conoscenze e le preferenze dei vari Autori che nella loro storia personale hanno incontrato il Metodo stesso, lo hanno sperimentato, e hanno desiderato condividerlo per aiutare le persone a stare bene con i loro occhi. Ed ecco che il Metodo Bates è stato affiancato al Qi Gong, alla Cromoterapia, allo Yoga, allo Shiatsu, alla Psicomotricità, alla Fitoterapia, al Sistema Corpo Specchio, alla Meditazione, alla Fisica quantistica, alla Psicologia, ad altre tecniche, con vari nomi ed etichette. A cura di Maria Teresa Tartaglia
Maria Teresa Tartaglia
Andrea Christiansen, Autrice del manuale “Yoga per gli occhi”, nella prefazione racconta al lettore di avere incontrato il Metodo Bates in un momento di difficoltà con gli occhi (e gli occhiali), della difficoltà iniziale di rilassare e mobilizzare gli occhi, e di come la sua esperienza di insegnante di Yoga l’abbia sostenuta in questo percorso di miglioramento visivo: “Yoga per gli occhi significa coinvolgere anche il corpo e la mente e fare attenzione alle tensioni mentali durante la ricerca delle cause.”
Cosa è dunque “Yoga per gli occhi” per Andrea Christiansen?
Accompagnare noi stessi, attraverso esercizi pratici, a conoscere i nostri occhi e rilassarli, un lavoro che, per sua stessa ammissione, per chi ha disturbi visivi è sempre in divenire ma che è estremamente interessante per tutto il corpo-mente-spirito. “Come ogni altro organo, l’occhio è un portavoce dell’anima...Ogni persona è un individuo unico e in tale unicità non può essere confrontato con niente e con nessuno. Lo yoga per gli occhi può permettere di aprire le prime porte di questa individualità, di accettarla e di usare quello che abbiamo finora imparato nella vita per sviluppare nuove capacità che, insieme a nuovi punti di vista, saranno di supporto all’educazione visiva per riottenere una visione nitida o per lo meno migliorarla notevolmente.”
Vediamo, in breve, come l’Autrice prende per mano il lettore e, un passo alla volta, lo accompagna verso il cambiamento.
Il primo passo è il Palming, l’Esercizio con la E maiuscola, il più noto, e più importante, di tutti, che ritroviamo in molte tradizioni. È bello che Andrea inizi prima della teoria, prima di tutto con il Palming: lo chiama “un atto d’affetto verso la tua persona”, dedica tempo alla sua pratica. Per poi addentrarsi nella teoria, nel viaggio della luce nello spazio fino all’occhio e al cervello. E dedicare tante pagine agli esercizi, in una tranquilla amorevole progressione: il corpo rilassato, la mente rilassata, gli occhi rilassati, per condurci agli esercizi yogici per gli occhi veri e propri di Swami Satyananda Saraswati, che “favoriscono la flessibilità dei muscoli oculari e rinvigoriscono il nervo ottico”.
L’Autrice introduce una nuova modalità per favorire il cambiamento: l’autoipnosi. “L’obiettivo di questa pratica consiste nel facilitare l’accettazione del cambiamento e dissolvere le resistenze nel proprio inconscio.” È una novità, per me, che pure “mastico” l’educazione visiva da tanti anni: sono io per prima curiosa di sperimentare l’efficacia dell’autoipnosi per il cambiamento, che immagino riverberi positivamente in tutta me stessa…
Una parte dedicata a come portare gli esercizi nella quotidianità conclude il manuale.
Ora, pratichiamo lo yoga per gli occhi, apriamoli al cambiamento, con la certezza che il cambiamento sarà sia esteriore, sia interiore, una nuova visione in tutti i sensi.