FATE: SPIRITI DI UNA NATURA SACRA
a cura di RedFairy
Il termine fata deriva dal latino fatum che può avere il significato di "essere capace di predirre o cambiare il futuro" (fatum = fato = destino) oppure di "compagna dei fauni" (dal latino fauna). I fauni erano le divinità campestri, più tardi identificate con il dio Pan.
In inglese la parola fata si traduce in fairy (quando ci si riferisce ad una fata delle favole o ad una fata legata alle leggende popolari) o in faerie (quando ci si riferisce ad un'energia o uno spirito di natura).
Entrambe le parole derivano dal gaelico fee o fay/fays.
Le fate sono la massina espressione della Natura, ogni essere vivente viene accudito e cresciuto da loro ed è per questo motivo che la loro figura si ritrova molto spesso nelle tradizioni pagane: il paganesimo è l'antica religione che si basa sui cicli naturali; ogni essere vivente è considerato importante e per questo viene rispettato o venerato. La parola pagano deriva da pagus che significa villaggio. Paganum era l'abitante del villaggio, il contadino, l'uomo che vive a contatto con la natura.
Come sono fatte le fate?
Nel folclore esse sono raffigurate come persone, spesso di sesso femminile, dotate di ali e di poteri magici per cambiare le stagioni, il tempo e gli avvenimenti. Le loro dimensioni possono variare moltissimo: possono essere piccole come un moscerino o grandi come una persona umana, dipende dal tipo di fata e dalla sua storia.
Si pensa che le fate siano un'antica popolazione dell'Europa del nord (più precisamente irlandese) chiamata Tuada de Dahan e che all'arrivo dei celti gli abitanti di questa popolazione si fossero nascosti sotto terra, quindi furono dimenticati dal mondo. Ogni tanto, però, escono allo scoperto per sedurre o maledire lo sventurato umano che passa ignaro sui loro territori.
Nel contesto della natura sacra non tratteremo le fate delle leggende popolari, ma tratteremo degli spiriti di natura che sono le più comuni e quelle più vicine alla tradizione pagana.
Ogni tradizione ha i suoi spiriti, ogni popolazione conosce le sue fate buone e le sue fate cattive, ciononostante queste creature non sono catalogabili in una lista di buoni o cattivi: ogni fata contiene in se entrambe le componenti; è come se fosse un prototipo della natura stessa, dolce e crudele, gioiosa e triste allo stesso tempo.
Oltre a questo gli spiriti di natura non possono essere classificati nemmeno come specie o come appartenenza perchè quelle poche volte che appaiono agli occhi di un essere umano possono prendere le forme che esso si aspetta. Questo perchè le fate, in verità, sono concentrati di energia e non hanno forme stabili: possono cambiare aspetto o anche elemento a seconda dell'ambiente che le circonda e delle aspettative che una persona nutre nei loro confronti. Ognuno di noi le può vedere o percepire in maniera assolutamente soggettiva. Una cosa è certa, però: le fate si possono incontrare veramente, ma solo in luoghi incontaminati e da persone predisposte dall'animo puro e gentile.
Ogni filosofia ha la sua concezione di universo; il carattere che accomuna le varie correnti è che in questo universo convivono quattro o cinque elementi che si uniscono tra loro per formare tutte le cose. Questi elementi sono la terra, l'acqua, l'aria ed il fuoco, in alcuni casi si considera anche l'etere o lo spirito, in altri casi il legno.
Per fare un esempio di come le tradizioni (anche lontanissime tra di loro) si somigliano, bisogna notare che nella tradizione celtica le fate sono principalmente di quattro tipi: quelle provviste di ali ( fate dell'aria ); quelle provviste di coda di pesce ( fate dell'acqua ); quelle senza le ali che volteggiano vorticosamente intorno al fuoco ( fate del fuoco ) e quelle che vivono tra le rocce e sotto terra ( fate di terra ). Ogni fata o elfo della tradizione celtica appartiene ad uno di questi quattro gruppi.
Nella filosifia delle popolazioni orientali, invece, esistono delle fate di diverso colore, ognuna delle quali è guardiana di qualcosa in natura: quelle dorate facilitano la trasmissione del prana; quelle viola aiutano a formare le strutture degli esseri viventi; quelle verdi sono gli spiriti dei boschi e quelle bianche sono gli spiriti dell'aria.
La risposta a questa evidente somiglianza può essere la ricerca di un archetipo (l'immagine presente nell'inconscio collettivo o più semplicemente un modello della forza primordiale della natura) come nel caso del Green Man (l'uomo verde).
L'espressione " uomo verde " viene utilizzata in molte parti del mondo e questo personaggio (talvolta conosciuto anche come "uomo selvaggio" o "uomo dei boschi") viene rappresentato pressochè in maniera simile ovunque.
Quest'essere trae vigore dalla terra e sul suo volto crescono enormi foglie, proprio come un albero.
Adottato principalmente dagli scultori delle chiese cattoliche, dove lo si ritrova più spesso, l'uomo verde è in realtà la rappresentazione della natura fin dai tempi antichi.
La mitologia antica narra di un figlio nato dalla Dea Madre ma senza un padre. Questo figlio (l'uomo verde) viene a vivere sulla terra e anche se è di origine divina è destinato a morire come gli altri esseri terreni.
Come il dio pagano (Pan o Cernunno) l'uomo verde porta la sua virilità ovunque vada e per questo si può considerare anch'esso un dio della natura.
La moderna concezione di questo personaggio lo associa all'albero della vita e ad Albero come divinità terrena, ma l'uomo verde è di più: lui vive dentro ad ogni uomo, è la forza della natura che rimane latente in noi, è l'impulso primordiale che ogni tanto emerge.
Per tutte le culture, comunque, l'uomo verde rimane una divinità terrena: è il dio Albero.
LA NATURA SACRA
Fin dall'antichità l'uomo ha osservato i cicli della natura e li ha venerati. Quando non capiva il perchè di determinati eventi li attribuiva a qualche divinità che voleva punire o premiare il genere umano. Oltre al Sole ed alla Luna (che scandivano le ore del giorno e della notte) l'uomo cominciò a venerare anche la Terra , in principal modo i suoi abitanti: animali e piante.
Gli animali cornuti furono i primi ad essere deificati soprattutto perchè le loro corna ricordano le ramificazioni degli alberi e proprio degli alberi ci occuperemo, osservando il comportamento delle culture pagane nei confronti del regno vegetale.
Nel nord Europa (ma non solo) troviamo l'albero come congiunzione tra il mondo sotterraneo, il mondo terreno ed il mondo stellare.
L'albero cosmico è la rappresentazione simbolica dell'universo e questa attribuzione è presente in tutte le religioni precristiane, in principal modo in quelle shamaniche: lo shamano viaggia tra i mondi (sottoterra, terra e cielo) invocando il potere dell'albero.
Nell'antichità il luogo di culto era il bosco. Gli uomini e le donne delle tribù si riunivano nei punti di maggiore potere della terra (anche la moderna fisica ha appurato l'ipotesi che lungo la superficie terrestre vi siano linee di forza all'incrocio delle quali nascono punti di forte magnetismo che gli antichi già conoscevano) o vicino ad alberi secolari per invocare le divinità, chiedere loro di proteggerli dalle carestie, di donare fertilità e di preservarli dalle catastrofi naturali.
L'albero era quindi il simbolico altare che univa l'uomo agli dei.
In seguito, però, con l'avvento del cristianesimo e del cattolicesimo i luoghi di culto pagani furono soppressi dalle chiese e col passare dei secoli l'uomo, in nome del progresso, ha disboscato e impoverito la terra dei suoi siti di potere.
Bisogna ricordare che l'albero è una creatura viva e come tale va rispettata. È un essere plurisecolare e in qualche modo ha ascoltato ed assorbito l'energia della storia e se sappiamo ascoltarlo potrà diventare anche il nostro, saggio, insegnante.
ALBERO: UN SIMBOLO DI POTERE
Dallo Yggdrasil Odino, appeso per un piede per nove notti e nove giorni, vide riflessi del fiume Mimir (la sorgente della saggezza) i rami dell'albero e inventò le ventiquattro rune, che divennero i caratteri, la scrittura, dei popoli vichinghi.
Anche nella simbologia celtica l'albero ha la sua grande importanza, basti pensare al calendario celtico che riunisce una quindicina di alberi considerati sacri ognuno per una sua particolarità e all' alfabeto oghamico che ricorda vagamente quello runico.
Gli alberi più importanti sono senza dubbio il frassino, la quercia e il noce, non a caso sono gli alberi di cui più si parla più spesso nelle leggende e nelle tradizioni di tutto il mondo.
Ma oltre ai tre citati non mancano alberi "minori" con altrettanti poteri e tradizioni: stiamo parlando della betulla, del sambuco, del nocciolo, del biancospino, del salice....la lista non finisce qui e a breve li analizzeremo uno per uno.
Alcuni alberi, come già accennato, venivano usati come altare per parlare direttamente con gli dei, altri venivano piantati vicino alle abitazioni per proteggere il territorio dalle insidie di ogni genere, altri ancora venivano utilizzati per creare oggetti rituali, in ogni caso l'albero era un essere rispettato e venerato a tal punto che alla sua morte si facevano veri e propri riti funebri.
Per abbreviare la lista che segue, mi limiterò a descrivere circa una decina di specie che ho selezionato tra le più importanti. Gli alberi di cui parlerò sono cari alle popolazioni celtiche, greche/romane, germaniche ed alla tradizione feerica (delle fate).
BETULLA : pianta purificatrice e protettrice ha alle spalle una tradizione così lunga che si perde nella notte dei tempi. In molte tradizioni la betulla è considerata un albero cosmico come il frassino. Gli abitanti dei paesi nordici piantavano due betulle nei pressi delle loro abitazioni: una serviva per proteggere la casa dalle negatività e l'altra serviva per fare compagnia alla prima perchè si pensava che le betulle soffrissero di solitudine.
I druidi usavano il legno di betulla per incidere l'alfabeto oghamico ed i simboli magici. In alcune tradizioni lo shamano scolpiva dei gradini nella betulla per usarla come scala verso il cielo. Salendo, lo shamano, comunicava direttamente con gli dei.
Nella tradizione feerica troviamo la betulla utilizzata per costruire le culle dei bambini; in questo modo le fate non potevano rapirli.
BIANCOSPINO : per gli antichi il biancospino proteggeva il bestiame e le provviste di carne e formaggio (tutti i derivati del bestiame). Nel medioevo si usava per tenere lontane le streghe (forse perchè era risaputo che tenesse lontani i serpenti - per via dei suoi rami spinosi - e quindi le forze del male).
Il calendario celtico lo posiziona tra maggio e giugno ed è qui che il biancospino è nel pieno della sua fioritura.
È una tra le poche piante che fiorisce prima di buttar fuori le foglie e proprio per questa sua particolarità si pensa che sia un albero delle fate, il più potente, e proprio per questo quando si colgono i suoi frutti bisogna lasciare un dono alle fate per renderli attivi, se ci si dimentica tutte le parti della pianta che sono state raccolte non avranno nessun effetto. Inoltre non si può abbattere un biancospino senza avere il permesso delle fate. In molte leggende irlandesi si narra di nuove abitazioni costruite in un territorio nel quale erano stati abbattuti biancospini e quindi diventato maledetto.
FRASSINO : è il "padre" di tutti gli alberi, nella maggior parte dei casi è lui il protagonista, l'albero cosmico, lo yggdrasil. È l'albero della potenza e dell'immortalità ed ha un sacco di corrispondenze simboliche.
Era così venerato che le leggi germaniche punivano chi lo danneggiava in maniera più severa di come punivano un uomo che aveva ucciso un altro uomo.
NOCCIOLO : è l'albero della saggezza. Gli shamani usavano mangiare nocciole prima di qualsiasi rituale e usavano il suo legno per incidere tavolette con simboli magici. Spesso veniva consultato direttamente l'albero perchè era una fonte di conoscienza.
Fin dai tempi antichi si usano rami biforcuti di nocciolo per cercare l'acqua sotto terra. I suoi frutti ancora acerbi contengono un latte biancastro e questo ha indotto l'uomo a considerare quest'albero un simbolo materno e di purezza.
È uno degli alberi cari al Piccolo Popolo e le leggende narrano che se si ungono le palpebre con l'olio estratto dalle nocciole si possono vedere le fate.
NOCE : il noce era un albero considerato sacro come la quercia. È un albero legato al mondo sotterraneo, alla terra, all'oscuro e per questo si credeva che fosse una pianta ricca di saggezza. Le noci ricordano la forma del cervello e mangiarle era rituale nelle feste per propiziare la fecondità. Dai greci era considerato come una seconda madre.
QUERCIA : è considerata più o meno alla stessa altezza del frassino. Nelle tradizioni pagane è l'albero per eccellenza, rappresenta la divinità in terra come Zeus lo era dell'olimpo. I re romani e greci venivano incoronati con rami di quercia come le statue di Zeus e di Giove, questo perchè la quercia è un simbolo di forza e di giustizia.
Il calendario celtico posiziona il mese della quercia nel periodo del solstizio d'estate e infatti proprio in questo periodo la natura da il massimo di se. Le popolazioni del nord, durante le carestie, si nutrivano di pane fatto con le ghiande. È una tra le piante più longeve e alcuni esemplari hanno superato di gran lunga i mille anni. Anche per questo albero, come per il frassino, vigevano leggi severissime per chi lo danneggiava. Se una quercia moriva veniva tagliata e per giorni si eseguivano riti funebri per salutarla. Il luogo, quindi, diventava sacro. I druidi si riunivano in boschi di querce e al termine dei riti essi parlavano all'albero come se fosse il loro migliore amico, in questo modo le parole salivano direttamente in cielo all'orecchio degli dei. Se un villaggio era sprovvisto di querce si considerava "villaggio orfano" e per questo era segnato dalla sfortuna e i viandanti si tenevano rigorosamente alla larga.
Si pensa che le querce tagliate che presentano una macchia scura siano state abitate dagli "uomini della quercia" e che dopo la sua morte siano rimasti senza dimora, quindi siano molto arrabbiati; per questo motivo fanno crescere ai suoi piedi dei funghi velenossissimi sperando che l'uomo che ha tagliato la quercia li raccolga e muoia dopo averli mangiati.
SALICE : per gli shamani il salice è sacro e rappresenta il rinnovarsi della natura.
Nella tradizione feerica di notte i salici staccano le loro radici dal terreno e spaventano i viaggiatori borbottando dietro al loro cammino.
SAMBUCO : questo albero non veniva mai abbattuto senza chiedergli il permesso.
È un albero molto caro alle fate e bruciare dei suoi pezzi (foglie, fiori o corteccia) equivale ad attivare l'ira del piccolo.
VISCHIO : sacro alle popolazioni del nord veniva considerata una pianta guaritrice. Era così sacro che i vichinghi si rifiutavano di combattergli vicino per non risciare di danneggiarlo e non scatenare l'ira di Freya.
Crescendo senza le radici (è una pianta rampicante ed infestante) si pensava che non fosse contaminato dalle cose terrrene ma che fosse direttamente un dono degli dei.
I druidi raccoglievano il vischio usando un falcetto ed un panno bianco, questo per non contaminare il suo potere: la pianta era sacra e poteva essere toccata solo con cose pure. Il liquido della pianta ricorda il seme maschile e per questo spesso veniva associato alla fertilità e si appendevano rametti fuori dalle case nel periodo del solstizio d'inverno per propiziarla.
VITE : sacra a Dioniso la vite è l'albero del vino, la bevanda degli dei. La leggenda narra che quando la dea demetra giunse in una grotta nel sud Europa, nascose la figlia ma Zeus la trovò, si trasformò in serpente e la sedusse. La figlia di Demetra rimase incinta di Dioniso ma non accettò il figlio, così quando nacque mandò i titani ad ucciderlo. Loro lo squartarono e lo bruciarono e dalle ceneri nacque la prima pianta di vite.
La sua crescita a spirale la vede protagonista di una lista lunghissima di simbologie.